«Sono sei anni che dico che smetto, ma un’altra stagione la giocherei» 

Calcio a 5. L’universale racconta la delusione per la stagione interrotta dal virus sul più bello, le speranze di promozione in Serie A2, l’esordio nel calcio a 11 e il grande amore per il futsal


Matteo Igini


BOLZANO. Maglia giallorossa, ormai la sua seconda pelle. Il numero 10 sulla schiena. Stefano Trunzo, classe 1989, è una bandiera del Bubi Merano, società con cui si è tolto tante soddisfazioni. In questa stagione in serie B, era pronto alla volata finale, ma l'emergenza sanitaria ha fermato tutto, quando i meranesi di mister Saiani erano appena stati superati in vetta dall’Atletico Nervesa.

Stefano, come ha passato la fase successiva alla sospensione del campionato?

«Ho avuto tempo per godermi la famiglia, e questo è stato il lato positivo, ma c’è anche un aspetto negativo. Dopo 25 anni passati sempre in campo, non è stato facile fermarsi e il calcio un po’ mi manca. Almeno non sono ingrassato (ride, ndr). Ho fatto comunque un po’ di esercizi a casa con il piccolo”.

Come si chiama suo figlio?

«Diego, ha quasi tre anni. Spero diventi forte. È un mancino».

Siete in attesa di sapere la decisione in merito a promozioni e retrocessioni. Cosa si aspetta?

«Speriamo che vengano annullate le uniche due partite giocate della 18esima giornata, ovvero la nostra (sconfitta per 8-5 contro Belluno, ndr) e quella dell’Atletico Nervesa (vittoria sul Futsal Atesina per 9-6, ndr). Se così fosse, allora saremmo in testa, altrimenti secondi. Ci auguriamo ovviamente di tornare in A2, ma purtroppo non possiamo giocarci la promozione sul campo. Intanto restiamo in attesa della decisione della Divisione, che accetteremo, qualunque essa sia».

C’è del rammarico per non aver potuto chiudere una stagione che vi vedeva grandi protagonisti?

«Sì, stavamo facendo una bella stagione, che purtroppo è stata rovinata. Eravamo riusciti a qualificarci anche per la Final Eight di Coppa Italia. Non capita tutti i giorni di poter prendere parte a una competizione simile e per noi sarebbe stata un’opportunità importante, oltre a una grande soddisfazione. Inoltre, sarebbe stata anche una vetrina importante per il movimento del calcio a cinque altoatesino».

Avete disputato un'andata strepitosa, poi c'è stata una leggera flessione coincisa con l'inizio della seconda metà del campionato.

«Siamo partiti forte, poi con l’inizio del girone di ritorno il nostro ritmo è stato più blando. Forse abbiamo pagato un po’ di stanchezza e anche un calo di concentrazione. Nulla in ogni caso era ancora compromesso e, secondo me, avremmo disputato sicuramente un ottimo finale di stagione, giocandocela fino in fondo».

Quando ha iniziato a giocare a futsal?

«A 18 anni. Prima giocavo a undici, nel Merano. Ho fatto una piccola parentesi al Bubi, poi mi sono infortunato e a dicembre sono rientrato al Merano. Ho disputato la mia prima stagione intera a 5 a Bolzano, con la maglia della Bolzanese, diretta allora da mister Vanin».

Poi c'è stato solo il Bubi?

«Per motivi di lavoro ho disputato una stagione in C1 con il Pragma Merano. Poi sono riuscito a organizzarmi e sono tornato al Bubi».

A undici, invece, ha sempre giocato nel Merano?

«Sì, partendo dalle giovanili e arrivando fino in prima squadra. Ho fatto qualche presenza in Eccellenza, ma - siccome avevo poco spazio - ho deciso di cambiare».

Il futsal è così diverso dal calcio a undici?

«Sì, è completamente un altro sport, più tattico e veloce, ma anche più tecnico».

Quali caratteristiche di questo sport l'hanno fatta innamorare?

«Innanzitutto è andata subito bene. Ho trovato immediatamente l’approccio con il gol e si è creato subito un legame con i compagni. Poi grazie al calcio a 5 ho avuto l’opportunità di girare l’Italia».

Nel calcio a 5 gioca principalmente da centrale, ma l'abbiamo vista anche come laterale...

«Sì, mi definiscono universale, però di partenza sarei centrale. In questa posizione mi sento anche più a mio agio».

Qual è il punto di forza del Bubi?

«Siamo tutti amici e ognuno lotta anche per il compagno. Poi la squadra è la stessa ormai da parecchi anni. Ci conosciamo e sappiamo i nostri punti di forza».

Qual è il suo ricordo più bello?

«Ce ne sono diversi... Direi però la promozione in A2. Poi anche i gol segnati nella partite decisive e i risultati di squadra non li dimentichi facilmente. Poi ci sono anche brutti ricordi...».

Immaginiamo si riferisca alla retrocessione dello scorso anno...

«Sì, arrivata ai playout contro la Leonardo. È stata una sconfitta inaspettata. Non sappiamo cosa sia accaduto. Forse eravamo troppo convinti, perché - dopo la vittoria dell’andata - giocavamo in casa e li avevamo già affrontati e battuti».

Cosa si aspetta dal futuro?

«Vediamo, perché inizio a diventare un po' vecchiotto. Ci sono tanti giocatori sopra i 30 anni, è vero, però devo ancora valutare. Ci sono tante variabili, tra cui la famiglia. Sono sei anni che dico che sarà la mia ultima stagione, eppure sono ancora qui».

Sarebbe anche un peccato lasciare in questo modo, senza aver potuto scrivere il finale della stagione.

«Sì, infatti, la stagione è finita in sostanza a febbraio. Ne mancherebbe un’altra mezza. Magari un altro anno potrei farlo, vediamo...».

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