«Il Brasile mi manca ma il Bubi è una famiglia Meritiamo la Serie A2» 

Parla il pivot della squadra meranese. In Italia dal 2006, ha raggiunto il traguardo dei 200 gol con i giallorossi. «Al mattino lavoro, al pomeriggio scuola calcio e alla sera allenamento»


Matteo Igini


Nel 2006 Valdemir Beregula ha fatto le valigie. Ha lasciato il suo Brasile ed è arrivato in Italia. L’ha girata in lungo e in largo, giocando in Sicilia, Lazio, Marche, Veneto. È a Merano, però, che il bomber si è fermato. Non in termini di reti, perché non ha mai smesso di segnare. Impossibile per un pivot che ha il gol nel suo DNA: semplicemente, non ha più cambiato squadra. Perché la maglia giallorossa del Bubi è ormai la sua seconda pelle. Valdemir Beregula, in arte “Vacca”, o - meglio ancora - il Bomber, lo scorso novembre ha toccato quota 200 reti con il club meranese. Un bottino, che nel frattempo ha incrementato, ma il grande obiettivo è solo uno. Tornare in A2 dopo l’amara retrocessione della passata stagione. I ragazzi di mister Saiani occupano la seconda posizione del girone B della Serie B, appena superati dall’Atletico Nervesa. Inoltre, hanno conquistato l’accesso alla Final Eight di Coppa Italia. Anche il calcio a cinque, però, si è bloccato per l’emergenza Covid-19.

«Siamo partiti molto bene e abbiamo disputato un girone d’andata praticamente perfetto - analizza Beregula, classe 1985 -. Al ritorno, invece, abbiamo sbagliato qualche partita, ma siamo lì, pronti a giocarcela. D’altronde è difficile che si mantenga sempre lo stesso livello per tutta la stagione, ma ci siamo ripresi e ci auguriamo che si riesca a concludere la stagione. Ci troviamo in questa situazione inimmaginabile e non so quando, e se riprenderemo. Vedremo. Però dobbiamo stare uniti, rispettare le regole e sperare che passi tutto».

Siete in piena corsa per la promozione in A2 e avete anche centrato la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia. Risultati davvero importanti.

«Sì, infatti, per la prima volta in Coppa la società ha conquistato questo grande traguardo e sarebbe bellissimo se riuscissimo a disputarla».

Come si sta a Merano?

«Sono arrivato nel 2013 e mi trovo veramente bene. Vivo qui con la mia famiglia e non ho mai pensato di cambiare. Da quest’anno, inoltre, durante la mattina lavoro anche alla Siebenförcher, mentre come in passato il pomeriggio lavoro con la scuola calcio e la sera mi alleno con la squadra».

Quando è stato contattato dal Bubi cosa ha pensato?

«Che sarebbe stata un'avventura interessante. Ero in Italia già da sei, sette anni e ho cambiato tante squadre. Poi è arrivata la chiamata del presidente Calovi e ho accettato con entusiasmo. È stata la scelta giusta perché mi trovo veramente bene con la società, molto seria, con i dirigenti e il gruppo. Il progetto è vincente, siamo cresciuti tanto, siamo arrivati in A2 e resta solo il rammarico per la retrocessione, ma speriamo di tornarci prima possibile. È la categoria che meritiamo».

In questa stagione avete affrontato il Futsal Atesina in un derby ricco di ex. Che effetto le ha fatto ritrovare da avversario mister Roberto Vanin, che per tanti anni è stato il suo allenatore, e tanti altri ex compagni?

«Mai avrei immaginato che potessi giocare contro mister Vanin. Mi ha portato lui a Merano, abbiamo lavorato assieme per tantissimi anni ed è stato strano vederlo come avversario. Abbiamo un grande rapporto di amicizia».

E con mister Giuseppe Saiani come va?

«Mi trovo molto bene. Stiamo facendo una grande stagione e sono contento anche per lui. Lo merita visto tutto l’impegno che ci mette».

Ci tolga una curiosità. Come mai la chiamano “Vacca”?

«(Risata, ndr) Quando ero in Brasile, da piccolo, hanno iniziato a chiamarmi così per via di alcune macchie, dei punticini che avevo da piccolo. Adesso si vedono meno».

Non le manca il Brasile?

«Un po’ sì. Lì abbiamo la famiglia e gli amici, però qui stiamo bene. Ogni due anni ci torniamo per abbracciare i nostri familiari, ma anche loro vengono a trovarci in Alto Adige».

Lei ha due figli, entrambi maschi. Calcisticamente seguiranno le orme del papà?

«Tutti e due giocano a calcio a 5 con il Bubi e li alleno io. Il più piccolo, Pietro, del 2011, si vede già che diventerà un pivot. Il più grande, Lorenzo, del 2009, gioca più dietro, è molto tecnico».

Cosa rappresenta il Bubi per lei?

«È una società diversa. È una famiglia. Qui privilegiano l’aspetto umano e questo ti garantisce tanta tranquillità. Tutti danno sempre il massimo e i risultati si vedono».

In Brasile ha giocato solo a calcio a 5?

«Di solito si inizia con il calcio a 5, poi, quando si hanno 13 anni, si prova col calcio a 11. Ho anche sostenuto un provino a 11, ma ho sempre preferito il futsal. A 16 anni mi allenavo già con una squadra professionistica e vivevo lontano da casa. Poi nel 2006 sono arrivato in Italia grazie a Robson Marani, che mi ha chiamato in Brasile e portato alla Marca in A2. Nel 2007 ho giocato con l’Augusta in A1, poi sono stato a Ceccano, quindi ho disputato due stagioni a Civitanova, prima di passare prima al Carrè Chiuppano e poi al Fassina. Infine sono approdato al Bubi. A Merano ci troviamo tutti bene, con il lavoro, le amicizie e siamo davvero felici. L’Italia ora sta attraversando un periodo difficile, dobbiamo tenere duro, in attesa che questo momento finisca».

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