BOLZANO

Pm Imbergamo a Bolzano: «Le connivenze? Ancora tutte da esplorare»

Il magistrato racconta i retroscena di un omicidio che ha segnato la storia italiana


di Alan Conti


BOLZANO. La mafia non è un fenomeno distante dall’ Alto Adige. I giovani devono saperlo e Franca Imbergamo, sostituta procuratrice di Caltanissetta e operativa nel pool del giudice Giancarlo Caselli alla Direzione Nazionale Antimafia e Terrorismo, lo ripeterà oggi al Teatro Cristallo in occasione della Giornata contro le mafie. Una giornata incentrata sulla figura di Peppino Impastato: un caso, quello del giornalista, studiato in prima persona da Imbergamo. «Da questo episodio credo che i ragazzi possano recepire una lezione di dignità e coraggio. L’ omicidio di Impastato ha fatto comodo ad alcuni equilibri dell’ epoca. Questo è un aspetto da considerare».

Nei territori dove la mafia viene avvertita come un fenomeno “lontano” tende ad affermarsi un'immagine stereotipata delle cosche. Bande che agiscono soprattutto nella dimensione della microcriminalità oppure attraverso lotte intestine di strada per il controllo del territorio.

«Questa, però, è una percezione distorta. Pensiamo alla strage di Capaci nel maggio del 1992. Giovanni Falcone spesso eludeva le strette maglie della scorta per concedersi dei momenti a Palermo in solitudine. In quegli istanti sappiamo che spesso era tenuto sotto controllo dagli uomini delle cosche. Ucciderlo con un colpo di pistola era possibile, anche abbastanza facile. Dall’ alto, però, arrivò l’ ordine di non farlo. Il suo omicidio doveva essere qualcosa di eclatante. C’ era un preciso segnale da inviare. Questo è un meccanismo con una logica diversa dalla microcriminalità di strada, è evidente. Risponde a dinamiche di connivenza con il potere politico ed economico sulle quali va fatta ancora davvero luce senza scoraggiarsi. C’ è ancora molto da indagare, sia su Capaci sia su via D’ Amelio. Oggi la mafia è corruzione, lo sappiamo, ma mancano i nomi dei mandanti».

Si dice che sulla mafia ci siano due verità: quella storica e quella processuale. Quale sta procedendo più velocemente tra le due?

«Credo sia più avanti quella storica perché quella processuale è soggetta a rallentamenti di carattere tecnico. In questo momento siamo nelle condizioni di poter raccontare la storia senza smettere di andare avanti con le indagini. Ci sono degli aspetti che non rientrano nelle responsabilità penali, ma hanno una fortissima valenza storica. Penso ai silenzi della politica per esempio».

Tornando alla realtà altoatesina, resta comunque difficile scalfire quella sensazione di estraneità e di lontananza rispetto al fenomeno mafioso...

«Capisco ci possa essere questo atteggiamento, ma pensiamo alle infiltrazioni della ’ Ndrangheta in Lombardia. E' acclarato come le mafie si muovano seguendo i l’ input dei movimenti di denaro. I territori dove si trova un’ economia avanzata sono certamente monitorati con attenzione dalle cosche. In una società dove basta un sms per muovere milioni di euro e ci sono rotte lunghissime nei traffici di armi e droga è molto difficile pensare di avere un territorio completamente estraneo. Ecco perché bisogna parlarne e tenere alta l’ asticella dell'attenzione. A cominciare dalle nuove generazioni».

Bolzano, decine di giovani in piazza Tribunale per dire no alle mafie

BOLZANO. Decine i ragazzi che hanno partecipato oggi (martedì 21 marzo) alla giornata contro le mafie organizzata dal Teatro Cristallo, l'associazione Libera e l'associazione magistrati. (Video Lorenzo Barzon)













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