Sfida vinta dal Bolzano Festival 

Il bilancio. Nonostante un programma condizionato dall’emergenza Covid, la rassegna ha fatto registrare ben 15 sold out su 20 appuntamenti Il direttore artistico Peter Paul Kainrath: «Non abbiamo vissuto negativamente tutte le restrizioni previste e siamo riusciti anche ad osare» 


Daniela Mimmi


Bolzano. Niente grandi orchestre giovanili, l’Accademia Mahler divisa in due tronconi, il Concorso Busoni rivisto e corretto, Antiqua solo con musicisti locali, alcune novità come Cinema meets Opera, l’Orchestra Haydn frammentata in ensemble di musica da camera a suonare in piazze e cortili, performance coraggiose come le campane di Eduard Demetz. Nonostante tutte le difficoltà, nonostante in tutta Italia tutto sia stato fermato o quasi, la Fondazione Haydn è riuscita a portare in porto questa strana, particolare edizione di Bolzano Festival. «Il bilancio di questa edizione è senza dubbio molto positivo. La decisione di riformulare il programma sulla base delle esigenze imposte dalle misure sanitarie è stata una sfida che ha richiesto flessibilità e dinamicità, lo studio di nuovi formati e di nuove modalità di svolgimento di quelli già consolidati – dice il direttore artistico della lunga kermesse musicale, Peter Paul Kainrath -. La risposta del pubblico è stata estremamente positiva. Antiqua, che ha dovuto ripensare interamente il suo programma coinvolgendo soprattutto artisti locali ha registrato il tutto esaurito in tutti i suoi concerti e anche gli appuntamenti in Auditorium, al Teatro Comunale e al NOI Techpark hanno avuto un’ottima risposta, dimostrando che l’offerta musicale mancata per molti mesi ha lasciato nel pubblico una gran sete di musica e di cultura».

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato?

Non vogliamo parlare di difficoltà, ma di sfide colte. Sin dall’inizio abbiamo puntato su un impostazione che vive le restrizioni non come qualcosa di negativo ma necessario e che potessero essere punti di partenza di riflessione positive. La nostra formula era la seguente: artisti internazionali presenti sul territorio nazionale, nuovi spazi al semiaperto, rivalorizzare musicisti del nostro territorio ed avvicinare il pubblico nel modo più determinato possibile, vedi il nostro progetto Haydn in cortile. Certo che alcuni aspetti come il mal tempo per i progetti all’aperto, l’acustica in spazi nuovi e la garanzia di rispettare tutte le norme di sicurezza per proteggere sia pubblico che artisti erano di non poco impegno; con determinazione e fortuna siamo arrivati fino in fondo in modo tale che ha sorpreso addirittura noi stessi.

Qual è stata la scelta più coraggiosa? E la più difficile?

Probabilmente la rassegna Cinema meets Opera. Una vera e propria scommessa considerando che non si tratta di una serie di concerti ma di proiezioni, presentate e commentate da un’artista di fama che tuttavia non si esibisce nel modo in cui siamo abituati. Una scelta coraggiosa dal momento che non potevamo essere certi dell’interesse del pubblico per questo genere di proposta, senza contare che il NOI Techpark è un luogo periferico, ancora poco conosciuto dal pubblico bolzanino e certamente non strettamente associato, nella percezione dei fruitori, all’attività concertistica.

Qual è stato l’appuntamento che, secondo voi, ha avuto più successo di pubblico?

Le capienze erano spesso ridotte alla metà, però su circa 20 appuntamenti abbiamo fatto ben 15 volte sold out. Il successo di Sokolov come anche quello dell’ EUYO con Noseda e Rana era prevedibile. Sorprendente il grande richiamo sia di Antiqua e della Streicherakademie con programmi intelligenti e tagliati a misura.

Se doveste immaginare adesso il Bolzano Festival, cosa cambiereste?

Cambiare forse nulla, ma alcuni aspetti possono essere sviluppati sulla base delle esperienze raccolte. Il formato Haydn in cortile ad esempio ha una grande potenzialità con i giusti accorgimenti.

Tra tutto quello che vi siete inventati per realizzare questa edizione, c’è qualcosa che pensate possa essere riproposto anche il prossimo anno?

Per le nuove rassegne Haydn in Cortile e Cinema meets Opera si profila sicuramente la possibilità di interessanti sviluppi. Con qualche aggiustamento possono essere riproposti nel programma dei prossimi anni. Siamo curiosi di vedere come funzionerà il Concorso Busoni completamente da remoto, così come lo abbiamo programmato per novembre con il Glocal Piano Project e anche l’Accademia Mahler in dicembre a Dobbiaco. Chissà che qualche elemento di queste due importanti iniziative che ancora mancano all’appello nella stagione, possa risultare interessante anche per le prossime edizioni.

Questa edizione è stata una sorta di esame o di interrogazione. Che cosa avete imparato? E cosa ha imparato il pubblico?

Il pubblico sicuramente ha imparato a fruire dei concerti in maniera diversa. Ci si è dovuti abituare alla prenotazione obbligatoria, alle misure sanitarie, ma nel complesso gli spettatori hanno reagito molto bene e hanno dimostrato una forte voglia di partecipare e godere dell’offerta musicale/culturale del Bolzano Festival Bozen. Per la Fondazione Busoni – Mahler questa esperienza è stata un’occasione per mettersi alla prova. Abbiamo imparato che delle condizioni avverse possono essere lo stimolo per ripensare le forme tradizionali, trovare nuove idee e nuove modalità per andare incontro anche alle esigenze e i desideri del pubblico. La cosa più importante però in assoluto che abbiamo imparato è che la musica dal vivo, l’impegno degli artisti, il grande talento dei giovani danno alla vita di tutti noi un insostituibile valore aggiunto.















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