Il 2020 di Merano Arte Mancano i numeri ma non le proposte 

Il bilancio. Nei mesi condizionati dal Covid quattro esposizioni e diverse iniziative editoriali Il crollo degli ingressi, legato ai giorni di forzata chiusura, è stato tamponato dagli eventi online In febbraio c’è già la prima mostra del nuovo anno “Cultura in Movimento: Merano 1965-1990”


Jimmy Milanese


Merano. «Cosa significa l’anno 2020 per Merano Arte, ma soprattutto cosa significherà per i prossimi anni?», si chiede Martina Oberprantacher, nuova direttrice amministrativa di Merano Arte - dopo l’avvicendamento con Herta Wolf Torggler -, nel corso della conferenza stampa di chiusura dell’anno appena passato. Un anno che ha visto anche il passaggio di consegne tra Christiane Rekade e la collega Judith Waldmann nominata nuova responsabile delle mostre contemporanee.

Bilancio positivo, nonostante tutto, per un 2020 espositivo e di manifestazioni iniziato con Design from the Alps: mostra inaugurata nel novembre del 2019 e conclusa il 12 gennaio dell’anno scorso nella quale si esplorava un secolo di storia del design in Trentino Alto Adige e Tirolo.

La mostra è nata da una collaborazione con la Nuova Accademia di Belle Arti e la Libera Università di Bolzano. Grande il successo di critica e pubblico, al punto che la piattaforma Atribune ha decretato il catalogo della mostra quale migliore per l’anno 2019.

Fin qui tutto bene poi, con l’arrivo della pandemia da Covid-19, il mondo dell’arte e quindi anche Merano Arte ha dovuto iniziare un percorso di ristrutturazione e ridefinizione dei suoi spazi e ambiti di fruizione delle creazioni. Il primo appuntamento della stagione espositiva a fare le spese con il nuovo mondo che si è impadronito del nostro è stato Parole del Tempo/Risentimento. Questo doveva essere un appuntamento sincronico a cavallo tra arte, musica e letteratura, appunto, spezzato per via delle normative che da marzo hanno impedito o limitato il contatto interpersonale. La mostra collettiva Risentimento curata da Christiane Rekade è stata quindi spostata a maggio e fino alla fine di agosto è rimasta aperta al pubblico.

Con settembre è stata la volta della mostra Studio Other Spaces – The Design of Collaboration a cura sempre di Christine Rekade ma anche grazie alla collaborazione di SOS e la Talking Water Society. Questa mostra degli artisti Olafur Eliasson e Sebastian Behmann interrotta per via delle nuove regolamentazioni contro la diffusione della pandemia, indagava la contaminazione creata dall’incontro del linguaggio artistico con quello architettonico.

Sempre della stessa curatrice in tandem con Salvatore Licitra e Massimo Martignoni, in parallelo è partita la mostra Lia Ponti...così il disegno sa dove atterrare in collaborazione con Archivio Lisa Ponti e Gio Ponti Archives.

Come sempre, Merano Arte non si è risparmiato nella sua ormai consueta e preziosissima attività editoriale. È il caso del volume “Gianni Pettana: 1966-2021” a cura di Luca Cerizza per Mousse Publishing, realizzato grazie alla collaborazione con istituzioni quali il MAXXI di Roma o il Parco Archeologico di Pompei. Infine, è di recente pubblicazione il volume “Cultura in Movimento. Merano 1965-1990” a cura di Markus Neuwirth e Ursula Schnitzer per Athesia nel quale 36 saggi indagano la vita culturale meranese in una finestra temporale importante per il tipo di trasformazioni che ha impresso alla città in ambito artistico e non solo.

