tragedia mottarone

Il nonno di Eitan arrestato (e scarcerato) a Pavia per il rapimento del nipote

Interrogatorio di tre ore a Pavia: «Pensavo di aver diritto di stare con lui». Divieto di avvicinamento al bambino che ora vive con gli zii paterni



MILANO. E' stato arrestato, e subito scarcerato, Shmuel Peleg, nonno materno del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, dove morirono i suoi genitori, i nonni paterni e il fratellino.

Accusato del sequestro del bambino,  l'uomo oggi (7 settembre) è stato sottoposto a interrogatorio di garanzia in tribunale a Pavia. Al termine, il gip ha sostituito la custodia cautelare in carcere con il divieto di dimora a Milano, Varese e Pavia, dove il bambino vive con gli zii paterni e i cuginetti.

Disposto anche il divieto di avvicinamento al nipote, nelle prossime ore il 59enne farà rientro in Israele, a Tel Aviv, dove vive.

Approfittando di una visita concessa dalla famiglia paterna, a cui il bimbo era affidato, l'11 settembre dello scorso anno Peleg, ex militare, prelevò il bambino dalla casa della zia, Aya Biran, e con la complicità dell'autista Gabriel Abutbul Alo, anche lui arrestato e poi rilasciato per il rapimento, portò il nipote in Israele con un volo privato partito dalla Svizzera. "Pensavo di avere diritto di stare con mio nipote, di aver fatto una cosa lecita. Il piccolo è sempre stato bene con me, non l'ho mai nascosto, appena siamo arrivati a Tel Aviv ho informato subito la zia Aya e le autorità locali", si è difeso nell'interrogatorio, durato circa tre ore.

Peleg, su cui pendeva da mesi l'ordinanza di custodia in carcere emessa dai magistrati di Pavia e un mandato d'arresto internazionale, "si è presentato stamani spontaneamente a Malpensa", come riferito dall'avvocato Sevesi che lo assiste con la collega Sara Carsaniga. Ad attenderlo c'erano i legali e gli agenti della Squadra mobile per eseguire l'arresto. Una procedura, in pratica, 'concordata'.

Nel corso dell'interrogatorio, l'uomo ha ribadito ciò che più volte aveva detto anche in alcune interviste, respingendo l'accusa di aver rapito il nipote, tornato in Italia dopo tre mesi su disposizione del tribunale di Tel Aviv. Subito portato dall'aeroporto in tribunale, "davanti al gip senza manette e per tre ore ha fornito spiegazioni su tutto, compresi gli aspetti affettivi e sentimentali di questa vicenda", ha spiegato ancora Sevesi.

La difesa ha chiesto la revoca o la sostituzione della misura cautelare e il giudice ha sostituito il carcere col divieto di dimora a Pavia, Milano e Varese e di avvicinamento a Eitan senza autorizzazione. In serata, ha chiarito il legale, il 60enne tornerà in Israele. In pratica, per Peleg è stata applicata la stessa procedura seguita per il presunto complice, Gabriel Abutbul Alon. Intanto, dopo la chiusura dell'inchiesta a luglio a carico dei due, si va verso la richiesta di processo. 













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