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La Cisl: appalti, la Provincia vigili sulla propria legge

BOLZANO. «Se la giunta non ricorrerà al Consiglio di Stato, le imprese di fuori provincia potranno penetrare il nostro mercato sulla pelle dei lavoratori». Lo affermano i segretari generali della...



BOLZANO. «Se la giunta non ricorrerà al Consiglio di Stato, le imprese di fuori provincia potranno penetrare il nostro mercato sulla pelle dei lavoratori». Lo affermano i segretari generali della Cisl/Sgb, Michele Buonerba e Dieter Mayr.

«L’avvocatura della Provincia è intenzionata a chiedere alla giunta l’autorizzazione a non ricorrere al Consiglio di Stato in relazione ad un appalto perso in quanto aveva dichiarato di applicare ai dipendenti un contratto collettivo diverso da quello indicato dalla stazione appaltante. Il Tar di Bolzano aveva dato ragione alla ricorrente. Il Ccnl adottato da quest’ultima prevede condizioni economiche e normative inferiori a quello di riferimento e pertanto, attraverso questa scelta, l’appaltatore è stato in grado di offrire un prezzo migliore di quello che ha vinto la gara», ancora il sindacato.

Per quest’ultimo «l’Avvocatura sostiene che in materia esiste giurisprudenza consolidata secondo la quale rientra nella libertà dell’impresa la scelta di quale contratto collettivo applicare ai propri dipendenti. L’unico vincolo è quello relativo al fatto che l’oggetto dell’appalto debba essere richiamato nel testo dello stesso Ccnl. Nel caso di fattispecie era solo uno degli ambiti previsti e per di più minoritario nei fatti». In Italia, non essendo mai stato attuato il principio costituzionale inerente la rappresentanza della parti sociali, la contrattazione è libera e infatti esistono ormai quasi 900 contratti collettivi. Sono più che raddoppiati negli ultimi 3 anni. Oltre la metà di questi è sottoscritto da soggetti collettivi di dubbia rappresentatività che infatti sono definiti “pirata” proprio per vincere gli appalti.

«Per questa ragione abbiamo chiesto e ottenuto una regolamentazione della materia attraverso legge provinciale. Essa prevede l’introduzione di criteri per l’individuazione del giusto contratto collettivo e inoltre prescrive anche i controlli durante l’esecuzione del servizio», evidenziano Buonerba e Mayr.

«Se la giunta provinciale decidesse di non ricorrere al Consiglio di Stato rinuncerebbe a difendere la sua legge, le imprese locali e i lavoratori in esse occupate. Cosa ne sarà del principio della “giusta” retribuzione che deriva dall’obbligo di applicare il “giusto” contratto collettivo? Pare del tutto evidente che nei servizi si lascerà campo libero alle aziende di fuori per fare man bassa di appalti sulla pelle della gente che in essi vi verrà impiegata», chiude la Cisl.

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