Fuzzy e Franco, i piloti a tutto gas rimasti folgorati dall’auto elettrica

Bolzano. Anche quest’anno l'Electric and New Energy Championship, il Campionato mondiale di regolarità per auto elettriche organizzato dalla Fia (Federation Internationale de l'Automobile) può...



Bolzano. Anche quest’anno l'Electric and New Energy Championship, il Campionato mondiale di regolarità per auto elettriche organizzato dalla Fia (Federation Internationale de l'Automobile) può contare sulla partecipazione di un equipaggio altoatesino di particolari competenze e capacità: quello composto da Fuzzy Kofler e Franco Gaioni, rispettivamente pilota e copilota, a bordo di un Audi e-tron, che viene ricaricata e trasportata grazie al prezioso sostegno della Gruber Logistics. Kofler e Gaioni hanno un passato legato all’automobilismo e in generale ai motori, di tutto rispetto.

Innamorato della Porsche.

In realtà Fuzzy Kofler non è solo un pilota, è la storia dei motori altoatesini (oltre che per anni un simbolo del commercio sportivo bolzanino, con il suo Sport Olympia, ex Sport Ruedl, in via Grappoli), lui che la sua storia l’ha iniziata in sella a una Vespa nel lontano 1962, passando poi alle auto storiche: «Il mio sogno era una Porsche del 1958 – ricorda Fuzzy, da tutti conosciuto così ma il cui vero nome è Walter –. La prima volta che l’ho vista in una competizione sulla Mendola, ho detto a mio padre che volevo quella macchina... Lui mi disse che avrei dovuto lavorare molto e così ho fatto, tanto che quarant’anni fa sono riuscito a comprarmela».

Da lì tante gare, poi l’incontro con Franco Gaioni e la proposta di Franco («Se dovessi avere bisogno di un co-pilota, chiamami!»), da cui tutto ha avuto origine : «Qualche anno fa il mio copilota storico mi ha annunciato che non avrebbe avuto più tempo di gareggiare – dice Kofler –. Allora mi sono ricordato di Franco e l’ho chiamato. Non me ne sono assolutamente pentito, anzi: se il rapporto tra pilota e copilota può essere paragonato a un matrimonio, devo dire che il nostro è ben riuscito. Penso sinceramente che Franco sia il miglior copilota in circolazione».

Franco non è cresciuto con i motori, ci è nato: «Mio padre, Romano, che è stato a lungo presidente della Scuderia Dolomiti, storico sodalizio bolzanino, faceva rally e noi avevamo un’azienda di trasporti, quindi i motori sono stati l’attrazione principale della mia infanzia – afferma Gaioni –. Anche io ho iniziato con le moto, poi mi sono spostato sul rally, fino a quando non mi sono preso un periodo di pausa legato al lavoro, durante il quale sono comunque rimasto nell’ambiente. Ho ricominciato a gareggiare nel 2012 con le auto elettriche insieme a Fuzzy, che stimo molto. Ha 70 anni, ma è giovane dentro, molto più giovane di persone che hanno la metà delle sue primavere».

Le prime avventure in gara.

Fuzzy e Franco ne hanno già combinate tante. Per citarne una: il Rallye di Montecarlo Historique dello scorso inverno, a cui hanno preso parte con una Steyr Puch 650 degli anni ‘60, paragonabile a una Fiat 500, percorrendo i primi 400 km a luci spente, perché rotte, e senza mai montare i chiodi in 22 ore di gara sotto la neve. Pazzi? No, solo appassionati e dotati di tutte le caratteristiche che un equipaggio deve avere per lavorare bene insieme e raggiungere buoni risultati: rispetto, puntualità, concentrazione, fiducia reciproca. I presupposti non possono che essere positivi per il Mondiale di regolarità per auto elettriche, a cui i due altoatesini hanno avuto la possibilità di prendere parte grazie alla sponsorizzazione di Audi e-tron.

Il passaggio all’elettrico.

