Per Pablito i “ragazzi dell’82” 

Addio Paolo Rossi. Gli eroi dell’Italia Mundial nel Duomo di Vicenza per l’ultimo saluto al grande bomber. La commozione di Cabrini: «Già mi manchi». Furto nella casa di Bucine. I ladri hanno saccheggiato il suo agriturismo durante i funerali



Vicenza. Capelli ingrigiti, occhi lucidi ma passo fermo, si sono ritrovati intorno al loro Paolo Rossi i “ragazzi dell’82”, per l'ultimo saluto all’amico fraterno che con i suoi gol li portò «sul tetto del mondo», come ha ricordato Giancarlo Antognoni. Appoggiata sulla spalla del compagno in azzurro, aiutato da Gentile, Tardelli, Cabrini, Collovati e dal figlio Alessandro, la semplice bara di legno chiaro ha varcato il portone del Duomo di Vicenza, città che “Pablito” aveva scelto per il proprio funerale e dove si era rivelato al grande calcio. Prima della funzione il vescovo aveva benedetto la salma nella camera ardente allo stadio Menti.

Intorno alla seconda moglie Federica Cappelletti ed alle figlie avute da lei - Sofia Elena e Maria Vittoria - si sono stretti, tra i tanti, Altobelli, Bergomi, Conti, Causio, Graziani, Dossena. Sui banchi della chiesa anche Baggio, che ha faticato a nascondere le lacrime, Bettega, Galderisi, Oriali, Maldini, Massaro, Tacconi. Ai lati del feretro i gagliardetti delle squadre nelle quali aveva giocato.

Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, vi ha poggiato la maglia col numero 20, quello che accompagnò le imprese di Rossi in Spagna.

Fuori dal Duomo, dietro le transenne poste a delimitare la piazza, tanta gente, commossa e con le sciarpe biancorosse al collo. Ed i cori “Paolo, Paolo...” e “Pablito, Pablito...”.

I ricordi del giornalista Fabio Guadagnini (che ha letto una poesia e ne ha ricordato l'amore per l’arte e la cultura) e dell’amico Luigi Pelaggi, fra l’altro socio in affari di Rossi, hanno aperto la cerimonia. «Ho perso non solo un amico, ma un fratello. Quante emozioni abbiamo condiviso. Siamo stati parte di un gruppo, di “quel gruppo”». Un Antonio Cabrini affranto ha salutato così il compagno in azzurro e nella Juventus. «Pensavo che avremmo camminato insieme ancora a lungo. Già mi manchi, mi mancano i tuoi scherzi, le tue parole di conforto, le nostre liti ed il tuo sorriso - ha proseguito - Sono quelli come te che rendono bella l’amicizia. Non ti lascerò andare. Sarai sempre dentro di me, ti prometto di stare vicino a Federica ed ai tuoi figli, ma tu restami vicino». «Il più grande di tutti - per Altobelli - Avrei voluto essere lì a tenergli la mano».

L’omelia spetta a don Pierangelo Ruaro, direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Vicenza. Ha scelto di chiuderla con la citazione da una canzone di Renato Zero: «Benedici Signore attori, musicisti, fantasisti e il popolo del circo. Tutta questa gente che comunica felicità attiva, positiva e generosa. In questo elenco mettiamo anche te, Paolo, grazie per aver fatto sognare tanta gente e insegnato a vivere. E a te, Signore di avercelo donato». «Ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio. Ora ti allenarai nella Coverciano del cielo e giocherai con la Nazionale di lassù - aveva detto in precedenza - Astuto come un serpente in campo ma in tutta la sua vita semplice come una colomba, così era Paolo».

«Mi auguro che lui possa aver visto tutto questo affetto - ha detto la moglie Federica al termine della messa - Ricordare certe cose fa male, però è giusto così: Paolo era della gente. Con la sua forza mi ha insegnato il coraggio».

L’ultimo viaggio lo riporterà nella natia Toscana. Prato gli vuole intitolare lo stadio, Perugia - dove il corpo verrà cremato - lo saluterà oggi con una cerimonia privata al Curi.

Nel giorno dei funerali, mentre tutta l’Italia piangeva per l’addio a Paolo Rossi, la casa di “Pablito”, a Bucine, nella campagna toscana, è stata svaligiata. Lo apprende l’Ansa. Al rientro da Vicenza nell'agriturismo in Toscana, la moglie Federica ha trovato il caos conseguente a un furto.













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