Gli ottant’anni del cavaliere romagnolo dell’hockey 

Il traguardo. A Bolzano Alberto Ferrini in campo sportivo è sempre stato personaggio di primo piano dai tempi del Latemar e dell’Hockey  Club Bolzano per arrivare all’ all’organizzazione dei campionati mondiali del 1994. Presidente storico dei veterani dello sport


Franco Sitton


Bolzano. In tempi di coronavirus finiscono purtroppo… in quarantena le grandi feste con parenti e amici. Ne sa qualcosa il presidente storico dei veterani atesini dello sport, il cav. Alberto Ferrini, che voleva festeggiare in pompa magna i suoi splendidi ottant’anni. E invece quando il calendario segnava il fatidico 29 aprile niente baci e abbracci, niente balli e musica, niente prosit e cin-cin in allegra compagnia. Ieri un bel pranzetto in famiglia con la consorte Paola e – in virtù delle nuove tecnologie – collegamento video con le famiglie degli “eredi” Claudio, Silvia e Manuela per spegnere virtualmente le 80 candeline sulla torta.

A Bolzano Alberto Ferrini in campo sportivo è sempre stato personaggio di primo piano dai tempi del Latemar e dell’Hockey Club Bolzano per passare nell’ormai lontano 1994 all’organizzazione dei campionati mondiali nel nuovo stadio del ghiaccio di via Galvani. Quando però si raggiunge in eccellente salute un bel traguardo anagrafico, come quello degli ottant’anni, sarà il caso di riepilogare a grandi linee le principali tappe di una vita ricca di soddisfazioni nel lavoro e nello sport.

Romagnolo purosangue, classe di ferro 1940, il piccolo Ferrini sceglie lo sport più popolare per mettersi in luce: ovviamente il calcio. Si fa le ossa nelle leve giovanili del Rifino a 18 anni quando cambia vita e si trasferisce a Bolzano. E’ il 1958. Un giocatore fisicamente ben piantato e caratterialmente aggressivo non ha difficoltà a continuare, sia pur a livello dilettantistico, la sua esperienza calcistica prima con il Gruppo Sportivo Lancia e quindi a Cagliari “sotto la naja” con la rappresentativa militare dell’Aeronautica ma un infortunio al ginocchio lo blocca per alcuni mesi.

Stop al calcio. A Bolzano sboccia un nuovo amore: l’hockey su ghiaccio. E sboccia l’amore – siamo nei mitici anni ‘60, negli anni dei Beatles – anche sul posto di lavoro come accade a varie coppie. La banca offre il posto sicuro e un’eccellente remunerazione al 27 del mese. Alla sede centrale della Cassa di Risparmio in ragioneria batte sui tasti della storica Olivetti un’impiegata bella e simpatica. Non è un bagnino ma il nostro Alberto ma viene dalla Romagna notoriamente terra di corteggiatori. Dal fidanzamento si passa al matrimonio con la signorina Paola Ongaro. Da quel giorno, dalla pioggia di riso all’uscita della chiesa e dal taglio della classica torta, è passato mezzo secolo. Il bancario Ferrini ha fatto carriera. E’ stato promosso e designato direttore dell’agenzia 3 della Cassa di Risparmio. Fra via Torino e via Dalmazia conosce problemi e difficoltà del piccolo mondo commerciale e artigianale che ruota attorno al popoloso rione della Bolzano nata negli anni Trenta

In questa pagina puntiamo però l’obiettivo sull’uomo di sport. Alberto Ferrini si innamora dell’hockey e soprattutto dei ragazzini da avviare al pattinaggio e all’uso disinvolto della stecca. Trova terreno fertile nella succursale dell’Hockey Club Bolzano, nella gloriosa Latemar. Un bilancio davvero strepitoso per un dirigente arrivato dalla Riviera romagnola nel cuore delle Alpi: 24 titoli nazionali nelle categorie giovanili, quattro scudetti con la prima squadra nella serie B dell’hockey con promozione nel massimo campionato. Qui giocano le star, qui i migliori oriundi e i migliori bolzanini. Lui, Alberto Ferrini, li conosce tutti e non solo loro ma intere generazioni di uomini e donne, ragazzini e ragazzine, che vanno a pattinare per divertirsi a tempo di musica nello storico palaghiaccio di via Roma. Di quell’impianto, che ospitava anche la Fiera Campionaria e che ora si chiama “piazza Lino Ziller” in omaggio al primo sindaco del dopoguerra, il gran capo della Latemar era responsabile della gestione. Un impegno organizzativo non trascurabile, una carta da giocare come… credito formativo. Non a caso gli viene assegnato un ruolo dirigenziale importante nella società che va per la maggiore, nell’Hockey Club Bolzano, negli anni d’oro ‘70 e ‘80.

