Conservatorio, «Il modello anglosassone? Un’assurdità» 

Intervista al direttore del Monteverdi. Fornari risponde a Lugli «L’università non soffocherà il Conservatorio, lo ammazzerà prima»  «Se qualcuno pensa di cancellarci con un colpo di spugna, si sbaglia»


Mauro Fattor


Bolzano. «L’ università non soffocherà il Conservatorio, certo. Lo ammazzerà prima». Il direttore del Monteverdi, Giacomo Fornari, non usa giri di parole. Fine della diplomazia, si gioca a carte scoperte. Ad imporre un’ accelerazione, l’ intervista rilasciata all’”Alto Adige” dal rettore di Unibz, in cui Lugli disegnava gli scenari futuri del Conservatorio bolzanino accorpato alla struttura universitaria come nuova Facoltà di Musica “in stile anglosassone”. Il tutto associato ad un’ idea brutale delle gerarchie in campo: prima l’ università, poi la giunta provinciale e da ultimo, con calma, il Conservatorio. Abbastanza per scuotere dalle fondamenta l’ edificio di Piazza Domenicani.

Direttore Fornari, partiamo dalla bozza del nuovo statuto e dei regolamenti.

Ecco, appunto. Sulla mia scrivania, al Conservatorio, non è mai arrivata alcuna bozza. Quello che so, l’ ho appreso dalla stampa. Siamo stati completamente tagliati fuori da qualunque confronto preliminare. Inaccettabile.

Non era stato concordato con il ministero un percorso in qualche modo condiviso?

Con il ministro all’ Istruzione Marco Bussetti, presenti Kompatscher, Lugli e io, erano state poste con chiarezza alcune precondizioni per avviare qualsiasi tipo di trattativa. Primo: il coinvolgimento, da subito, del sindacato. Secondo: la tutela dei diritti acquisiti. Terzo: il passaggio di tutti gli oneri alla Provincia. Quarto: il consenso preventivo del Conservatorio rispetto a qualsiasi ipotesi di riassetto. Quinto: la libertà del personale di passare o meno al nuovo inquadramento. Senza il rispetto di queste precondizioni non ci sediamo neppure ad un tavolo.

Invece Lugli ha preferito procedere in autonomia...

Il rettore ha preferito applicare in modo estensivo o riduttivo la normativa sulla trasformazione dei Conservatori in Università sulla base di criteri a geometria variabile, per cui il nostro coinvolgimento è l'ultimo dei suoi problemi. A questo modo di procedere, noi diciamo no. E lo stesso no arriva anche dal ministero, è bene che Lugli lo sappia. Il viceministro Lorenzo Fioramonti, che detiene la delega per l’ Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, e che dunque è il terminale istituzionale di tutta questa discussione, ci ha inviato una lettera di scuse per l’ iter anomalo della pratica, che ha seguito, diciamo così, canali di democrazia parallela del tutto irrituali. La sua indicazione invece è chiarissima: il Conservatorio deve essere coinvolto subito, non a cose fatte. In caso contrario la bocciatura del ministero è scontata.

Veniamo al merito della proposta Lugli, la trasformazione del Conservatorio in una Facoltà di Musica sul modello anglosassone. Cosa ne pensa?

Che è un'assurdità. Il modello anglo-americano è completamente estraneo alla cultura musicale europea e italiana in particolare. Inoltre quel modello, a livello musicale, non ha mai prodotto nulla di rilevante. La formazione musicale in Italia ha una tradizione di 500 anni, la cultura musicale l’ abbiamo inventata qui ed esportata in tutta Europa. Se proprio vogliamo guardare ad un modello non occorre andare tanto lontano. Basta andare a Vienna, a Graz o a Salisburgo. Gli austriaci hanno preso il modello italiano, che è eccellente, e l’ hanno migliorato. Quella è la nostra cultura musicale e quelle sono le realtà con cui ci dobbiamo misurare, anche in termini di competitività dell’ offerta. Altro che modello anglosassone....

Così si ammazza il Conservatorio.

Esatto. E di sicuro non staremo a guardare.

Lugli procede come un carro armato. C'è più incompetenza o più arroganza?

Bella domanda. Il rettore sul piano personale è una persona squisita, sul piano istituzionale le sue scelte e il suo modo di procedere mi sorprendono moltissimo. Non è questo il modo di condurre un dialogo serio in una fase delicata come questa.

La bozza è arrivato sul tavolo di Kompatscher molto prima che sul vostro. Il rapporto tra Unibz e potere politico, diciamo pure Svp, è stretto. Anche troppo. Voi non ci siete abituati.

Non mi preoccupa il potere politico che lavora fianco a fianco con le istituzioni culturali per farle crescere, se invece il potere politico ha altri obiettivi allora la questione è diversa. Confido molto nell’ intelligenza e nell’ equilibrio del presidente Kompatscher. Quello che è certo è che il modello che si va prospettando non fa né il bene dell’ istituzione Conservatorio né dell’Alto Adige.

Come si vive questa situazione all'interno del Monteverdi?

Malissimo. C'è grande preoccupazione, come è ovvio. C’ è anche rabbia, devo essere sincero. Rabbia per la totale mancanza di rispetto per la storia del “Monteverdi”. Questo Conservatorio ha 80 anni, ha visto passare docenti del livello di Arturo Benedetti Michelangeli, ha prodotto musicisti di caratura internazionale, ha esperienza e competenza da vendere. Adesso si vorrebbe cancellare tutto con un colpo di spugna, quasi si trattasse di rottamare un ente inutile. Dire di no mi pare veramente il minimo.















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