I costruttori: la legge sulle distanze un limite alla ripresa

Thaler: la Provincia deve lavorare per ottenere una deroga La richiesta: servono regole chiare e meno burocrazia


di Alan Conti


BOLZANO. Regole chiare, senza troppo spazio alle interpretazioni e senza una selva di norme da far quadrare ogni volta all’interno di ogni singolo progetto. Lo spettro del rallentamento dei cantieri a Bolzano o dei risarcimenti dovuti all’imposizione statale del rispetto di 10 metri tra un edificio e l’altro è il grimaldello per ampliare il discorso tra chi di edilizia vive tutti i giorni come i rappresentanti del neonato progetto “Bauhütte” promosso dal collegio dei costruttori in difesa dei professionisti delle costruzioni, dei loro interessi e finalizzato alla realizzazione di progetti comuni. Insieme, dunque, per far fronte a un momento congiunturale difficile anche per una ridda di prescrizioni che sembrano una scala di Maurits Escher: si ha vagamente l’idea di dove inizino senza capire bene quando finiscano. «Purtroppo è così - conferma il presidente dell’ordine degli architetti Wolfgang Thaler - e la vicenda dei metri di distanza è abbastanza esemplare. È difficile sintetizzare tutto questo in un progetto complessivo. A volte si lascia troppo spazio all’interpretazione e a volte non si tiene conto della particolarità. I dieci metri di distanza, per esempio, rispondono a una logica di sicurezza sanitaria. Bene, fosse accettata in modo così stringente e onnicomprensivo non potremmo nemmeno più avere il nostro centro storico. Così come molti alti centri storici in Italia». Come se ne esce dunque? «Le deroghe possono essere un sistema, ma sarebbe bene orientarsi verso un atteggiamento complessivo». Ovvero? «Pensare di creare norme e regolamenti che siano chiari e non troppo numerosi. È quello che chiediamo, per esempio, alla futura legge sugli appalti che verrà scritta dalla Provincia di Bolzano. L’aspetto della distanza tra edifici è competenza statale e non so quali margini possano esserci per chiedere una specificità, ma la legislazione provinciale dovrà fare attenzione a queste condizioni. Ci possono aiutare anche in questo modo».

Un proponimento condiviso anche dal presidente del collegio dei costruttori Markus Kofler. «L’aspetto progettuale, chiaramente, è più materia degli architetti ma si riflette anche sul nostro operato nel momento in cui i cantieri sono costretti a lunghe sospensioni. Sono perdite di tempo e denaro: questo è abbastanza ovvio». Nel complesso, invece, com’è lo stato di salute altoatesino? «Noi rappresentiamo circa un centinaio di aziende e più di 5.000 lavoratori. Evidente come l’edilizia abbia bisogno di nuovi impulsi basandosi su quella che è la nostra tradizione e sui valori culturali che tutti insieme dobbiamo cercare di veicolare». Magari potrebbe aiutare qualche grosso progetto come quello prospettato da Benko. «Non voglio entrare nel merito della gestione politica di questa vicenda. Dico solo che si tratta, evidentemente, di un qualcosa che può essere davvero propulsore di una ripartenza per dimensioni e impatto sul settore. Questo a prescindere dalla firma che c’è in calce a una proposta del genere». Tutto, insomma, finisce nelle mani del legislatore e degli esecutivi statali, provinciali e comunali: tocca loro uscirne.

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