Gli anni d’oro

Diavoli Milano prima e Cortina poi erano le squadre che dettarono legge negli anni del Dopoguerra e del boom economico. Nel 1963 ci fu la prima scintilla del Bolzano di Ciccio Ferraris, Frigo, Tucci, Longarini e altri grandi (anzi De Grandi). Passarono altri dieci anni prima che l’Hockey Club Bolzano vincesse il suo secondo scudetto. Era il 1973. Ferrini ricorda d’aver rischiato l’infarto nelle tre finali con il Cortina. Prima gara vittoria in trasferta. Secondo match perso in casa. La bella a Ortisei aveva preso una brutta piega: 4 a 1 per il Cortina ma in sette minuti i biancorossi rovesciarono il risultato e conquistarono il titolo di campioni d’Italia con i gol di Hubert Gasser, Benvenuti, Pasqualotto, Refatti e il sigillo di Rolly. Da 1 a 4 a 5 a 4. Roba da infarto. Oltre al Cortina si era affacciato alla ribalta nazionale anche il Gardena. Ferrini è ancora tra i “suoi ragazzi” , è uno dei più fedeli collaboratori del presidente Ander Amonn, quando la truppa di di Gösta Johansson, trascinata dai fratelli Rudy e Goradz Hiti, realizza una magica tripletta, tre scudetti consecutivi dal 1976 al ‘79. Negli anni ‘80 addirittura un poker di titoli tricolori per il Bolzano che esalta due nuovi idoli: lo scatenato Chip- Chip- Chipperfield all’attacco e Jim Corsi a difendere la gabbia con interventi miracolosi. “Sono ricordi bellissimi incancellabili” mi disse un giorno Ferrini “come dimenticare la stella, il decimo scudetto nel 1988, quando ingaggiammo The Magic Man, il mitico Kent Nilsson.” Altri scudetti, altre notte magiche anche alla fine del secolo scorso quando però Alberto Gerrini si getta con “anima e core” nell’organizzazione dei campionati mondiali di hockey nel nuovo stadio di via Galvani. Per le sue capacità manageriali viene nominato vicepresidente del comitato organizzatore e alla fine della manifestazione il bilancio è più che lusinghiero. Meritato l’encomio solenne. Altra parentesi sportiva la segreteria del Panathlon Club Bolzano un ente affiliato al CONI che si batte per il fair- play, per il rispetto delle regole e dell’avversario. Ogni mese una serata conviviale sotto la presidenza di Vito Carion.

Presidente dei veterani dello sport

A cavallo dell’anno Duemila la sezione di Bolzano dell’UNVS –l’Unione nazionale veterani dello sport anch’essa affiliata al CONI – cerca un ricambio. Per impegni statutari deve lasciare gli amici altoatesini il cav. Lucio Buoso, il “delfino” a Milano del leggendario schermidore Mangiarotti, l’atleta azzurropiù medagliato nella storia olimpoica. A raccogliere ilò testimone – siamo all’assemblea del 2002 – c’è per indicazione praticamente unanime un altro cavaliere della Repubblica per meriti sportivi, Domenico Alberto Ferrini, che vanta importanti credenziali in campo organizzativo nel mondo dell’hockey. Di quadriennio in quadriennio viene confermato alla presidenza dei Veterani atesini dello sport. Ci sono da organizzare da gennaio a ottobre una decina e anche più di gare di discipline diverse per il Trofeo Prestige – Fondazione Cassa di Risparmio. Senza togliere sale e pepe dall’agonismo Ferrini “inventa” simpatici rinfreschi a fine competizione per rinsaldare l’amicizia fra i soci. Non c’è “un uono solo al comando”. Ci sono veterane e veterani, dirigenti e non dirigenti, che offrono il loro prezioso contributo. La stessa atmosfera si avverte nelle gite di una settimana o di una sola giornata in nel nostro Bel Paese o all’estero: Parigi e i castelli della Loira, la Borgogna e l’Alsazia o la Costa Atlantica in Francia, l’Andalusia, la Germania di Lipsia e dresda, la Polonia da Cracovia a Varsavia sino a Danzica. Ferrini guida questi “strani” gruppi di veterani che conoscono i tesori d’arte della Sicilia, della Campania, della Basilicata forse più di quelli conservati nell’Alto Adige – Südtirol.

Cavaliere della Repubblica, encomio solenne per i mondiali di hockey, nel 2014 un’altrta significativa onorificenza: il premio “Una vita per lo sport” assegnato annualmente dall’USSA di Carlo Bosin a chi ha dedicato tempo libero e fatto anche sacrifici per la promozione sportiva.

Alberto Ferrini ha avuto l’onore in veste di presidente di premiare il fiuor fiore dei campioni e campionesse di questa terra di confine. Da Armin Zöggeler a Carolina Kostner, da Christof Innerhofer ad Andreas Seppi, dalla pluripremiata Tania Cagnotto all’olimpionico Simone Giannelli. E l’hockey? Non poteva mancare nell’albo d’oro dei veterani Alex Egger il capitano degli ultimi trionfi. Due le squadre nel cuore di Alberto Ferrini, due squadre che lo fanno gioire e talvolta soffrire: l’Hockey Club Bolzano e il Milan (ma quello dei Baresi, dei Gullit, dei Van Baste ) .

Nella vita familiare pochi mesi fa una bella festa con figli e nipoti in un castello altoatesino per i 50 anni di matrimonio, per le invidiabili nozze d’oro. A 80 anni si può vivere anche di ricordi. O di speranze. Innanzitutto la speranza di ritrovare e abbracciare i vecchi amici. i veterani dello sport e non solo loro, per stappare in compagnia il classico Prosecco considerato (non dai virologi!) il miglior antivirus. In sottofondo “Romagna mia, Romagna bella” in attesa di tempi migliori.













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