Granfondo e grandi ambizioni 

Il bilancio. L’esperienza di Team Robinson Trentino e Team Sotto Zero nella Visma Ski Classic, la “coppa del mondo” delle lunghe distanze  Gli exploit di Cappello e Piller, bene anche Busin, Tanel e Panisi. Casadei: «Queste gare sono l’essenza del fondo e hanno forte appeal mediatico»



Terento. Lo sci di fondo si spalma su diverse specialità, ma una in particolare è più vicina agli amatori, quella delle lunghe distanze, o meglio le granfondo. Nella CdM tradizionale la distanza massima è di 50 km (in passato sono state inserite anche alcune granfondo, come Marcialonga). Da qualche anno è nato il circuito Visma Ski Classics, in pratica la CdM lunghe distanze, che annovera alcune tra le maggiori granfondo mondiali e in Italia le due gare “prologue” di Livigno, La Venosta, Marcialonga e Dobbiaco-Cortina. La forza di Ski Classics è l’esposizione mediatica, TV soprattutto, con lunghe e affascinanti dirette.

Quest’anno in gara 35 team, due quelli italiani, Team Robinson Trentino e Team Sotto Zero, che hanno chiuso rispettivamente al 15° e 25° posto. A guidare il Team Robinson Trentino ci sono il presidente Gianni Casadei e il team director Bruno Debertolis, atleta dal passato tutto da incorniciare. Doveroso insomma fare il punto col miglior team italiano. Arrivati a questo punto, visto lo stop di tutto lo sport mondiale, è ora di bilanci, come spiega Debertolis: «Credo sia d’obbligo parlare di quello che sta accadendo... Lo stato d’animo che tutto il mondo sta vivendo è qualcosa di nuovo, sconosciuto, quasi pauroso, e di conseguenza lo sport, sinonimo di salute, vitalità e benessere fisico-mentale, deve dare un segnale e il proprio contributo, dimostrando solidarietà e coesione nel trasmettere i veri valori ‘di squadra’, di determinazione e di resilienza! Per noi è stata un’annata positiva: grazie alla tenacia dei nostri ragazzi e alla professionalità dello staff tecnico abbiamo collezionato una lunga striscia di podi, ben 27 con 13 vittorie, 5 secondi e 9 terzi nelle varie gare disputate. Per quanto riguarda i giovani, da questa stagione che ha sancito un radicale cambiamento nel nostro organico, abbiamo cercato di investire su figure nuove, motivate e provenienti da diversi contesti. Florian Cappello, altoatesino, 24 anni, proveniente dall’ambiente pro, ha accolto la nostra sfida con parecchie riserve, ma grazie all'ambiente familiare e all’accoglienza di staff e compagni di team le ha sciolte, ripagandoci con ben 5 vittorie. Anche Caterina Piller, 21, uscita dai ranghi giovanili e allo stato attuale studente universitaria, temeva le "distance", ma ha centrato 5 podi. Non dimentico Lorenzo Busin, 23, ormai riferimento quando si parla dei migliori italiani nel double poling, alla seconda stagione Ski Classics: ha compiuto passi da gigante in soli 15 mesi di focalizzazione nelle marathon, infastidendo, a volte battendo, i migliori interpreti italiani della disciplina. C’è anche Matteo Tanel, nuovo in queste sfide, ma che ha portato una ventata di determinazione e di divertente entusiasmo...che non guasta mai. E Gilberto Panisi, persona stupenda prima che atleta di lusso, il quale ha dimostrato al mondo che con la determinazione e la voglia di arrivare nulla è precluso. Primo italiano alla Marcialonga e convocato ben 3 volte dalla nazionale per la CdM e vincitore addirittura di una tappa di Coppa Svezia, luogo dove ormai da cinque anni vive, studia e si allena. Direi che il futuro è nelle loro mani».

Al discorso si aggiunge Casadei: «Rispetto ai paesi nordici, è come se in una gara di 100 metri noi partissimo 50 metri più indietro; loro hanno tradizione, cultura, vivono di sci, hanno budget spropositati e, soprattutto, capiscono che queste gare sono l'essenza del fondo e danno loro grande risalto mediatico. Da noi tutto questo manca, c'è una prospettiva asfittica, chiusa mentalmente, mancante di una visione prospettica, con un provincialismo esasperante; in Italia si fatica a capire che queste competizioni sono spettacolari anche dal punto di vista mediatico, attraggono folle di appassionati e potrebbero essere trainanti per tutto il movimento, allargando la base dei partecipanti, degli atleti, degli sponsor; inoltre sono gare assolutamente competitive, che invece molti “fighetti” di casa nostra considerano di serie B. Vorrei dire loro di provare per vedere dove arrivano, ma è meglio che rimangano nella loro ‘comfort zone’ e nelle garette di Coppa Italia».













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