La storia

Manuela Fantini, l’ingegnera di Bronzolo richiesta in tutto il mondo 

Suo padre Renzo è stato sindaco, lei ha aperto sedi a Singapore, Hanoi, Ho chi Minh e basi a Los Angeles, Roma e Tirana. Lo studio Sce ha collaborato con Renzo Piano. A Sesto lavora al progetto della stazione a scavalco 


Paolo Campostrini


BRONZOLO. Si chiama "stazione a scavalco". Sta dentro un quadrante urbano di intervento riqualificativo da un milione e mezzo di metri quadri, nell’area delle ex acciaierie Falck. È a Sesto San Giovanni, dove Milano sfuma nei quartieri della vecchia periferia industriale. Per farne la struttura, una gru con raggi da almeno 60 metri ha sollevato e posizionato due piastre portanti da 200 tonnellate l'una.

«Si pensi che per farlo, si è dovuto fermare il traffico ferroviario e concludere l'assemblaggio in due notti...», dice Manuela Fantini. Un'impresa. Lei è un’ ingegnera. Guida uno studio di progettazione, l'Sce project, che da vent'anni opera ovunque si richieda una capacità di inventiva infrastrutturale non solitaria ma unita ad una molto flessibile integrazione di interventi architettonici. Una volta si diceva che gli ingegneri fanno i calcoli ma gli architetti creano, no?

«Non è così, almeno per noi - dice Manuela Fantini - perché con i miei partner Stefano De Cerchio e Fabrizio Bozzi abbiamo provato a mettere insieme le due professionalità. Non è stato semplice ma l’integrazione che intendo è proprio questa: progettazione strutturale affiancata da quella architettonica».

Mente e cuore. Lei è di Bronzolo. Suo papà è Renzo, già sindaco di quel Comune. Ed è tornata in regione anche per lavorare al Muse, altra grande area industriale, l'ex Michelin, che a Trento ha cambiato identità ospitando una innovativa espansione edilizia e un grande museo che ha contribuito a mutare la stessa immagine della città. In questa occasione, lo studio Sce ha collaborato con Renzo Piano. E ancora con l'archistar sta lavorando in questi mesi a Sesto San Giovanni, appunto, al progetto della stazione a scavalco. Un’idea che unisce la leggerezza dei materiali che connota tanti interventi di Piano alla capacità di supportarne la presenza con una solida integrazione strutturale e ingegneristica.

La stazione, così aerea, avrà poi una vetrata ad alta capacità di accumulo energetico fotovoltaico e sarà affiancata anche da un intervento edilizio di tipo abitativo. Una vera scommessa per Milano. E anche per Manuela Fantini. Che giunge tuttavia dopo anni di stretta collaborazione anche con molti altri architetti, da Michele De Lucchi a Patricia Urquiola, da Erick van Eegerat a Vittorio Gregotti o Stefano Boeri.

«Quando c'è da tradurre in soluzioni strutturali un’idea progettuale anche ardita, ci chiamano» ammette l'ingegnera.

Dopo la partenza da Bronzolo (dove molti ancora la ricordano e soprattutto la stimano) e gli studi universitari, lei, nel 2001 ha messo in piedi uno studio autonomo, dove ingegneri e architetti lavorano fianco a fianco in mezzo a un vortice di committenti.

A tal punto da aprire, dopo Milano, sedi a Singapore, a Hanoi, oggi Ho chi Minh, basi a Los Angeles, a Roma e a Tirana.

In quelle città sono sorti centri commerciali, torri verdi, grandi edifici del terziario, abitazioni. E in Alto Adige? «Stiamo lavorando ad alcune idee...».













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