«Prima di appendere i pattini vorrei tornare a giocare per il Bolzano» 

Il fenomeno canadese rivela il suo sogno trasformandolo in impegno. Per ora futuro incerto. «Devo capire se ci saranno le condizioni per giocare la prossima stagione in Europa»


Thomas Laconi


Bolzano. Non tutti i giocatori di hockey, soprattutto quelli che magari, all'improvviso, si ritrovano proiettati in un altro mondo, possono vantare di aver mantenuto fede alla storica frase pronunciata, secoli orsono, da Gaio Giulio Cesare.

Mike Halmo, per tutti “il gladiatore”, a Bolzano ha messo tutti d'accordo a colpi di classe, gol pesantissimi, cariche in balaustra, coraggio e tanta, tantissima leadership, qualità con cui Pat Curcio, allora coach del Bolzano, esaltò Halmo al suo arrivo al Palaonda, a due giorni esatti dall'inizio della stagione 2017/2018. Quel ragazzone di 26 anni, nonostante le 20 presenze in NHL con i New York Islanders e sei anni di Ahl con stats di tutto rispetto, aveva sfidato il destino, sbarcando in Europa. Una scelta ripagata dal titolo Ebel 2018, in cui Halmo, sul ghiaccio, ma anche nel “bunker”, dove le vittorie si costruiscono con gli sguardi e la passione, fu straordinario protagonista.

Due anni dopo, Halmo non ha dimenticato quel periodo, anzi, da quell'annata fantastica, partita malissimo, terminata come una dolcissima fiaba a lieto fine, ha imparato ad amare ancor di più l'Alto Adige, i suoi paesaggi, le sue montagne. I tifosi, quelli biancorossi, già sognano quello che sarebbe un clamoroso ritorno. Halmo, uomo saggio e di poche parole, un giorno tornerà a giocare a Bolzano per continuare a vivere, ancor più intensamente, quella che è diventata la sua seconda casa.

Il fenomeno canadese, intanto, pensa ad altro, continua a godersi le sue personalissime vacanze attive, a suon di uscite in bicicletta, con dislivelli discretamente importanti, pattinate leggere e quantità industriali di sedute di atletica.

Mike Halmo, quanto è stato difficile per uno “stakanovista” come lei restare fermo, dopo una stagione frenata bruscamente dal Covid-19?

«Anche in una situazione così anomala ho cercato semplicemente di godermi il mio tempo senza l'hockey. Sudo parecchio, faccio tanto allenamento e mi dedico al ciclismo, poi ho anche avuto la fortuna di pattinare un po' con la squadra juniores dell'Egna. È stato un piacere per me vedere la bravura e la passione dei giovani locali e constatare che dietro al loro lavoro, esistono, anche qui, figure professionali preparate e piene di passione».

Come ha trascorso questo lungo periodo nel quale il mondo si è fermato?

«Sono in Alto Adige da quando nel vostro Paese è cominciato il periodo di isolamento. Sono stato molto fortunato a stare con la mia ragazza (Maria, una ragazza di Appiano ndr) e la sua accogliente famiglia in questo periodo molto difficile. Abbiamo cercato di trarre il meglio da una situazione sfortunata, tutti loro si sono presi molta cura di me, mi hanno fatto sentire a casa, insieme ai miei tanti amici e a quelle persone con cui, in questi anni, ho potuto instaurare un bel rapporto umano».

Come ha vissuto personalmente il periodo di lockdown?

«Questa situazione di anormalità è stato un momento difficile per tutti, anche se non voglio lamentarmene troppo, perché tante persone meno fortunate di me hanno sofferto molto di più. In Canada, lontano da qui, la vita della gente migliora di giorno in giorno: speriamo che questo trend prosegua e non si arresti. Sono molto fortunato ad essere qui, perché tornare in Alto Adige mi regala sempre una sensazione speciale. Non solo per il ricordo delle vittorie e della squadra che abbiamo avuto in quel fantastico 2018, ma anche per la gente, la cultura e naturalmente per le bellissime montagne e i laghi che animano questo territorio. Mi sento di dedicare un pensiero alle tante persone che ho potuto conoscere in questo tempo. La gente qui è davvero calorosa, disponibile, squisita, ci sono davvero tane persone speciali. Penso anche ai tifosi e alla gente comune al di fuori di questo mondo: mi sento felice e questa gioia deriva anche dall'accoglienza che questo territorio ha saputo riservarmi. Veramente fantastico».

Parliamo di hockey: il mercato è fermo, tanti campionati partiranno in ritardo e in generale il futuro in tante leghe resta un incognita? Cosa pensa di questo momento così complicato?

«La domanda ha già una risposta. Il momento è molto complicato e il futuro, quando mancano certezze, è davvero difficile da prevedere. Altro non si può davvero aggiungere, la fotografia, in questi momento e a tutti le latitudini hockeystiche, è semplicemente questa».

Mike Halmo che idea ha del suo futuro?

«Anche il mio futuro con l'hockey rimane incerto e devo ancora capire se ci saranno le condizioni affinchè possa tornare a giocare in Europa. Ci sono tante situazioni da valutare».

Il Bolzano è sempre nel suo cuore?

«Il Bolzano è rimasta una parte importante di me e resterà sempre un'opzione per il mio futuro da giocatore. Non so quando tornerò, se già dalla prossima stagione, o più avanti, è ancora prematuro da prevedere, ma posso tranquillamente affermare che prima di appendere i pattini al chiodo vorrei davvero tornare a vestire la maglia biancorossa. Vediamo cosa mi riserverà il futuro: al momento è davvero impossibile abbozzare un pronostico, l'incertezza regna sovrana da ogni parte».

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