Alla 21esima stagione da “pro” l’Alto Adige deve tentare il salto 

Serie C. Dopo la lunga esperienza maturata nella terza serie nazionale, il team biancorosso non può più nascondersi  Le avversarie, anche quest’anno, saranno attrezzate e competitive, ma i tempi sono maturi per alzare l’asticella


FILIPPO ROSACE


Bolzano. L’Alto Adige Südtirol è in Val di Giovo. Location che mister Stefano Vecchi sfrutterà per temprare in quota le fibre muscolari e nervose dei suoi ragazzi, confidando che, nel frattempo, la rosa biancorossa possa completarsi con i due (forse anche tre) nuovi innesti promessi dal ds Paolo Bravo: un portiere giovane da valorizzare ed un jolly che sappia interpretare i diversi ruoli tra difesa e centrocampo. In attesa dei nuovi annunci, è tempo di stilare qualche “programmino” in vista della ventunesima stagione consecutiva tra i professionisti che vedrà protagonista lo scudetto biancorosso.

Ventuno stagioni di serie terza serie, vissute tra serie C2, C1, Prima e Seconda Divisione. Percorso duro, faticoso ma egualmente importante. Percorso che, a parer nostro, necessita più che mai di un nuovo inizio. Discorso che non riguarda la struttura societaria, dentro la quale tempi e ritmi sono scanditi con sincronizzazione “svizzera”, ma l’argomento punta il focus sulle ambizioni della stessa società che, dopo ventuno anni di gavetta, dovrebbero ottenere un nuovo “Ok”, ovvero quell’assenso che possa dare il via libera alla scalata verso il nuovo mondo quello della serie B.

Ambizione che, soprattutto nelle ultime stagioni, è stata affidata ad un pensiero relativo del tipo “se arriva… arriva”. Pensiero che stava per concretizzarsi nella finalissima con la Pro Vercelli (stagione 2014-2015) e ci è andato anche vicino nella doppia semifinale playoff con il Cosenza (stagione 2017-2018). Dopo ventuno stagioni e una decina di partecipazioni alla post regular season, è venuto il momento di trasformare quel “pensiero relativo” in una marcata consapevolezza: bisogna puntare alla serie B!

L’argomento merita il giusto approfondimento ed anche, perché no, l’adeguata presa in carico da parte della società di quel pensiero stupendo che affascina i tifosi, soprattutto quelle delle altre squadre. Dopo ventuno campionati di terza serie, la governance altoatesina deve puntare le fiches sull’obiettivo grosso, senza star lì a pensare ai budget ed al mercato delle concorrenti. È tempo di sporgere il “petto in avanti” accettando la sfida con l’atteggiamento di chi non vuole accontentarsi del piazzamento d’onore. È tempo di puntare a fare il salto, e bisogna puntare a farlo già da questa stagione.

E le altre? Se ci affidiamo alla “geografia” esposta nelle edizioni precedenti, il girone B del campionato 2020-2021 si presta ad essere etichettato come il “girone di ferro”. Così è stato nelle ultime stagioni, e così continuerà ad esserlo anche nelle prossime. Per cui non ha senso continuare a sviolinare i soliti mantra “non abbiamo il budget delle altre”, “le altre hanno delle corazzate”, “non abbiamo lo stadio”, e via di questo passo.

Le condizioni per alzare l’asticella ci sono, perché nelle ultime tre stagioni, l’Alto Adige è riuscito (grazie al lavoro di Valoti e Bravo) a costruire una marcata ossatura di base, corredata da valori qualitativi e tecnici ed anche una discreta mentalità. Bisogna anche dire che in questo processo di stabilizzazione qualche “non senso” è comunque emerso, come quello di far sottoscrivere contratti pluriennali per poi stracciarli, seppur consensualmente. O si portano a casa giocatori che garantiscono qualità ed impegno, oppure è meglio lasciar perdere. Senza andare tanto indietro nel tempo, il penultimo esempio è stato quello di Morosini, l’ultimo sarà quello di Mazzocchi (l’attaccante milanese attenzionato dal Pisa, nelle ultime ore avrebbe virato le intenzioni verso la Reggiana). Un non senso che dà la stura alla domanda: perché un giocatore che ha firmato un biennale ad un certo punto, e nel bel mezzo del vincolo, decide di andar via? La risposta è semplice: perché quel giocatore che nel frattempo si è valorizzato con l’Alto Adige, allunga lo sguardo ambizioso nella ricerca di società altrettanto ambiziose. Ragionamento elementare che dovrebbe spingere l’Alto Adige a proporsi, da subito, come una realtà altrettanto competitiva ed ambiziosa: puntare all’obiettivo grosso significa non esser più costretti a lasciar andar via i gioielli di famiglia e, soprattutto, lottare alla pari per la conquista di quel nuovo mondo che si chiama serie B.













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