Turismo, arte e amori L’era Christomannos ha lasciato il segno 

La storia. 110 anni fa la morte di Theodor, che per primo comprese il potenziale delle Dolomiti Trasferitosi a Merano da Vienna costruì strade di collegamento tra le valli e hotel in alta quota La figlia Cléo de Mérode, cresciuta a Parigi con la madre, fu ballerina, musa e icona di stile 


Jimmy Milanese


Bolzano. Sono passati esattamente 110 anni dalla scomparsa di Theodor Christomannos, quel pioniere del turismo di montagna che grazie alla sua lungimiranza contribuì in maniera determinante a far uscire «le genti delle valli tirolesi dal loro secolare isolamento», scrive Silvano Faggioni nel suo volume “Theodor Christomannos – Geniale pionieri del turismo nelle Dolomiti”.

«Persona geniale e incredibilmente disponibile con tutti». Con queste parole le cronache dell’epoca descrivono il viennese con origini greco-macedoniche nel 1884 stabilisce il suo quartier generale a Merano e in pochi anni eleva l’offerta turistica della zona per raggiungere i più alti standard europei. Sua l’idea della “Strada delle Dolomiti” completata nel 1909 ma anche il collegamento tra Gomagoi e Solda concluso nel 1893. Amante dell’arte e della bellezza in tutte le sue forme, a Christomannos si deve la costruzione di una serie di alberghi di lusso tra i quali il Grand Hotel Solda (1893), l’Hotel Trafoi (1895) e il Grand Hotel Carezza (1896).

Nato a Vienna, Christomannos arriva nel Tirolo per la prima volta attorno al 1871, quando la madre si trasferisce a Gries - allora comune autonomo - e lui ancora diciassettenne decide prima di iscriversi al Ginnasio dei Padri Francescani guidato dal naturalista Vinzenz Maria Gredler per poi studiare legge a Innsbruck. Completati gli studi, Theodor si associa allo studio legale dell'amico Hans Steiner con sede a Merano e dal 1884 fino alla morte sopraggiunta nel 1911 stabilisce la sua residenza a Maia Alta dove prima diventa consigliere comunale in forza ai liberali, poi entra poi nel direttivo dell’Alpenverein austro-germanico. Proprio in quegli anni viene a conoscenza dell’esistenza di un lascito da parte di Leopold Freiherr con Hoffmann, ex ministro del governo di Vienna il quale nel suo testamento aveva destinato 12.000 fiorini per la costruzione di una strada che da Gomagoi raggiungesse Solda. Grazie a questo lascito unito a una offerta dell’Imperatore Francesco Giuseppe e una raccolta fondi singolare per l'epoca, Christomannos dà il via ai lavori affidati all’impresa Musch e Lun di Merano, conclusi il 23 giugno del 1892 con il collaudo della strada che dall'anno seguente avrebbe portato clienti da tutto il mondo al primo grande hotel di lusso di montagna dell'epoca. 44.000 Fiorini il costo totale dell’opera, 10.000 dei quali frutto di un mercatino sulla Kurpromenade di Merano ideato da Christomannos stesso nel quale decine di donne meranesi avevano mettevano come all'asta oggetti personali di un certo valore.

Allo stesso modo, con una identica visione lungimirante Christomannos promuove il completamento della strada che da Cardano porta a Cortina, passando per il passo di Costalunga, la val di Fassa ma anche i passi Pordoi e Falzarego. Per realizzare la Strada delle Dolomiti – così venne chiamata – Christomannos da fondo a tutte le sue conoscenze presso la corte di Vienna, sfruttando i contatti all’interno dell’Alpenverein di Bolzano e Merano fino alla decisione del 22 agosto del 1897 con la quale il governo del Tirolo promulga una legge per la realizzazione delle strade del Pordoi e del Falzarego. L’inaugurazione della Strada delle Dolomiti che da Bolzano porta a Dobbiaco è del 1909, dopo anni di lavori e un importo di spesa che supera i 2 milioni di corone.

Se il Grand Hotel Solda è la prima struttura alberghiera di lusso sorta in alta quota, parallelamente alla costruzione della Strada delle Dolomiti, con un gesto azzardato Christomannos e il suo socio Otto Schmid progettano la realizzazione del Grand Hotel Carezza su una zona fortemente paludosa. Inaugurato nel luglio del 1896 alla presenza di un nutrito gruppo di reali della casa d’Asburgo, il Grand Hotel risulta tra i primi al mondo a poter disporre di stanze illuminate da luce elettrica. Della cerimonia di inaugurazione riportano un dettagliato resoconto diversi giornali dell’epoca, tanto da attirare curiosità verso un albergo che per posizione e riservatezza promette di diventare una valida meta per nobili e borghesi desiderosi di stare lontani dagli occhi indiscreti della stampa sempre più a caccia di scandali. Tra i tanti ospiti di quell’epoca, l’Imperatrice d’Austria Sissi e il suo consorte Francesco Giuseppe, ma anche i duchi di Kent, il principe Thurn und Taxis e una serie infinita di nobili europei attratti dalla possibilità di escursioni nella natura e svaghi tra i quali anche il gioco del golf. Non solo nobili tra i clienti del Grand Hotel, ma anche lo scrittore Arthur Schnitzler il quale pensa proprio alla figura di Christomannos quando, ispirato dai suoi frequenti soggiorni al Grand Hotel Carezza, scrive l’opera teatrale “Terra sconosciuta”. Il protagonista dell’opera è il Dott. von Aigner, personaggio ricamato dalla conoscenza personale tra lo scrittore e Christomannos, come lo stesso Schnitzler scrive il 31 gennaio del 2011 nel suo diario, avendo appreso della scomparsa dell'amico.

