CINEMA 

Bolzano Film Festival, 8 i documentari 

A contendersi il premio finale anche l’altoatesina Martine de Biasi



BOLZANO. Sono otto i documentari al prossimo Bolzano Film Festival e che tra il 9 e il 14 aprile prossimi si contenderanno il premio messo in palio dalla Cassa di Risparmio. Tra essi, un lavoro proveniente anche dall’Alto Adige: si tratta di “Becoming me” della regista Martine de Biasi, prodotto da Helios Sustainable Film. È la storia di Marion, che viene accompagnata dalla telecamera nella sua trasformazione in Marian, un uomo. La regista, raccontando la storia della sua ex partner, vuole fare luce sulla società altoatesina, ancora in gran parte tradizionalista. In “Exit” invece, la regista norvegese Karen Winther racconta il suo viaggio di ricerca per trovare le motivazioni che l’hanno indotta ad abbandonare il passato di militanza estremista. Qual è stato il “campanello d’allarme” che ha fatto sì che lei e un gruppo di precedenti estremisti, neonazisti e non solo, abbandonassero la violenza e l’estremismo? “The Cleaners” di Hans Block e M. Riesewieck è una coproduzione Germania, Brasile, Italia, che getta uno sguardo sull'oscuro e sotterraneo mondo di Internet da cui vengono rimossi i contenuti più discutibili: è il racconto di cinque “spazzini digitali”, impiegati esternalizzati dalla Silicon Valley il cui compito è quello di eliminare contenuti "inappropriati" da Internet. Dall’Italia arriva in concorso “Arrivederci Saigon” di Wilma Labate, storia di cinque ragazze che nel 1968 partono per una tournèe in Estremo Oriente: erano Le Stars, uno dei rari gruppi femminili italiani dell'epoca. In “Waldheims Walzer”, la regista austriaca Ruth Beckermann fa una riflessione sul “caso Waldheim”. Kurt Waldheim è stato presidente della Repubblica in Austria dal 1986 al 1992. Durante la campagna elettorale che portò alla sua elezione, il giornale austriaco “Profil” e il World Jewish Congress (WJC) rivelarono che, nella sua autobiografia, aveva “dimenticato” di menzionare il suo ruolo di ufficiale delle SA naziste. “Mother Fortress” di Maria Luisa Forenza racconta della Madre Badessa Agnes che, assieme a monaci e monache di diversi continenti (Libano, Francia, Belgio, Portogallo, Cile, Venezuela, Colorado-USA), affronta gli effetti della guerra in Siria sul suo monastero, situato ai piedi di montagne al confine con il Libano dove Al-Qaeda e ISIS insidiosamente si nascondono. Il documentario svizzero “Eisenberger – Art Must Be Beautiful as the Frog Says to the Fly”, per la regia di Hercli Bundi, racconta dell'artista austriaco Christian Eisenberg, all'età di 40 anni famoso in tutto il mondo: gallerie, mostre d'arte e musei espongono le sue opere e le vendono. “Der Bauer zu Nathal”, dei registi austriaci Matthias Greuling e David Baldinger porta a scoprire Thomas Bernhard, a partire da dove nacque, a Ohlsdorf (Gmunden, Austria) e proprio dove sembrano pochi a conoscere quello che fu tra i massimi autori della letteratura del ’900.













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