La storia

È in congedo da giugno, ma la pensione non arriva 

Da mesi il primo luogotenente Carlo Guidi sta cercando di risolvere il problema con l’Inps. «Ho moglie e due figli, non ho ancora visto un euro e ormai il conto in banca è in profondo rosso»



BOLZANO. Per quarant’anni ha indossato la divisa dell’Esercito Italiano. Per quarant’anni è stato dipendente dello Stato che, lungo una carriera conclusasi con il massimo grado dei sottufficiali, ne ha disposto impiego, gli spostamenti, l’inquadramento nei reparti, gli incarichi e gli avanzamenti. Per quattro decenni, Carlo Guidi ha avuto tutte le certezze che una vita in divisa può garantire, compreso uno stipendio dignitoso a fine mese.

Poi, però, tutto queste certezze sono sparite, volatilizzate, spazzate via.

All’improvviso, Guidi sembra non esistere più e dei diritti maturati in quarant’anni di onorato servizio non v’è traccia. La sua “colpa”? Essere andato in pensione. Proprio così. Dal 1 giugno scorso, giorno in cui il Primo Luogotenente degli alpini Carlo Guidi ha smesso la divisa, egli non ha più visto il becco di un euro. Il brindisi, il saluto dei colleghi, un pizzico di comprensibile commozione e gli auguri per l’inizio di una nuova vita, con tanto tempo libero da dedicare alla famiglia e alle proprie passioni: tutto s’era svolto secondo programma. Poi, però, è seguito il buio.

«Proprio così – spiega, comprensibilmente disperato Guidi, 60 anni, gli ultimi cinque passati in forza al Reparto comando e Supporti tattici della Brigata Tridentina, alla Caserma Huber di viale Druso – sono passati quasi tre mesi e io non ho mai percepito la pensione. Ho una moglie, due figli e, inutile nasconderlo, in questo momento mi trovo in grosse difficoltà economiche. Per giunta, non riesco proprio a trovare una soluzione al problema e sono scettico anche sulla possibilità di percepire la pensione a settembre».

Sono stati mesi non facili, questi, anche perché il costo della vita è ormai alle stelle, soprattutto nel capoluogo altoatesino. Mesi non facili che Carlo ha passato al telefono e al computer, chiamando un’infinità di uffici competenti del Ministero della Difesa e dell’Inps, chiedendo spiegazioni a impiegati e funzionari, spesso ottenendo rassicurazioni di maniera che non hanno avuto alcun seguito, sollecitando e spedendo mail ovunque. E cercando soprattutto di capire cosa sia “saltato” nell’automatismo che, in teoria, dovrebbe portare un militare, e qualsiasi altro lavoratore, a percepire la pensione subito dopo aver lasciato il servizio attivo.

Tutto inutile. «Il conto è ormai in rosso – continua – e la mia banca, che è a conoscenza della situazione in cui mi trovo e ha ben capito le mie difficoltà, mi è venuta incontro. Ma non potrà certo farlo all’infinito. E io non so più cosa fare – conclude – Sto addirittura valutando un’azione di protesta per richiamare l’attenzione dei vertici Inps e cercare finalmente di sbloccare la situazione».













Altre notizie

il nuovo corso

WaltherPark, è subito “effetto-Schoeller”: aumentate le richieste di alloggi. Il neopresidente a Bolzano: «Orgogliosi di far parte del progetto»

Prima visita pubblica nel capoluogo della nuova proprietà. Hager: «Stiamo già viaggiando in quinta, ma metteremo una marcia in più» (foto Matteo Groppo)

LE FOTO. La stretta di mano nel cantiere e il saluto alzando il caschetto

L'ANNUNCIO. Confermati i tempi: primavera 2025
L'ACQUISIZIONE. Il gruppo tedesco Schoeller subentra a Signa

Attualità