Prodotti tipici italiani per conquistare il mercato europeo

Idea vincente dell’altoatesino Norbert Kier (Italia&Amore) «Ma non voglio fermarmi qui e punto su America e Asia»


di Daniela Mimmi


BOLZANO. Grazie a lui e alla sua impresa, lavorano 40 piccole aziende familiari sparpagliate in tutta Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia. Ma soprattutto, sempre grazie a lui, non si è svuotato completamente un paesino dell’entroterra genovese. Volevano andarsene tutti, finché non è arrivato lui e gli ha offerto un lavoro. Lui è Norbert Kier, giovane imprenditore di Terlano che ama le sfide, ama la buona cucina e i vini italiani e i veri prodotti tipici italiani. Prima era commerciante di vino e proprietario del Bar Baccus. La sua azienda ha un nome molto romantico, Italia & Amore: nel logo le due parole sono legate da un cuore rosso. È appena stata nominata Azienda dell’Anno, dalla Camera di commercio italiana in Svizzera. Di cosa si tratta ce lo spiega lui stesso: “Vado in giro per l’Italia, cerco i veri prodotti tipici, e li commercializzo, per ora in Austria, Svizzera e Germania, con il Marchio Italia & Amore. Il marchio è stato registrato in 80 Paesi. Al momento ci sono 40 piccole aziende familiari consociate, all’estero abbiamo ormai 1.300 clienti, tra negozi e ristoranti”.

Quali prodotti commercializzate?

«La pasta, quella fatta con la trafila in bronzo che ha bisogno di due giorni per asciugare. E poi le olive, l’olio, il sale di Trapani, il pesto ligure e quello siciliano, l’aceto balsamico e il riso, solo per citarne alcuni. E anche prodotti di nicchia, come la colata di alici, che all’estero, ma anche in Italia, pochi conoscono».

Come devono essere questi prodotti per entrare a far parte di Italia & Amore?

«Devono essere fatti secondo la tradizione con ingredienti del luogo. Il pesto genovese deve essere fatto con il basilico e l’olio liguri, la farina della pasta deve essere coltivata nel campo sotto casa, le olive devono essere le migliori che io abbia mai assaggiato. Di aziende che lavorano per noi potremmo averne molte di più, ma io devo assicurare la loro sopravvivenza, quella delle famiglie. E poi ci tengo che non vadano persi i valori e i sapori della vera tradizione culinaria italiana».

E i prezzi?

«La pasta costa il triplo, ma non c’è paragone con quella industriale».

Ma come le è venuta l’idea?

«Ero in Svizzera da dei clienti, e loro mi hanno portato a mangiare nel “migliore” ristorante italiano della città. Mi sono proposto per preparare una vera cena italiana. Sono andato alla ricerca degli ingredienti, quelli che dico io, ma non lo ho trovati. Solo prodotti industriali, fatti con ingredienti che vengono chissà da dove. Ho capito quello che manca all’estero: la cucina italiana è la più amata in tutto il mondo, oltre a essere la migliore, ma non si trovano gli ingredienti, quelli veri e genuini».

E come è partito?

«Chiedendo alle aziende vinicole con le quali lavoravo di segnalarmi i migliori artigiani e produttori di prodotti locali. Per 4 volte ho fatto 6 mila chilometri su e giù per l’Italia. La prima spedizione da Terlano era di 8 camion con 200 cartoni pieni di 84 prodotti».

A quante persone da lavoro?

«A tante famiglie e a un intero paese che si stava svuotando. Sono tutte persone con cui ho un bellissimo rapporto personale, che lavorano bene e tanto. Ma chi dice che gli italiani non lavorano? Quello che ha la salina a Trapani, a mezzanotte, dopo cena, è andato a lavorare perchè c’era la luna, ci vedeva, e non voleva perdere tempo».

E il futuro?

«Voglio arrivare agli Stati Uniti e all’Oriente. E aprire un mio ristorante a New Yok, ma di veri prodotti italiani...».

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