A TORINO

Salone del Libro, smantellato lo stand di Altaforte

L'editore, vicino a Casapound, è indagato per apologia del fascismo

TORINO


TORINO. È stato completamente smantellato al Salone del Libro lo stand di Altaforte, la casa editrice vicina a Casa Pound al centro di polemiche per le prese di posizione filo-fasciste del fondatore, Francesco Polacchi.

In merito alla sua esclusione dalla buchmesse, la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha detto che si è trattato di "una scelta a protezione e tutela del Salone, della nostra città e del nostro Paese" e che "non è stata una rivalsa nei confronti di Salvini".

Ai microfoni di Radio Uno, il vicepremier Luigi Di Maio ha spiegato che "la casa editrice è andato lì a dire che l'antifascismo è il male assoluto. Restiamo nelle cose concrete, per carità, ma una cosa concreta è che la nostra Costituzione nasce su valori contro il fascismo, antifascisti, quindi quella è una provocazione per vendere più libri, ma non possiamo far passare queste provocazioni così".

"Le mie dichiarazioni sono state usate come scusa, sono stato denunciato per un reato di opinione. Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura, ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro 'Io Matteo Salvini'. E' un attacco al ministro dell'Interno, che comunque non voglio tirare per il bavero", commenta Francesco Polacchi, editore di Altaforte. "Una revoca inaccettabile - aggiunge - andremo per via legali".

"Sarò al Salone del Libro di Torino per ribadire che la logica di Altaforte non si piega al pensiero unico", aveva annunciato su Facebook Polacchi. "Se avete a cuore la libertà d'espressione - ha scritto - vi aspetto. I libri non devono conoscere censura". 

"Siamo nel 2019 alla censura dei libri in base alle idee, al rogo dei libri che non ha mai portato fortuna in passato". Così Matteo Salvini durante un comizio a Pesaro, in cui ha criticato "la minoranza di sinistra che si arroga il diritto di decidere chi può fare musica, chi può fare teatro, chi può pubblicare libri. Alle idee si risponde con altre idee, non con la censura. Alla faccia dei compagni e dei democratici, che decidono chi può andare al Salone del Libro e chi non ha diritto ad andarci".













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