Doping coperto: condannati i vertici Fidal 

Favoreggiamento: 2 anni ai medici federali Fiorella e Fischetto, 9 mesi alla Bottiglieri. «Sapevano e non intervennero»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il caso Schwazer ha generato un nuovo terremoto. Per la prima volta i dirigenti di una federazione sportiva vengono condannati per aver “coperto” e dunque aiutato un atleta del proprio team a far uso di sostanze dopanti. La sentenza del tribunale monocratico di Bolzano è dirompente . La giudice Carla Scheidle è andata oltre le stesse richieste del pubblico ministero che per l’ex dirigente Rita Bottiglieri aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. La sentenza invece travolge tutto e tutti. I medici federali Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto sono stati condannati a 2 anni di reclusione e ad una multa di 10 mila euro a testa. Nove mesi (con una multa di 4 mila euro) sono stati inflitti a Rita Bottiglieri, che alla lettura della sentenza è scoppiata in lacrime. Tutti hanno dovuto rispondere di favoreggiamento, reato che si configura anche mediante una condotta finalizzata solo a nascondere il reato di doping commesso da un atleta. A Fiorella e Fischetto la giudice ha concesso la sospensione condizionale solo per la pena detentiva, mentre Rita Bottiglieri godrà della sospensione condizionale anche per la pena pecuniaria. Pesanti anche le pene accessorie. Fiorella e Fischetto sono stati interdetti dall’esercizio della professione medica per due anni e permanentemente (assieme a Rita Bottiglieri) dagli uffici direttivi del Coni. Tutti e tre non potranno più assumere alcun ruolo direttivo all’interno di qualsiasi federazione sportiva nazionale e anche all’interno di società e associazioni sportive.

I tre imputati sono stati anche condannati a risarcire la Wada (che si era costituita parte civile) per danni non patrimoniali (dunque morali e di immagine) per 15 mila euro (6 mila a testa Fiorella e Fischetto, 3 mila Bottiglieri). I tre imputati dovranno anche risarcire la Wada per le spese di costituzione di parte civile quantificate in 10.638 euro.

La giudice Scheidle ha annunciato il deposito delle motivazioni entro tre mesi ma tutti gli avvocati di difesa hanno già annunciato appello. Nessuno, tra i legali, ha voluto commentare il verdetto. Solo Pierluigi Fiorella ha rilasciato qualche considerazione: caustica e amara. “Le sentenze di solito non si commentano - ha detto - rimane il fatto che così come esiste la mala sanità esiste anche la mala giustizia. E’ un fatto abbastanza acclamato. Questa vicenda processuale non finisce sicuramente qui. Sono assolutamente tranquillo con la coscienza, molto più di qualcun altro e aspetterò il decorso degli eventi e l’appello. Ritengo che anche i fatti emersi durante il processo abbiano dimostrato che ho sempre fatto il mio dovere». L’inchiesta, condotta dalla Procura di Bolzano, ha visto impegnati a lungo anche i carabinieri dei Nas di Trento. «Sul fronte delle indagini - ha detto ancora Fiorella - ho provato grande delusione per l’atteggiamento della Procura e della polizia giudiziaria che ha dimostrato una competenza molto bassa. In Italia siamo abituati, non è una novità».

La sentenza, comunque, ritiene che i due medici federali inquisiti sapessero della spericolata decisione di Alex Schwazer di potenziare le sue capacità agonistiche facendo uso di sostanze dopanti. Avrebbero però evitato di intervenire, lasciando l’ex atleta azzurro da solo con il suo sciagurato progetto che lo portò a rovinarsi in via definitiva la carriera sportiva. Il processo non ha permesso di stabilire con certezza il movente, cioè il motivo per cui Schwazer fu sostanzialmente “coperto”. E’ probabile che si sia cercato da un lato di tutelare la reputazione di un atleta medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino e dall’altra di non affossare il sogno di un possibile bis a Londra. Del resto lo stesso Schwazer denunciò: «Fui usato e lasciato solo in nome del successo».

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