Storie straordinarie di uomini innamorati del volo e della vita

Bolzano. La passione per il cielo ha ispirato numerosi libri, e di sicuro anche “Molte aquile ho visto in volo. Vite straordinarie di piloti” di Filippo Nassetti (Baldini Castoldi), che raccoglie le...



Bolzano. La passione per il cielo ha ispirato numerosi libri, e di sicuro anche “Molte aquile ho visto in volo. Vite straordinarie di piloti” di Filippo Nassetti (Baldini Castoldi), che raccoglie le storie di uomini capaci di conquistare con tenacia traguardi speciali. La vicenda principale, è quella di Alberto, che l’autore narra da testimone diretto, da fratello minore. La vocazione al volo, le selezioni per entrare all’Alitalia, la paura di perdere il proprio sogno quando ad Alberto viene diagnosticato un tumore al cervello. Poi la rincorsa al ritorno in cabina di pilotaggio, poiché all’epoca (1991) non c’era nessun precedente al mondo di pilota che tornava ai comandi dopo un’operazione al cervello. Affrontò mille esami Alberto e alla fine fu premiato e tornò abile. Ed era proprio un premio, quello che gli fece il presidente del sindacato, che accolse la sua richiesta di andare a Tolosa a vedere un nuovo modello di aereo che Alitalia era intenzionata ad acquistare. Avrebbe dovuto andarci proprio il presidente, ma fu felice di delegare quel giovane (27 anni) pilota. Le cose non andarono come da programma e su un volo di collaudo, dove era solo un passeggero, Alberto morì il 30 giugno 1994. Il “controcanto” è la storia di Pier Francesco, un giovane pilota di Ryanair, figlio di Pier Paolo Racchetti, altro pilota Alitalia che era su quello sfortunato volo. Pier Francesco non ha mai conosciuto il padre essendo nato un mese dopo l’incidente. Le due vicende hanno uno scorrimento cronologico inverso, Alberto da adolescente a uomo, Pier Francesco a ritroso, così alla fine le narrazioni finiscono per toccarsi.

All’interno del libro trovano spazio altre cinque vite di piloti. C’è Marco Conte, un pilota con la passione dell’Africa, di cui si innamorò quando decise di andare in Ruanda dieci anni dopo il genocidio a vedere cosa era rimasto in quel paese. Oggi è a capo di una onlus con cui si reca nel Mali per costruire pozzi d’acqua potabile. Dino Iuorio è un pilota che dal cielo piace calarsi, poiché nel tempo libero è un volontario del soccorso alpino e si cala con il verricello dall’elicottero per aiutare alpinisti in difficoltà. Tullio Picciolini è invece un pilota che ha una identica passione per il cielo e per il mare, tanto che il suo viaggio di formazione nel conseguire i brevetti in USA e Australia lo ha percorso tra una traversata atlantica e una pacifica in barca a vela con il padre. Francesco Miele fu protagonista di un brutto incidente in moto che gli tranciò di netto una gamba; a soccorrerlo una ragazza. Non si conoscevano, ma oggi sono sposati e vivono a Londra con i loro due figli e Francesco fa ancora il pilota (primo caso di pilota amputato in Europa). Infine Antonino Vivona è un ex Frecce Tricolori e era in pattuglia già nel 1988 quando si verificò il terribile incidente di Ramstein che portò alla morte di decine di spettatori, oltre che a tre membri delle Frecce. Il suo è il racconto di come si possa superare uno shock così forte.













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