Sempre tra i clienti di questo Hotel ve ne è uno particolarmente legato a Christomannos per via della relazione clandestina intrapresa da Cléo de Mérode: l’incantevole figlia dell’imprenditore viennese che a cavallo tra 800 e 900 fa letteralmente impazzire gli uomini di mezza Europa, tanto da essere considerata la prima vera diva dell'età moderna. Il riferimento è al sanguinario Leopoldo II Re del Belgio, tristemente noto alla Storia per avere costituito da privato cittadino lo Stato Libero del Congo sulla cui popolazione per interessi economici avrebbe perpetrato uno dei più atroci genocidi dei cui si ha memoria. «La bella delle belle della Belle Epoque», come Cléo viene definita dalle cronache dell’epoca, era nata dalla relazione tra il padre Theodor e la parigina Vincentia de Mérode, anche se dopo la sua nascita e per lungo tempo Cléo non ebbe modo di incontrare suo padre. Circondata da artisti, giovanissima Cléo diventa ballerina all’Opéra di Parigi dove viene notata da Leopoldo II che se ne innamora perdutamente, suscitando l’ilarità dei paparazzi ormai sempre più numerosi i quali gli dedicano una serie infinita di caricature sulla stampa che lo ribattezza “Cléopoldo”.

Dotata di un fascino che le foto dell’epoca testimoniano integralmente, Cléo ben presto diventa la musa ispiratrice di pittori quali Gustav Klimt, Edgar Degas, Toulouse-Lautrec o dello scultore Alexandre Falguiére che nel 1904 scolpisce “La Danseuse” a immagine e somiglianza della ballerina parigina, creando uno scandalo senza precedenti per un’opera che ritrae Cléo completamente nuda, nonostante lei abbia sempre negato di avere posato senza veli. Raccontano o insinuano le cronache che Leopoldo e Cléo erano usi ad incontri segreti, probabilmente anche al Grand Hotel Carezza dove l’imperatore - all’epoca tra i personaggi più ricchi al mondo- si reca in incognito soggiornando curiosamente in una semplice dependance.

Nel suo ricco volume, Faggioni racconta anche del primo incontro tra Christomannos e la figlia, come nella memoria di Jutta Heugl Christomannos, una tra i tanti nipoti del pioniere del turismo. L’incontro si consuma nei primi del Novecento, quando alla stazione di Merano arriva Cléo la quale di fronte al padre che l’attende esclama: «Spero proprio che Voi siate benestante, perché io sono abituata al lusso e alla bella vita». Una affermazione che restituisce in pieno uno spaccato di vita della ballerina parigina e che allo stesso tempo scatena le risate del padre e degli amici impressionati anche loro dal fascino discreto di quella ragazzina impertinente.

Dalla sua umile abitazione parigina di rue de Téhéran 15 Cléo sarebbe tornata da queste parti ancora diverse volte, una delle quali nel primo dopoguerra per soggiornare all’Hotel Emma di Merano, a pochi passi dal cimitero nel quale riposa il padre. Sopravvissuta al mondo che la aveva decretata icona moderna, alla soglia degli ottant’anni, seduta in quell’Hotel venne riconosciuta da un ricco imprenditore viennese che a una cameriera chiese il favore di portarle un biglietto con su scritto “La più bella di tutte le epoche”. «Letto il biglietto Cléo si voltò verso il signore e con un breve cenno lo ringraziò, ritraendo subito il viso senza mostrare alcun sorriso», raccontò molti anni dopo quella stessa cameriera. In nessun ritratto o in nessuna delle centinaia di fotografie scattate dai più grandi fotografi dell’epoca Cléo apparse sorridente. Forse è tutto in quel suo bellissimo sguardo inafferrabile che tanto ricorda la Monna Lisa di Leonardo, il motivo per il quale tanti uomini per lei persero letteralmente la testa fino al ridicolo raggiunto da Leopoldo II. Per quella bellezza inseguita tutta la vita dal suo amato padre, Theodor Christomannos, sulla cui tomba la figlia fece scrivere: “All’uomo che volle tutto per gli altri e nulla per sé”.

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