Dipendenti, cresce il clima di fiducia ma resta l’incertezza

I lavoratori rimarcano l’alto costo della vita in Alto Adige Nell’indagine il 41 per cento arriva con difficoltà a fine mese


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Migliora il clima di fiducia dei lavoratori dipendenti altoatesini, ma resta il problema del costo della vita. Questo il succo della quinta edizione del barometro Ipl (Istituto promozione lavoratori), presentato ieri mattina dal direttore Stefan Perini. Presenti l’assessore Martha Stocker e il presidente Ipl, Toni Serafini.

I lavoratori dipendenti altoatesini credono in una lenta ripresa dell’economia altoatesina. Per la prima volta dall’inizio dell’indagine prevalgono, infatti, gli ottimisti, anche se di poco. Al momento ciò non influirà però sulla concreta situazione delle famiglie di lavoratori dipendenti. La maggior parte dei lavoratori dipendenti lamenta l’elevato costo della vita in Alto Adige. A conferma dei dati dell’Istat, che vedono la provincia di Bolzano primeggiare in Italia non solo in termini di costo della vita, ma anche di dinamica dei prezzi. «Registriamo positivamente che il clima di fiducia sia in miglioramento. - afferma Toni Serafini - Allo stesso tempo constatiamo, purtroppo, che le retribuzioni contrattuali non tengono il passo con l’inflazione locale, e questo succede in una provincia che si contraddistingue per l’alto costo della vita. E qui si può e si deve intervenire con la contrattazione territoriale».

I lavoratori dipendenti altoatesini prevedono un quadro economico locale in miglioramento, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo dell’economia altoatesina nei prossimi 12 mesi. Per la prima volta dall’inizio dell’indagine predomina leggermente il numero degli ottimisti. Inoltre, anche il rischio di perdere il proprio posto di lavoro è percepito più basso rispetto alle precedenti edizioni. La disoccupazione è prevista in aumento anche nei prossimi 12 mesi, ma a un ritmo più contenuto. Nonostante un quadro locale in miglioramento, gli intervistati ritengono che ciò non vada a beneficio della propria situazione famigliare: infatti, la situazione economica della propria famiglia, la capacità di arrivare a fine mese e le possibilità di risparmio rimangono immutate. La quota di lavoratori dipendenti che indica di arrivare a fine mese solo con difficoltà ammonta al 41%.

La maggior parte dei lavoratori dipendenti altoatesini si considera soddisfatta del proprio stipendio se rapportato al proprio titolo di studio (77%) o alla propria prestazione (68%). Non è così se lo si mette in relazione al costo della vita: il 55% dei lavoratori dipendenti, infatti, si dichiara in merito insoddisfatto. Recentemente uno studio di Boeri, Ichino e Moretti ha evidenziato come l’Alto Adige sia la provincia italiana con il più alto reddito nominale, ma che scende alla 92esima posizione se si tiene conto del costo della vita. «Probabilmente questo studio sovrastima il fenomeno. - sottolinea Stefan Perini - È però fuori discussione che l’Alto Adige sia campione d’Italia in termini di livello e allo stesso tempo di dinamica dei prezzi. Con tutte le implicazioni positive e negative che ciò comporta». Da ricordare che l’indagine telefonica (4 volte l’anno) interessa 500 lavoratori altoatesini ed è rappresentativa per l’Alto Adige. I prossimi risultati verranno presentati a metà ottobre.













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