l'incontro

Enrico Ianniello, il "commissario Nappi" diviso tra comicità e fantasia presenta il suo libro a San Candido

L’attore-scrittore di "Un posto dal cielo" sabato 27 agosto a San Candido: «Il mio libro nasce dal bisogno di avere intorno eroi belli»


di Fausta Slanzi


«Non riuscivo più a trovare intorno a me eroi belli, positivi, che avessero la capacità di meravigliarsi. Manca il tipo di figura che rappresenta questa realtà»: così Enrico Ianniello quando gli chiediamo da dove nasce la magnifica storia di “La vita prodigiosia di Isidoro Sifflotin”, Feltrinelli editore.

Grande attore e regista teatrale e ora, decretato dal Premio Campiello Opera Prima 2015 ma soprattutto dai tanti incantati lettori, anche notevole scrittore sarà sabato 27, a San Candido (ore 18, isola pedonale in centro paese), insieme al Gesuino Nèmus, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2016. L'Alto Adige per Enrico Ianniello è ormai un luogo di casa: l'attore casertano per la quarta volta sta dando volto e voce al commissario Vincenzo Nappi o, per essere precisi, al vice questore aggiunto, uno dei personaggi principali della serie televisiva «Un passo dal cielo», fortunata fiction girata in Alto Adige fra San Candido e il lago di Braies. Ma con lui parliamo in qualità di scrittore: dalla sua penna è uscito Isidoro, un bambino magnifico forte come l'incanto, profondo come il poeta. Da quanto questo eroe così positivo era dentro di lei?

«Difficile dirlo. Sicuramente c'era attorno a me, perchè lo vedo e l'ho rivisto in tanta gente. L'ho rivisto anche attraverso gli occhi di mio figlio dodicenne e lo sto riscoprendo nuovamente».

Perchè ambientare il romanzo nella frazione, Mattinella, di un comune esistente, Andretta, in Irpinia?

«Intanto perchè doveva essere lontano da una grande metropoli, lontano da Napoli: volevo che Isidoro ci sarrivasse da grande, che la pulsione culturale di una grande metropoli non gli appartenesse da subito. Il secondo motivo che mi piaceva il nome, Mattinella: ci sono andato per la prima volta l'anno scorso e l'incredibile è che vi ho trovato i personaggi che ho descritto nel libro. Il terzo motivo è perchè volevo che fosse un posto dell'Irpinia, anche per descrivere il terremoto del 1980».

Il fischio come lingua/modo per emanciparsi, un'idea magnifica: che cosa rappresenta per Enrico Ianniello il fischio nel nostro tempo sbandato?

«Per me la capacità di tornare anarchicamente a una comunicazione libera, siamo sempre più eterodiretti, diciamo quello che c'hanno detto di dire. Il mio eroe torna a una comunicazione libera, profonda, lo fa con una lingua nuova diversa, il fischio, per un'idea di giustizia sociale, attraverso una rivoluzione degli ultimi».

Ianniello, come Pina Bausch, invita alla leggerezza per cambiare il nostro tempo?

«Sì, spesso nelle presentazioni dico scherzando “fischiate o sarete perduti”, come faceva lei, Pina Bausch, una grande, grandissima. Nei miei ricordi d'infanzia, d'estate con la finestra aperta, una persona che passa facendo una grande fischiata rimane uno dei momenti piu belli».

“Confessioni di un trafficante di uomini” di Giampaolo Musumeci e Andrea Di Nicola, rispettivamente giornalista e criminologo, sintetizza tragicamente il nostro tempo cinico. Il suo libro è, in qualche modo, la via d'uscita a questo cinismo?

«Conosco il lavoro, certo, sicuramente sono due facce di una stessa medaglia. Isidoro è ambientato in un cinismo vincente attraverso la sua faccia. Isidoro è il canto supremo al valore dell'inutile, inteso come arte che non è utile ma serve tanto. Mentre la camorra è la ricerca estrema dell'utile. Con Musumeci e Di Nicola stiamo parlando con una grande e importante casa di produzione per fare un film».

«Tutto quello che matura si separa», lo dice Stella, la mamma a Isidoro: bisogna separare per capire come è fatta la vita?

«Io credo di sì, separarsi per maturare, credo sia necessario applicare questo concetto alle proprie idee. Può sembrare un inno a essere incostanti, ma invece lo ritengo necessario separarsi dalle idee altrui, per crearne di nuove».

Che cos'è la comicità per Ianniello?

«Rimane la chiave per guadagnarsi la fiducia degli ascoltatori, spettatori e lettori e affrontare gli argomenti più difficili attraverso la comicità, appunto».

La prodigiosa storia di Isidoro, conformazione fisica particolare per le corde vocali (da umano e da uccello, tanto da essere molto amico di Alì, merlo indiano) e il suo fischiabolario da insegnare solo ai poveri, ai derelitti, agli ultimi, per difendersi dai prevaricatori e organizzare (con un linguaggio che conoscono solo loro) una rivoluzione pacifica per portare giustizia e libertà “dal bisogno”, è proprio un bel dono.

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