Il destino del Pinot bianco? Salire a 700 metri di quota 

I ricercatori di Laimburg: la colpa è dell’innalzamento medio delle temperature «Ad altezze più elevate maturazione più lenta con il giusto grado di acidità»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Il destino dei vitigni di Pinot bianco in Alto Adige? Salire di quota, per mantenere una qualità eccelsa. E questo per «colpa» dell’innalzamento medio delle temperature. È quanto emerge da uno studio dele Centro di sperimentazione Laimburg reso noto ieri. Ad un anno dall’inizio del progetto «PinotBlanc» i ricercatori hanno svolto diverse attività sul campo, nella cantina e nei laboratori. La coltivazione ad altitudini fino a 730 metri sarà con alta probabilità la strategia futura per mantenere, se non migliorare la qualità del Pinot bianco altoatesino.

«La combinazione di dati agronomici, chimici, enologici e sensoriali che otteniamo, ci permettono di dare indicazioni concrete e oggettive ai viticoltori, al fine di valorizzare e migliorare il prodotto e rendere l’Alto Adige sempre più competitivo a livello internazionale», spiega Florian Haas, ricercatore del Centro di Laimburg e responsabile del progetto.

I ricercatori hanno analizzato otto parcelle ad altitudini diverse comprese tra 600 e 700 metri sopra il livello del mare in quattro comuni altoatesini (Appiano, Termeno, Nalles e Terlano). Hanno raccolto dati sulla temperatura dell’aria e del suolo, sulle caratteristiche e la composizione di terreno, foglie e uva, nonché sulle dinamiche di crescita del vitigno. Nella cantina sperimentale del Centro Laimburg, sono convogliate le uve di due vendemmie per essere microvinificate con metodi standardizzati, al fine di analizzare i differenti composti responsabili per la definizione della qualità del vino. I ricercatori del settore Enologia, diretto da Ulrich Pedri, hanno ottenuto così 45 vini sperimentali per un totale di 1.500 litri. Questi vini sono ora in fase di maturazione e, nell’arco del progetto, verranno sottoposti a più di 1.000 analisi chimiche nel Laboratorio per Aromi e Metaboliti del Centro Laimburg, diretto da Peter Robatscher. A maggio verranno degustati da un panel di esperti appositamente addestrato sul Pinot bianco, per valutarne caratteristiche e qualità specifiche. Il Pinot bianco è una delle varietà di punta dell’Alto Adige e si caratterizza per il contenuto relativamente alto di acidità, che dipende in larga misura dalla temperatura a cui sono espositi i grappoli durante la maturazione. Con l’aumento delle temperature negli ultimi decenni (circa 1,9 gradi di innalzamento della temperatura media nelle Alpi) la quantità di acidità subisce un rapido calo, che costringe i viticoltori ad anticipare la vendemmia di anno in anno, mettendo a serio rischio le caratteristiche organolettiche del vino. Rispetto alla quota di 200 metri sopra il livello del mare, le coltivazioni di Pinot bianco ad altitudini comprese tra 600 e 730 metri permettono una maturazione dei grappoli più lenta e in momenti dell’anno più freschi, mantenendo un livello di acidità negli acini più stabile.













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