Serie B e florido vivaio Le Aquile volano ancora

Procedono con buoni risultati le prove di rilancio della neonata HCM Junior La “bandiera” Max Ansoldi è l’head coach, Nicole Gius preparatrice atletica


di Simone Facchini


MERANO. Di resurrezioni e di prove di rilancio l'hockey meranese ne ha vissute tante. Alcune compiute, altre impantanate in mezzo al guado, altre ancora fallite. L'estate 2014 è stata la stagione di un nuovo, ennesimo inizio: se l'araba fenice sarà anche felice, dovrà essere il tempo a dirlo. Presupposti e risultati, intanto, fanno ben sperare. Del resto Merano è città che ha l'hockey nel dna anche se, purtroppo, gli anni recenti parlano di una certa disaffezione, pubblico evanescente e top player emigranti. L'ultima partecipazione alla massima serie risale ormai a una decina di anni fa, l'epoca dei gloriosi scudetti è ancora storia del Novecento (85-86 e 98-99).

Terminata l'era Brunner, storico presidente, s'è ripartiti a inizio millennio dall'Hcm Junior. Una denominazione a garanzia di aria nuova e della volontà di valorizzare un vivaio da sempre florido, come tanti nomi di meranesi oggi sparpagliati in serie A stanno a documentare. Dopo alti e bassi in sequenza, al termine della stagione scorsa la società s'è arresa davanti alle difficoltà finanziarie. Gli spalti frattanto s'erano andati via via svuotando, in una diaspora cominciata, a sentire i tifosi più informati, dalla rinuncia alcuni anni fa alla A2 e l'iscrizione all'allora serie C under 26. Pareva proprio, qualche mese fa, che le aquile fossero arrivato a fine volo. E invece uno spiraglio s'è aperto, grazie a un gruppo di persone, soprattutto genitori di ragazzini tutti pattini&stecca, che non volevano abbandonare la nave. È aggrappata a loro la salvezza della tradizione hockeystica meranese. Sei formazioni giovanili, dall'under 8 all'under 18 trasmigrate dalla vecchia alla nuova società, più la serie B, che il Merano non doveva nemmeno disputare e che invece sta guidando dall'alto della classifica.

"L'idea, all'inizio, era far giocare a questo gruppo il torneo under 20. Poi abbiamo optato per l'iscrizione alla serie cadetta, in modo da dare ai ragazzi un palcoscenico più competitivo e sollecitare la loro crescita". Parole di Massimo Ansoldi, bandiera dell'hockey meranese: esordio con l'Hcm nel 1991, protagonista del secondo tricolore, nazionale azzurro, esperienze nei club più titolati d'Italia prima del ritorno alle origini, alla casa madre dove ha rivestito complessivamente per undici anni il ruolo di capitano. Max ha sposato il progetto di rilancio: è consigliere della nuova società (denominata nuovamente Hockey Club Merano Junior, dopo una parentesi senza Junior), fa da trait d'union fra gli allenatori del settore giovanile e la dirigenza, soprattutto è head coach della formazione maggiore. Viene affiancato da Wolfgang Kontschieder, già conosciuto a Merano e l'anno passato secondo allenatore dell'Innsbruck in Ebel, che è pure responsabile dei coach del settore giovanile. A curare l'atletica è invece Nicole Gius, la sciatrice per anni ai vertici del “circo bianco”. "Magari non ci aspettavamo una partenza così gratificante per risultati - continua Ansoldi – pur sapendo di poter contare su ragazzi di un certo talento. La squadra pecca di esperienza, abbiamo il secondo roster più giovane del campionato, questo era nei programmi. Dobbiamo migliorare, i margini ci sono". In riva al Passirio c'è da aspettare la crescita dei vari Sebastian Thaler e Daniel Huber, e di sperare che per la colonia meranese di stanza altrove – da Luca Ansoldi fratello di Max a Christian Borgatello, da Thomas Tragust a Ingemar Gruber, da Andreas Lutz fino a Daniel Frank e Philipp Beber – un giorno sopraggiungano le condizioni per tornare a vestire la maglia di casa. Allora...













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