L'eterno "caso" del pronto soccorso di Bolzano



Pensi al concetto di emergenza. E, almeno a Bolzano, dove tutto sommato si vive ancora molto bene, ti viene in mente il pronto soccorso dell’ospedale. Perché, per definizione, è il luogo dell’emergenza. Ma anche perché è il luogo che, non riuscendo a rispondere alle emergenze dei cittadini in tempi certi (stavo scrivendo decenti), si ritrova perennemente in emergenza. Domanda veloce e banale: se è sempre così, perché non si interviene in modo deciso una volta per tutte? Sarà anche colpa degli utenti, che considerano urgente ogni cosa e che continuano a ritenere il pronto soccorso la via d’accesso più semplice all’ospedale, ma i numeri dicono che così non si può andare avanti: 81 mila 868 mila accessi al san Maurizio e altri 170 mila nelle analoghe strutture del territorio sono un dato strutturale e una continua conferma. Non un’emergenza. È una realtà che merita e impone risposte diverse. Servono medici, serve personale specializzato, servono atti concreti. E gli utenti della sanità sono un po’ come i clienti di un ristorante: hanno sempre ragione. Per definizione. 

Infine - la notizia è tornata in prima pagina in questi giorni - vi sono alcune circostanze che fanno sì che il pronto soccorso diventi la città degli invisibili: un po’ ospedale da campo; un po’ centro d’assistenza; un po’ punto d’accoglienza e di ristoro; un po’ hotel a mezza stella. C’è chi tollera. Chi capisce. Chi s’intenerisce. Chi solidarizza e cura ferite che non sono certo solo fisiche. Ma c’è anche chi non sopporta. Chi guarda il fenomeno con la lente deformata dell’intolleranza, dell’impazienza. Chi ovviamente sale sulla tigre del disagio per farne una bandiera elettorale. Chi fotografa questi poveretti e li fa esplodere in rete per spingere Bolzano dove non è e non sarà mai: ai confini dell’umanità. Anche in questo caso servono risposte. La prima è sempre la solidarietà. Ma poi serve la concretezza. Che è e resta l’unica possibile risposta rispetto alle emozioni. Colpisce, in questo caso, che a fronte di una parte politica che fa diventare ogni cosa un’emergenza, vi siano altre parti politiche che giocano con impaccio al gioco del silenzio. 













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