il caso

Covid, il Friuli vuole misure al confine con Slovenia e Austria. Tra aiuti e accuse reciproche

I medici friulani: “il virus è entrato dalla Slovenia” dove, per l’ultimo bollettino,  i tamponi positivi superano il 40 per cento 


di Francesco De Filippo


TRIESTE. Se la situazione della diffusione del Covid è tra le peggiori in Italia, la responsabilità va attribuita al fatto che non ci sono misure di controllo al confine (con la Slovenia a Est e con l'Austria a Nord).

E' la tesi della Regione Friuli Venezia Giulia, che a suffragio della fondatezza di questa, segnala che sono proprio le aree frontaliere quelle con i numeri più preoccupanti.

Con il Fvg anche la Provincia autonoma di Bolzano.

All'obiezione che il versante Nord-Ovest dell'Italia è in migliori condizioni, il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardo, dice che "la Francia ha una situazione molto diversa di Slovenia e Carinzia", nel senso di migliore.

Dunque il Governatore Fvg, Massimiliano Fedriga, chiede "il controllo del Green pass ai confini".

Il suo vice, Riccardi, non lesina qualche battuta polemica: "Lo dico dal gennaio 2020, dalla prima stesura della prima ordinanza", occorrono "misure" per regolamentare i confini a causa della pandemia. Il vicegovernatore si è lamentato del fatto che "è mancata una solidarietà europea, cioè i meccanismi di sicurezza di sorveglianza sanitaria sono stati molto diversi tra i Paesi. Non credo sia accettabile che ci siano Paesi che non consentono agli italiani di andare in determinati momenti, e adesso ognuno fa quello che vuole".

Certo, la pandemia oltreconfine a Nord Est preoccupa: "La Slovenia ha anche pochi vaccinati, e l'Austria è zona dell'Europa dove il contagio ora sta dilagando", specifica Fedriga.

Riccardi ricorda di quando "l'Italia era chiusa alla Cina ma la Cina poteva con i propri voli raggiungere Mosca e Lubiana, dunque Trieste". L'opzione non era "chiudiamo i confini" ma la presunta disparità "non è giusta nei confronti di tutti; qualche misura di coerenza oggi va trovata".

In Slovenia nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 8.274 tamponi molecolari che hanno confermato 3.517 infezioni, con una percentuale di positivi del 42,5%. Le persone ricoverate sono 1127 (+23), delle quali 256 in terapia intensiva e i decessi sono stati da ieri 20.

Per l'Istituto nazionale per la salute pubblica (NIJZ) i positivi sono 45.143 e la campagna vaccinale è lenta: il 58% della popolazione ha ricevuto una dose e il 54% entrambe; tra gli over 18 rispettivamente 68% e 64%.

Davanti a queste cifre, i medici Fvg, riuniti nell'Anaao Assomed (Associazione dei Medici e dei Dirigenti Sanitari), non hanno dubbi: "Il virus è entrato per contiguità geografica con una zona come la Slovenia che è in condizioni molto molto drammatiche. Un tampone su due in Slovenia è positivo. L

e terapie intensive in Slovenia sono strapiene, non ci sono posti letto. È una situazione veramente tragica".

Il Segretario Anaao segnala anche che "purtroppo non ci sono controlli al confine", ricordando che "l'anno scorso la Slovenia aveva posto delle barriere fisiche che impedivano il passaggio a cittadini italiani in Slovenia e viceversa".

A dispetto delle polemiche, l'Italia ha dato la disponibilità a fornire aiuto ai vicini: i ministri della difesa, Matej Tonin e Lorenzo Guerini, hanno concordato che l'Esercito italiano invierà 30 medici e infermieri, affiancheranno le unità mediche dell'Esercito sloveno che già operano negli ospedali del Paese. 













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