L’arte non si lascia certo rappresentare dalle statistiche e dai numeri, vista la sua capacità di penetrare ovvero attraversare le nostre vite via altri canali. Ad ogni modo, l’eccezionalità e la drammaticità del 2020 per l’arte tutta può essere descritta in modo plastico proprio dal confronto con l’anno precedente: 243 giorni di apertura al pubblico nel 2019 per Merano Arte contro i 137 del 2020, equivalenti a 122 giorni di chiusura nel 2019, ovvero ben 229 nel 2020. Questo è uno degli effetti della pandemia che spiega lo sforzo del team nell’offrire arte e cultura in forme diverse da quelle già sperimentale, al pari del ben noto “on air” al quale le istituzioni culturali si sono dovute affidare per non perdere il contatto con il proprio pubblico. Già, perché se il 2019 aveva visto 7517 persone varcare le soglie del museo, le brevi finestre temporali che il 2020 pandemico ha lasciato aperte hanno permesso a soli 1855 utenti di far visita al complesso espositivo di via Cassa di Risparmio. Il dato che forse fa più male è però quello relativo alla contrazione della partecipazione di studenti ad eventi didattici organizzati da Merano Arte, scesi a 91 contro gli 855 del 2019. Invece, non subisce una grande variazione il numero dei partecipanti alle visite guidate (247 contro le 301 del 2019) spostate nel corso del 2020 in gran parte sull'online.

E per l’anno che verrà? Innanzitutto ci sarà da festeggiare un doppio anniversario, ovvero il 25esimo anno di vita dell’associazione e i 20 anni di Merano Arte nella sua attuale sede.

Sono tre le mostre previste per il 2021 a partire da Cultura in Movimento: Merano 1965-1990, prevista per febbraio, L’arte è percezione del futuro nel prossimo giugno, quindi The poetry of translation da ottobre con termine nel gennaio 2022. Mostre pensate, appunto, quale tentativo di sintesi delle attività proposte da Merano Arte sul territorio nel corso del suo primo quarto di secolo di vita.

La mostra Cultura in Movimento: Merano 1965-1990 nasce dalla omonima pubblicazione come esito di una: «lunghissima ricerca su una serie di protagonisti della cultura cittadina sulla quale Merano Arte è impegnata da ormai undici anni», spiega Ursula Schnitzer. Interessanti le scoperte e gli “effetti collaterali” di tale ricerca. Ad esempio, è stato possibile inventariare i preziosi lasciti dell’artista Regina Klaber Thusek, dell’architetto Willy Gutweniger e del pittore Antonio Manfredi ma anche quello del fotografo Oswald Kofler, così come Elisabeth Hölzl ha magistralmente foto-documentato lo stato attuale delle abitazioni e degli atelier di alcuni importanti artisti locali. La mostra si accompagna a un ciclo di conferenze (pero ora previste online) oltre a una serie di eventi collaterali che illustreranno i risultati di questa imponente ricerca grazie alla quale, partendo da Merano, è stato possibile gettare luce sull'evoluzione recente dei modi e degli strumenti dell’espressione culturale in tutto l’Alto Adige.

Seconda mostra in programma L’arte è percezione del futuro con in bacheca segnato il tentativo di riflettere sugli obiettivi perseguiti da Merano Arte nei suoi venticinque anni di vita. L’attenzione si concentrerà sul tipo di messaggio che le ormai decine di mostre e manifestazioni hanno cercato di veicolare. Per l’occasione verranno richiamati i curatori del passato che con le loro idee e realizzazioni hanno contribuito alla crescita di Merano Arte nel tempo.

Quindi, la mostra The poetry of transformation prevista a partire da ottobre si snoderà sull'intera struttura espositiva di Merano Arte e grazie a opere classiche, istallazioni personali e una inedita documentazione storica attraverserà il contemporaneo artistico in città.

Tra le novità in cantiere, Benvenuti al Salon Kurhaus, ovvero una serie di incontri a distanza tra artisti e anziani. Infine, proprio in questi giorni il team di Merano Arte sta pianificando una campagna di sensibilizzazione a favore della parità di genere.

Insomma, tutto sommato un bilancio 2020 positivo per l’istituzione che a Merano crea arte, caratterizzato da mutamenti nel tipo di offerta culturale che verosimilmente caratterizzeranno anche la proposta per l'anno in corso.















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