IL BLITZ

"Anarchici arrestati: erano pronti a uccidere"

Intercettata una conversazione: "Come pensi di fare la rivoluzione senza ammazzare nessuno?" (foto Ansa). LEGGI ANCHE: Sette persone arrestate nel blitz 



TRENTO. Erano pronti anche ad uccidere i membri della cellula anarco insurrezionalista sgominata nel blitz in Trentino. È quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Trento Marco La Ganga nei confronti di sette persone: Luca Dolce, Roberto Bottamedi, Giulio Berdusco, Agnese Trentin, Andrea Parolari, Nicola Briganti e Marie Antonia Sacha Beranek.

Il 29 settembre del 2017 gli investigatori intercettano infatti una conversazione tra alcuni degli indagati con altre persone, in una casa di Bosco di Civezzano utilizzata come base. «Scusa ma non ho capito - dice uno dei presenti - ma qual è la prospettiva se no, cioè non ho capito...come pensi di fare la rivoluzione senza ammazzare nessuno».

Le indagini, dicono gli inquirenti, «hanno consentito di riscontrare come la cellula sovversiva disarticolata fosse caratterizzata da concreti propositi eversivi, testimoniati non solo dai molteplici attentati compiuti ma anche da una spiccata intenzione insurrezionale».

La cellula anarco-insurrezionalista trentina era strutturata su un doppio livello: «uno pubblico di facciata, che si presenta come espressione propagandistica per la diffusione della proprio violenta ideologia anche attraverso 'azioni dirette', finalizzate all'immediata distruzione di beni materiali ed attuate» di giorno. E uno «occulto e segreto» che era caratterizzato «da una acquisita capacità d'elusione dei controlli» da parte delle forze di polizia, da «azioni violente» e dalla «dotazione di documenti falsi», tutto «finalizzato a eseguire e minacciare azioni terroristiche». Così il gip di Trento Marco La Ganga descrive il gruppo di anarchici arrestati oggi nel blitz di polizia e carabinieri.

Una cellula, ha spiegato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho in una conferenza stampa, «che si muove in una logica insurrezionale» con un unico obiettivo: «fare la rivoluzione con atti violenti». Secondo il procuratore di Trento Sandro Raimondi le indagini hanno accertato almeno 78 azioni violente in cui erano presenti membri della cellula, non tutte contestate in ordinanza. «Avevano una 'struttura aziendale' vera e propria - ha spiegato - con basi operative nelle quali seguivano le più strette regole di sicurezza, anche evitando di parlare e comunicando con dei foglietti scritti, che poi venivano bruciati». La strategia era chiara. «Abbiamo documentando un crescendo di azioni - ha spiegato il capo dell'ufficio interno dell'Antiterrorismo Eugenio Spina - prima arrivano i documenti, poi le azioni violente di piazza e, infine, gli attentati veri e propri». Nell'ordinanza se ne indicano diversi: ai laboratori della facoltà di Matematica dell'università di Trento, ai tralicci della 'Spa Tower' e ai ripetitori radiotv a Rovereto, alle auto della polizia locale a Trento, ad una filiale Unicredit di Rovereto, alla sede dell'agenzia di lavoro interinale 'Randstad' di Rovereto, alla sede della Lega di Ala. «La pericolosità dell'organizzazione - scrive ancora il Gip motivando la misura del carcere - il numero e l'entità delle azioni violente e terroristiche...il profondo e radicale convincimento ideologico, i collegamenti emersi con esponenti e organizzazioni eversive in Italia e all'estero (Grecia, Svizzera, Spagna, ndr)...la facilità con cui ricorrono all'impiego di sostanze esplosive...rendono concreto e grave il pericolo di reiterazione specifica» dei reati.













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