Ma come è avvenuto il passaggio alle auto elettriche?

«È stato grazie a Josef Unterholzner, patron di Audi Team Autotest Motorsport, che otto anni fa aveva acquistato da poco delle auto elettriche e voleva dimostrare alla gente che erano perfettamente affidabili e che rappresentavano il futuro, così mi ha proposto di sponsorizzarmi una gara – racconta Fuzzy Kofler –. Io all’inizio non volevo saperne, poi ho accettato e con mia figlia ho partecipato alla Monaco-Sankt Moritz, percorrendo 600 km con la macchina più piccola di tutta la competizione. È partita una scintilla e ho voluto continuare, anche se ero scettico, perché un’auto elettrica non ha un motore rombante, quella componente che ho sempre ritenuto la vera anima di un veicolo...».

Agli esordi, Fuzzy non era il solo a essere titubante sulle auto elettriche, anche Franco aveva dei dubbi: «Mi sono dovuto ricredere. L’elettrico è il futuro, ormai ci sono tutte le tecnologie sia per le macchine sia per le ricariche, siamo noi che siamo lenti».

L’importanza del copilota.

La svolta dell’elettrico non è stato l’unico cambiamento a cui è andato incontro Franco: «Io sono nato pilota e morirò pilota, ma con Fuzzy mi sono messo in gioco in un ruolo nuovo, quello del copilota, che ha una funzione fondamentale, non meno importante rispetto a quella chi guida».

Basti pensare a come funzionano le gare di regolarità, che sono strutturate come i rally, con l’unica differenza che le prove cronometrate sono di regolarità e non di velocità. Cosa vuol dire? «C’è un tratto di strada, di solito chiamato settore, a cui viene assegnato un tempo imposto che viene controllato al minuto, e ogni auto ha un minuto di partenza e uno di arrivo – spiega Franco Gaioni, che, in quanto copilota, esegue calcoli estremamente complessi per garantire la riuscita della gara -. Per ogni ogni minuto di ritardo o di anticipo rispetto a quello prestabilito c’è una penalità. All’interno del settore si svolgono le prove cronometrate, quelle che nei rally sono prove speciali e devono essere percorse nel minor tempo possibile, mentre nella regolarità sono da percorrere a una velocità predefinita o, per dirla in altro modo, in un determinato tempo. Le prove cronometrate vengono controllate al decimo di secondo o al centesimo di secondo, i ritardi e gli anticipi vengono sommati ai ritardi e agli anticipi dell’intero settore».

Affrontare un Mondiale.

Il Mondiale di regolarità per auto elettriche si svolge in numerosi Paesi, europei e non solo, motivo per cui il trasporto delle auto diviene fondamentale: «Abbiamo la necessità di far arrivare le macchine perfettamente cariche alle gare e preferiamo non rischiare imprevisti percorrendo lunghi tratti via strada – dichiara Franco –. Ecco perché abbiamo scelto di appoggiarci a un’azienda di trasporti e in particolare alla Gruber Logistics, molto attenta agli aspetti green e dove io lavoro. Quando possibile, le auto vengono caricate su camion Lng (gas naturale liquefatto), altrimenti, sfruttando l’intermodalità, le facciamo viaggiare in treno o su nave».

E sul tema della sostenibilità interviene l’amministratore delegato del Gruppo Gruber Logistics, Martin Gruber: «Come azienda di trasporti a conduzione familiare, con sede in un territorio dal grande valore naturalistico come quello altoatesino, non potevamo rimanere indifferenti al tema della sostenibilità nei trasporti. Per queste ragioni, da più di trent’anni abbiamo raccolto la sfida del trasporto combinato strada-rotaia per ridurre l’emissione di anidride carbonica e continuiamo ad investire nel nostro parco mezzi che comprende esclusivamente camion Euro 6, a cui si sono aggiunti anche veicoli alimentati a gas naturale liquefatto. Io stesso possiedo un’auto elettrica, perché credo fortemente in questo tipo di alimentazione per le macchine».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità