ARIANNA FONTANA

«Dal prossimo anno anche pista lunga» 

La campionessa olimpica di short track medita un passaggio alla mass start e l’obiettivo sono i Giochi di Pechino del 2022


Marco Marangoni


BASELGA DI PINE'. Il doppio filo di Arianna tra short track e pattinaggio velocità. Arianna gioca al raddoppio e ai Giochi olimpici di Pechino del 2022 potrebbe graffiare il ghiaccio anche nella pista lunga. «La mass start mi attira molto, alle prossime Olimpiadi mi piacerebbe doppiare». Arianna Fontana è decisa, del resto cocciutaggine e determinazione fanno parte del suo vincente Dna. Al nostro giornale, che l’ha incontrata sull’altopiano di Pinè dove si allena ospite dell’anello dei “Campioni” di Miola, si dice pronta e caricatissima per la nuova sfida che sta per iniziare. A Piné, uno dei luoghi al mondo dove il suono dei pattini clap è sinfonia, Ari sta provando e riprovando assieme ad alcuni tecnici del settore, tra essi quell’Ermanno Ioriatti che fino alla scorsa stagione era nel suo gruppo di lavoro in pista corta.

«Lo short track resterà il mio primo sport ma l’idea di poter dare il mio contributo anche nel pattinaggio velocità, mass start, team sprint e team pursuit mi affascina molto – dice Arianna, 28 anni, otto medaglie a cinque cerchi in carriera, campionessa olimpica in carica dei 500 metri e ben 41 medaglie a livello europeo –. Non ho mai pattinato con i clap. A Baselga mi sto allenando con Giorgio Baroni ed Ermanno, mentre Noemi Bonazza mi sta dando una gran mano a tirarmi qualche giro. In futuro sarà questione di scelte e gestione ma comunque tutto è fattibile».

Arianna da dove nasce questa decisione di raddoppiare?

«È nato un po’ per caso. Alle Olimpiadi di PyeongChang sono andata a vedere alcune gare di pista lunga e la mass start mi ha colpito subito, è molto simile allo short track, c’è il contatto con l’avversario».

Quando, invece, la rivedremo in gara nello short track?

«L’intenzione è tornare a gareggiare dalla prossima stagione».

Perché parla di “intenzione”?

«Con i vertici della Federghiaccio è stato un lungo tira e molla perché non sono stati coerenti con quello che mi avevano detto e promesso. Avevo proposto mio marito Anthony (Lobello, ex atleta, ndr) come allenatore della squadra femminile, il Coni nelle persone di Malagò e Mornati era favorevole, la Fisg invece ha temporeggiato, in sostanza non lo voleva. Questa situazione non è bella ma preferisco guardare al futuro».

Anthony, un marito un po’ speciale?

«Si, è vero, lui per me rappresenta tante figure in una. Oltre ad essere mio marito, è il mio allenatore, il mio dietologo, il mio psicologo, il mio motivatore, il mio attrezzista. Per l’ex tecnico federale Gouadec, Anthony era una minaccia, cosa assolutamente non vera perché lui non remava contro nessuno. Nelle ultime stagioni abbiamo lasciato perdere tante cose, hanno criticato la mia preparazione ma alla fine i risultati sono arrivati».

Cosa ha fatto dopo i Giochi?

«Tornata da PyeongChang avevo un rigetto totale. Ho deciso di staccare da tutti e da tutti e mi sono presa un anno sabbatico. Dall’aprile dello scorso anno mi sono trasferita a Tallahassee negli Stati Uniti, ho comprato casa, mi sono allenata e nel frattempo anche riposata. Con Anthony ci siamo goduti la vita senza pensieri, senza badare a diete o a orari se facevo tardi la sera».

Lei è ambasciatrice dello sport italiano nel mondo, come vede la candidatura di Milano-Cortina per i Giochi del 2026?

«Inizialmente ero un po’ scettica per le due sedi ma, fatta in questo modo, effettivamente è interessante, si sfruttano i territori, si porta lavoro a tante persone e poi le Olimpiadi attirano tanta gente. Siamo partiti col piede giusto ma non sarà una passeggiata. Ho avuto la fortuna di vivere un’Olimpiade in casa ed è stato fantastico». 

A proposito dei Giochi di Torino 2006, lei vincendo il bronzo in staffetta a 15 anni e 314 giorni è tutt’oggi l’atleta italiano più giovane a vincere una medaglia olimpica ai Giochi invernali: ci fa un excursus delle sue quattro partecipazioni olimpiche?

«Ognuna mi ha dato emozioni diverse. La medaglia di Torino l’ho realizzata tempo dopo, per me era tutto nuovo. A Vancouver nel 2010 volevo vincere una medaglia individuale, ci sono riuscita sui 500 (bronzo) ma non me la sono goduta causa le polemiche che c’erano in squadra. Sochi nel 2014 pensavo fosse l’ultima. Ero andata per vincere l’oro, non ci sono riuscita e anche per questo successivamente ho maturato l’idea di andare a PyeongChang. Quella dello scorso anno è stata l’Olimpiade perfetta: ero pronta, ero consapevole di aver svolto una preparazione perfetta».













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