Morozov ci svela i giusti «antidoti» alle notizie false 

Venerdì il sociologo - studioso di new media al Carducci parlerà d’informazione su internet


di Piergiorgio Cattani


Nel corso di questi ultimi anni l’informazione ha subito una vera e propria rivoluzione. In particolare si possono rintracciare le caratteristiche di questo cambiamento tumultuoso in tre ambiti: la velocità della comunicazione; la sua capillare diffusione; infine, il suo rapporto con la verità (e con la realtà). A ciò aggiungiamo la nascita dell’informazione globale che ha cancellato la nozione di spazio. L’informazione, istantanea ed invasiva, giunge dentro di noi - attraverso gli smart phone - da qualsivoglia punto del pianeta. Da chi arriva quella notizia? Sarà vera o falsa? Conterrà un virus in grado di infettare i nostri pc e le nostre menti?

Evidentemente ci sono le fonti autorevoli e quelle votate alla propaganda, create per spargere a destra e a manca veleni, menzogne, mezze verità a prima vista credibili, insinuazioni su questo o quell’avversario. Non solo: queste false informazioni (note grazie a Trump come fake news e ultimamente sempre più d’attualità) non sono relegate alla politica, alle campagne elettorali. Non sono semplicemente volte a “fare la guerra con altri mezzi” contro i propri nemici. Esse sono alla base di quello che si potrebbe definire “capitalismo digitale”, cioè il mercato delle informazioni. Con le fake news si guadagna. Eccome. Nella piazza globale gli imbonitori si confondono con i saggi, gli onesti con i falsari.

È un mercato redditizio, ma quasi sempre senza regole. In nome della libertà abbiamo paura di controllare la qualità di queste informazioni. E quindi si lascia correre. Le istituzioni cercano di intervenire, ma spesso arrivano in ritardo quando nuove tecnologie hanno aperto sterminate praterie dove pascolano le fake news. Ma può uno Stato arginare il fenomeno? Devono farlo le forze dell’ordine? La polizia? Oppure dipende soltanto dalla capacità del discernimento dell’individuo? Per difendersi il singolo utente dovrebbe dedicare tempo ad aggiornarsi quotidianamente. Chi lo può fare? Siamo così di fretta, così travolti da perdere la bussola con grandissima facilità. Eppure per essere cittadini consapevoli dobbiamo fare questo sforzo.

Evgenij Morozov sicuramente è una guida d’eccezione per addentrarci dentro la giungla della comunicazione odierna. E venerdì 26 gennaio alle ore 20.30 a Bolzano, al Liceo Carducci in via Manci, Evgenij Morozov terrà la conferenza del titolo “Internet, post-verità e mercato dell'informazione”, evento organizzato da Canalescuola, Associazione stampa Bolzano, Farmacologico!, nell’ambito del ciclo di incontri “Pillole d’informazione” per imparare a informarsi nell’era di internet e dei social media.

Morozov, di origine bielorussa, classe 1984 (un bambino per la gerontocrazia italica), è un giornalista sociologo studioso di new media e in generale della società digitale di massa. Tra i primi a smascherare il “lato oscuro” della rivoluzione digitale, attraverso libri e articoli, Morozov ha messo in discussione la stessa democraticità della Rete in tempi in cui prevaleva un generalizzato entusiasmo. Anzi, internet è lo strumento privilegiato dai regimi autoritari per controllare il dissenso, è il veicolo per accaparrarsi denaro e consenso a livelli fino a ieri inimmaginabili. Stretti tra la morsa delle grandi corporation della comunicazione e di banditi nascosti letteralmente ovunque, l’individuo è stritolato, inerme.

Morozov, voce particolarmente acuta e originale (ascoltata dai media più autorevoli di mezzo mondo), sa benissimo che la Rete non può essere demonizzata. Non si può tornare indietro al mondo precedente alla rivoluzione digitale. I pericoli ci sono. Ci saranno. Si moltiplicheranno. Tuttavia si possono assumere antidoti atti a lenire la potenza distruttiva delle fake news e ci sono alcuni comportamenti virtuosi capaci di attenuare i loro effetti nefandi. Bisogna però conoscerli e non lasciarsi ingannare dai presunti esperti in fake news che alla fine, anche inconsciamente, anche ingenuamente, alimentano il circuito della post verità.

La falsa informazione, la calunnia sono sempre esistite. Lo sapeva bene don Basilio, lo straordinario personaggio del “Barbiere di Siviglia”, che così canta nell’aria “La calunnia è un venticello”: “nelle orecchie della gente/ s'introduce destramente/ e le teste ed i cervelli/ fa stordire e fa gonfiar”. E ancora: “Alla fin trabocca e scoppia,/ si propaga, si raddoppia/ e produce un'esplosione/ come un colpo di cannone,/ un tremuoto, un temporale,/ un tumulto generale,/ che fa l'aria rimbombar”. Le fake news sono colpi di cannone che però oggi ci possono piombare addosso da ogni parte.

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