Juve, la prima soffre con l’ultima
Un grande Pelizzoli tiene in partita il Pescara. Doppietta di Vucinic e scudetto più vicino
TORINO. Una doppietta di Vucinic e un po’di sofferenza valgono per la Juve il 2-1 finale con il Pescara, altro mattone per lo scudetto. E la possibilità di tuffarsi subito sul sogno di rimonta con il Bayern, campione di Germania a tempo di record (sei giornate al termine della Bundesliga).
Quando si parla di successo sofferto, bisognerebbe rivedere la partita dei bianconeri contro gli ultimi in classifica, che ne è lo spot perfetto: non c’era pronostico, eppure i bianconeri fino all’ultimo secondo si sono sentiti tremare le gambe contro un avversario in dieci e già praticamente retrocesso. Alla fine però, fa più tre e mai come oggi Conte può parlare di «mattone» per lo scudetto perchè in caso di non vittoria, oltre al rischio di vedere avvicinarsi troppo Napoli e Milan, le ripercussioni psicologiche sulla squadra sarebbero state pesanti, oltretutto a pochi giorni dalla rivincita contro il Bayern. La Juve non ha deluso, pur essendo priva di pezzi da novanta come Pirlo e Marchisio, più Barzagli e Chiellini squalificati e più Giovinco, che alla mezzora è uscito per una botta al ginocchio. Ma se il Pescara non è mai pervenuto dentro l’area avversaria (il suo gol è arrivato da fuori), c’era però un portiere, Pelizzoli, che, come spesso accade, a Torino ha voglia di fare il fenomeno, esaltato dall’avversario e dallo stadio. Pelizzoli ha preso tutto, proprio tutto e quando non ci è arrivato, si è visto respingere dal palo una conclusione di Quagliarella. Si è arreso solo su un rigore netto ma evitabile con un po’ più di attenzione da parte del suo compagno appena entrato Bianchi. Poi si è scatenato il fino a quel momento irritante Vucinic e ci ha messo dentro anche il bis, con il solito gol pazzo. Poi la Juve si è concessa la distrazione fatale a dieci minuti dal termine, concedendo campo a un buon tiratore da fuori come Cascione. Brividi finali, dunque, con la palla che scottava, ma era solo una questione di testa perchè il successo ieri era troppo importante.