Un disoccupato su due ha più di quarant’anni

Serafini: «Il vero problema è il ricollocamento del 23% di over 50» Il 37% fatica ad arrivare a fine mese e il 50 per cento non riesce a risparmiare


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Il vero problema - spiega Toni Serafini, nuovo presidente dell’Ipl - è il ricollocamento del 23% di disoccupati over 50». Gli over 40, in realtà, sono addirittura la metà del totale, che a fine 2013 era di 12.710 persone. È questo uno dei dati salienti del barometro dell’Ipl, che rileva ogni tre mesi il clima di fiducia dei dipendenti altoatesini. Il quadro generale, è bene sottolinearlo, non è dei migliori: il 37% dei lavoratori intervistati fatica ad arrivare alla fine del mese, il 50% non riesce a risparmiare un solo euro e il 62% ritiene che la situazione occupazionale sia destinata a peggiorare. E questo nonostante una ripresa del Pil altoatesino, che secondo la Cgia di Mestre nel 2014 sarà dell’1,7%, per l’Astat dello 0,1% e per l’Ire dello 0.8%. «Prevediamo una ripresa lenta - commenta Stefano Perini, direttore dell’Ipl - concetrata nella seconda metà dell’anno. Il mercato del lavoro ha tempi di reazione non velocissimi. I primi segnali confortanti li avremo dall’export e dal turismo».

Il contesto economico. Il 2013 è stato un anno caratterizzato da diverse crisi aziendali di peso (ZH, Hoppe, Memc e Würth), da un numero di disoccupati in crescita e, in gran parte dei casi, «dal mancato adeguamento dei redditi nominali». Per il 2014 si prospetta una ripresa «robusta» a livello europeo, con tassi di crescita tra l’1,5 e il 2% anche nella vicina Austria. Restando al mercato del lavoro altoatesino la situazione è tuttora critica. «Oltre ad un numero crescente di persone in cerca di occupazione - spiegano Stefano Perini e Irene Conte dell’Ipl - c’è un elevato numero di lavoratori in Cassa integrazione. Diverse categorie sono anche in attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro».

Tendenze positive e negative. Tra gli aspetti positivi spiccano «le aspettative sugli sviluppi attesi della situazione economica altoatesina che sono migliorate nel corso del tempo. Il rischio della perdita del proprio posto di lavoro viene percepito come meno elevato rispetto a giugno 2013». Oggi nove intervistati su dieci ritengono il proprio posto di lavoro relativamente sicuro.

Le tendenze negative: «L’ipotetica ricerca di un posto di lavoro equivalente è sempre più difficile. Il 79% degli intervistati ritiene che, qualora il problema si presentasse, avrebbe grandi difficoltà a trovarlo. Sono in aumento anche i fattori di stress sul lavoro: tempi di lavoro pesanti, cambiamenti tecnici e organizzativi e il clima negativo con i superiori sono i fattori che rendono il lavoro più pesante».

Confronto 2003-2013. Solo prendendo a riferimento un periodo sufficientemente lungo, viene alla luce l’effettiva dimensione dei cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro. Tra il 2003 e il 2013 il numero di occupati dipendenti in Alto Adige è aumentato del 15,4%, con punte nel settore alberghiero (+31,6%), nel commercio (+21,5%) e nei servizi privati (+19,7%). Per contro i posti di lavoro sono diminuiti nell’industria edile (-7,4%) e nell’artigianato (-11,2%). Sono 12.710 le persone iscritte, mediamente, nel 2013 tra i disoccupati. Nella metà dei casi si tratta di persone oltre i 40 anni. Spesso, tra l’altro, si caratterizzano per un basso livello di istruzione scolastica: il 55% delle persone disoccupate ha al massimo la licenza di scuola media. «È evidente che c’è bisogno di uno sforzo comune della politica, delle parti sociali, dei servizi di collocamento e del sistema formativo se si vuole riuscire a fare qualcosa di concreto per il reinserimento nel mondo del lavoro».

Pochi disposti a trasferirsi. Come reagirebbero i dipendenti altoatesini qualora dovessero perdere l’attuale posto di lavoro? «Tendenzialmente - spiega Perini - è elevata la disponibilità a cambiare completamente professione o ad accettare un lavoro anche meno qualificato e meno retribuito. Elevata, anche, la disponibilità alla riqualificazione (lo dice il 70% degli intervistati). Solo poco più della metà degli intervistati sarebbe disposta, invece, ad accettare un lavoro a più di un’ora di distanza da casa. Solo una piccola parte sarebbe disposta a trasferirsi fuori provincia o ad aprire un’attività in proprio». L’indagine telefonica interessa 500 lavoratori altoatesini e i risultati della prossima rilevazione verranno presentati a metà luglio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità