«Pound è ancora penalizzato dalla sua adesione al fascismo» 

Oggi il convegno sul poeta e sulla sua rete di amicizie: un intellettuale tra gli intellettuali Roberta Capelli: «Un grande equivoco associare oggi il suo nome al neofascismo violento»


di Paolo Piffer


MERANO. Giusto 60 anni fa Ezra Pound trovava casa a Brunnenburg - castel Fontana, in italiano - a Tirolo, sopra Merano, dove viveva la figlia Mary de Rachewiltz con la famiglia. Era appena uscito dal manicomio di Washington, il St. Elizabeths, negli Stati Uniti. Recluso per anni. I partigiani italiani l’avevano arrestato ai primi di maggio del 1945 e consegnato agli americani, accusato di alto tradimento e collaborazionismo con il fascismo alla cui Repubblica sociale aveva aderito. Il poeta dei Cantos tornava in Italia che aveva iniziato a frequentare ai primi del ’900, soggiornando a Venezia, dove peraltro è sepolto, nell’isola di San Michele. In occasione della ricorrenza, oggi, 17 novembre, a Merano il Centro di ricerca Ezra Pound promuove un convegno internazionale curato da Roberta Capelli, docente di filologia romanza al dipartimento di Lettere e Filosofia dell’università di Trento e da Ralf Lufter di UniBz. I lavori di “Ezra Pound, un intellettuale tra intellettuali” inizieranno alle ore 10 all’Accademia di studi italo-tedeschi, in via Innerhofer 1. Alla giornata interverranno numerosi studiosi che inquadreranno la figura del poeta in rapporto al suo tempo, agli amici e scrittori alcuni dei quali, tra questi Ernest Hemingway, Thomas Eliot, Giuseppe Ungaretti, fecero di tutto per tirarlo fuori dal manicomio dove era stato rinchiuso in attesa di un processo che non si sarebbe mai svolto visto che una perizia psichiatrica ne aveva diagnosticato l’infermità di mente. Alla fin fine, un ospite indesiderato del Paese a stelle e strisce dove era nato. Una volta ritirate le accuse e liberato, Pound fu candidato, respinto, al Nobel, vista la sua adesione al fascismo. Personaggio controverso, specchio del detto che non necessariamente l’uomo corrisponde alla grandezza della sua opera. «Ezra Pound è stato, forse, uno degli autori più importanti del Novecento – sostiene Roberta Capelli – Così come D’Annunzio ha rappresentato uno snodo del secolo scorso, tra quello che c’è stato prima e ciò che è successo dopo. Per quanto entrambi siano stati criticati per le loro idee politiche. Senza Pound - che ha sovvertito le regole della poesia staccandosi dai suoi canoni, introducendo una nuova musicalità del verso, un flusso di coscienza, una non metrica - tanto post modernismo non sarebbe stato possibile».

Gli scopi e gli obiettivi del convegno quali sono?

«Cercheremo di ricomporre il quadro di quelle relazioni intellettuali che il poeta ha allacciato nel corso della sua vita, che influirono su di lui che, a sua volta, influenzò molto chi gli stava intorno».

Arrivò a Merano, a Tirolo, dopo la reclusione in manicomio.

«Fu il suo porto tranquillo. Non aveva più casa e venne ospitato dalla figlia che era nata qui, era stata allevata da una famiglia di Gais e si era sposata con l’egittologo Boris de Rachewiltz».

Certo che i Cantos sono pari a un sesto grado, se non di più.

«Sono un mare magnum, un’opera enciclopedica, un compendio di letteratura, da rileggere e rileggere. Più che oscuri, ermetici, sono un flusso di idee che contiene tutta la sua esperienza biografica e intellettuale».

La sua “fascinazione” per il fascismo è nota.

«Non c’è dubbio che l’abbia avuta, per Mussolini e per il fascismo. Radicata, questa fascinazione, nelle sue idee politiche. Aveva l’idea di una società egualitaria e libera dal dominio dei soldi e vedeva in Mussolini, anche po’ ingenuamente, un signore illuminato. Il suo è un fascismo quasi idealistico-letterario, da contestualizzare nel periodo».

Insomma, lei dice, un fascista e un genio.

«Direi proprio di sì».

Certo che un movimento come CasaPound fin nel nome porta il cognome del poeta.

«Eh sì. E ci sono state tante polemiche tra la figlia, che non ama la strumentalizzazione per scopi politici del padre, e il movimento. A mio avviso associare un movimento di estrema destra, anche violento, ad un autore che con la violenza non ha mai avuto a che fare, è un equivoco».

È La maledizione di Pound…

«La maledizione di Pound, sì, direi di sì. Perché un grande poeta come Pound proprio per questo motivo politico è stato penalizzato, soprattutto in Italia. Per molto tempo occuparsene ha voluto dire schierarsi in una determinata area politica. Oggi, fortunatamente, l’atteggiamento sta cambiando».















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