All’ar/ge kunst la “prima” di Romy Rüegger 

Oggi il vernissage. Per l’artista svizzero debutto italiano con “Echoing Movements to Come” In programma, per l’occasione, anche la performance dal titolo “A Fabric in Turkey Red”


Corinna Conci


Bolzano. Oggi 6 settembre inaugura negli spazi di ar/ge kunst ( Via Museo 29, Bolzano) la mostra “Echoing Movements To Come”, prima personale di Romy Rüegger in Italia a cura di Emanuele Guidi. Per l’occasione verrà presentata alle ore 19 la performance “A Fabric in Turkey Red”. La mostra prende le mosse dal recente libro dell’artista “Language is Skin: Scripts for Performances” (Archive Books, 2018) e traduce ulteriormente la pratica performativa e time-based di Rüegger nella temporalità dello spazio espositivo.

L’installazione concepita per ar/ge kunst organizza le due sale della galleria così da rendere visibili modi paralleli di assemblare segnali, che anticipano frammenti e materiali di ricerca delle performance dell’artista e allo stesso tempo aprono una riflessione sul loro potenziale associativo, il loro status e la loro presenza temporanea. La prima stanza è costruita intorno a tre elementi autonomi ( verticale, orizzontale e audio) estratti da altrettante performance, raccolti in modo che le loro storie possano sovrapporsi, intersecarsi e produrre echi. Attraverso la loro coabitazione questi elementi formano uno scenario potenziale che si sviluppa in modo diverso in ogni performance.

Sospeso ( verticale) compare uno sfondo fatto di lunghi teli di cotone stampati con disegni esotici interroga e disfa le narrazioni della prima industria tessile. Si tratta di tessuti disegnati e prodotti in una fabbrica nella valle del canton Glarona, in Svizzera, ed esportati in Indonesia dal porto di Ancona. Poi, sul pavimento della galleria ( orizzontale) compare una tracciatura argentata che sovrappone la planimetria in scala 1:1 di un monolocale costruito nel 1926 dall’allora neonata “Cooperativa di abitazione per donne lavoratrici”. Il desiderio di queste donne di vivere in modo indipendente ma insieme a altre donne era giustificato dall’inclusione economica della forza lavoro femminile nell’industria metallurgica locale in rapida crescita. Infine, un audio di voci che provengono dalle sale di un museo federale a sud delle Alpi con vista verso il confine italiano, completa la prima sala della galleria.

Nella seconda stanza sono raccolti documenti, copioni e materiali di ricerca che daranno forma alla performance e saranno resi disponibili al pubblico attraverso un nuovo sistema di display che sviluppa ulteriormente la pratica di montaggio di Romy Rüegger. Il display si ispira alle scenografie di Isamu Noguchi per Appalachian Spring di Martha Graham del 1944. L’installazione opera come ambientazione performativa per documenti e testi, e risuona con domande su spazi storici, privati e pubblici attraverso i quali si muove il nostro presente: storie di migrazione economica, di costruzione di miti nazionali e privilegio bianco.













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