A San Silvestro sfilata di campioni in centro a Bolzano

Demadonna: «Salvata la qualità, ma in gara ci saranno 28 atleti anzichè 38». La Weissteiner donna da podio


di Gianni Dalla Costa


BOLZANO. Un passo indietro sulla quantità, uno in avanti sulla qualità. Si può rendere possibile l’impossibile? A volte sì. Chiedere le istruzioni del caso a Gianni Demadonna. Pur con un budget pesantemente ridotto, il manager (trentino di Molina di Ledro, 58 anni, ex mezzofondista azzurro e già secondo alla maratona di New York) di alcuni tra i più forti atleti al mondo è riuscito a portare a Bolzano anche stavolta un cast di partenti di primissimo ordine.

Già, quella che andrà in scena il giorno di San Silvestro sarà una BOclassic per palati fini. Chi ama l’atletica in generale e il mezzofondo in particolare farà bene a cercarsi con un certo anticipo un posto sulle tribune che verranno allestite in piazza Walther.

Lungo il circuito di 1250 metri (Piazza Walther, via della Mostra, via Goethe, Portici, via Grappoli, via Laurin, viale Stazione) che gli uomini percorreranno otto volte e le donne quattro, sfileranno una medaglia olimpica e tre medaglie mondiali. Come dar torto allora a Demadonna quando, in sede di presentazione della corsa, definisce la BOclassic “corsa di fine anno più prestigiosa al mondo?”.

Demadonna, è proprio vero?

«Ammetto che non sta a me dirlo, sicuramente la Corrida di San Paolo è più famosa. Ma io per prestigio intendo dare uno sguardo al cast dei partenti».

Che dice cosa?

«Beh, per esempio che l’etiope Imane Merga, campione mondiale di cross, in questo momento è forse il numero uno al mondo. Pensate che qui a Bolzano ha già vinto nel 2010 mettendosi dietro uno come Mo Farah che poi è andato a vincere due ori olimpici nei 5000 e 1000 metri».

Il suo podio per la prossima corsa?

«Vedo Merga su tutti. Ma non dimentichiamoci di Thomas Longosiwa. Ho ancora negli occhi la finale olimpica dei 5000 metri. Ha vinto il bronzo ma se l’è giocata fino all’ultimo metro. E occhio a quel ragazzino etiope, Muktar Edris, campione iridato junior nei 5000. Li ha corsi in 13’04: chi sa di atletica capisce cosa vuol dire. E non dimentico Sergey Lebid, cinque volte primo a Bolzano e già campione europeo di cross. A 37 anni non può più lottare per il podio ma ci sarà come giusto riconoscimento alla carriera. Quando parlo di corsa prestigiosa intendo anche questo».

Tanti campioni, tanti costi. Come si fa?

«In effetti quest’anno ho dovuto lavorare con un budget notevolmente ridotto. Ho preferito mantenere alto il livello e ridurre il numero dei partecipanti: 28 anzichè 38 in campo maschile. Del resto c’è un proliferare di gare in giro per il mondo e un conseguente gioco al rialzo dei cachet degli atleti».

E in campo femminile?

«Al via saranno in 27. Senza la vincitrice delle ultime due edizioni, la keniana Vivian Cheruyot. Da sola si sarebbe mangiata metà del budget. Ma anche qui la stella non manca: la sua connazionale Sylvia Kibet arriva a Bolzano con due argenti mondiali. E poi la nostra Silvia Weissteiner è una che sul podio ci può arrivare».

Scusi, e gli italiani?

«Tasto dolente. Volevo portare Meucci e Lalli, i migliori. Ma i loro contratti con gli sponsor l’hanno impedito. Ma La Rosa, Floriani e De Nard non sono certo seconde scelte».













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