Hockey

Addio a Tom Milani, il grande oriundo 

Canadese di nascita ma naturalizzato italiano fece parte della Nazionale degli anni ’80 di italiani e oriundi che conquistò la storica promozione nel Mondiale Prima divisione. Disputò le Olimpiadi a Sarajevo. Ha vinto lo scudetto col Merano e ha giocato a Bolzano e Brunico


Daniele Magagnin


BOLZANO. In alto le stecche in onore di Tom Milani, uno dei grandi oriundi che ad inizio anni Ottanta cambiarono il corso della storia dell’Italhockey. Nei giorni scorsi quello che tanti appassionati di hockey su ghiaccio hanno bene impresso nella memoria come il piccolo (170 cm per 75 kg), funambolico, guizzante l’attaccante capace di infiltrarsi nelle altrui difese come coltello nel burro, è andato avanti.

Nato a Thunder Bay, città canadese dell’Ontario il 13 aprile 1952, iniziò a giocare nei Thunder Bay Vulcans per disputare poi quattro campionati universitari NCAA con l'Università del Minnesota-Duluth. Nel 1976 il passaggio ai Syracuse Blazers nella North American Hockey League, con due presenze nella franchigia di riferimento della Wha, i Minnesota Fighting Saints.

Nel 1977 la NCHL scomparve e Milani si accasò ai Kalamazoo Wings, in International Hockey League: tre stagioni e due successi finali (1979 e 1980), 235 gare con una media di una cinquantina di reti e un centinaio di punti a stagione. Nel 1980 l’approdò in Italia, forte della doppia cittadinanza, quindi da oriundo utile alla nazionale del nuovo corso, quella che vinse per la prima volta il Mondiale gruppo B guidata da Dave Chambers.

La nazionale degli ”italo” e dei migliori italiani, che ad Ortisei, capitanata da Adolf Insam, conquistò per la prima volta il gruppo A. Milani firmò 7 punti: 4 gol e 3 assist. Arrivò al Bolzano, poi Asiago per due stagioni, quindi Brunico e Como prima di vincere due scudetti di fila con due maglie diverse: nel Merano nel 1986 e con il Varese nel 1987. Il primo titolo italiano per entrambe le squadre.

Un idolo del Palamainardo meranese, nella squadra diretta da Brian Lefley, con i vari Allneider, Bellio, Capone, Goegan, Lopetuso, Manno, Moritz, Morrison, Niederegger, Nigro, Nuvolini, Pegoraro, Prünster, Rassler, Rier, Spoletti, Tomassoni e Pierluigi Venturi. Willly Niederegger era uno dei più giovani di quella squadra: “Ho sentito la notizia della scomparsa di Tom e mi dispiace moltissimo. Quello che posso dire è che era una persona educata e rispettosa, mai una parola di troppo. Inoltre è sempre stato molto gentile con tutti e in più era sempre calmo e tranquillo, anche nei suoi modi di fare”.

Milani è stato tra i protagonisti del primo scudetto varesino, strappato al Bolzano al Palafiera di via Roma. Era il varese di coach Bill Pourcell, di Corsi, Carlacci, Catenacci, De Piero, Iovio, Houle, D’Angelo, De Piero,Fascinato, Mastrullo, Frish, Zafalon e degli autoctoni Trani, Malfatti, Merzario, Orrigoni, Quilici e Farè (oggi responsabile marketing di Lega Pro-Serie C). Tom Milani chiuse la carriera nel Fiemme, con sei anni di nazionale azzurra dal 1980 al 1986, con tanto di Olimpiadi a Sarajevo nel 1984.

I Mondiali gruppo A del 1982 e1983 e i Mondiali gruppo B del 1981,1985 e 1986. 115 presenze, impreziosite 82 punti: 48 reti e 34 assist. L’ultima apparizione risale al mondiale del 1986: Italia-Francia 5-1, con la firma sul terzo gol.













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