Adozioni, domande in calo Ma va meglio con gli affidi

Parla Paola Cozza, referente bolzanina dell’Associazione “Amici dei bambini”: «Burocrazia, costi alti e tempi lunghi. E poi la “concorrenza” del Centro di Engl»


di Federico Sanzovo


BOLZANO. Adottare un bambino non è una scelta facile. A frenare le famiglie concorrono diversi fattori, che vanno dai costi che si devono sostenere per svolgere le pratiche, ai tempi che queste richiedono per essere sbrigate.

In Italia, negli ultimi anni, si sono adottati sempre meno bambini e questo fenomeno ha colpito anche l'Alto Adige.

Paola Cozza, avvocato e referente della sede bolzanina dell'associazione “Amici dei Bambini” (Ai. Bi.). «I dati sono sconfortanti: negli ultimi anni abbiamo registrato un calo di richieste. Nel 2010 avevamo 34 domande per l'adozione nazionale e 22 per quella internazionale, solo tre anni più tardi sono passate a 22 e 15. Va un po’ meglio, invece, con gli affidi».

Quali sono i fattori che hanno inciso maggiormente su questo calo? «Soffriamo per così dire la “concorrenza” della procreazione assistita. Secondo quanto dice Bruno Engl, primario di ginecologia e responsabile del Centro di riproduzione umana e crioconservazione gameti di Brunico, circa 1.300 coppie si rivolgono ogni anno al suo centro ed il 64% del totale (830 coppie) sono altoatesine. Ora, se la percentuale di successo è del 27% (contro il 24% della media nazionale ed il 26% di quella germanica), significa che 220/230 aspiranti genitori riescono ad avere il tanto sospirato figlio per cui non saranno più interessati all’adozione. Ricordiamo poi che ogni medico o consultorio che entra in contatto con una coppia che vuole praticare questa strada deve, per legge, informarla sulla possibilità di provare strade alternative, come appunto quella dell'adozione. Bisogna vedere se questo lavoro viene effettivamente svolto e capire qual è l’interesse delle coppie». Esistono anche problemi legati alla spesa da sostenere, perché l'intero processo di adozione può costare fino a 20 mila euro. «E non bisogna dimenticare che esistono difficoltà culturali: spesso le persone si scoraggiano perchè percepiscono la strada dell'adozione come complicata». Quali sono le soluzioni da attuare per ridare slancio alle adozioni? «Bisogna informare bene le coppie, mostrare loro successi tangibili, che esistono. Non ci sono solo fallimenti. Poi è necessario che sappiano che enti come il nostro lavorano prima dell'adozione, durante e anche dopo, accompagnando i genitori in tutto il percorso di crescita del bambino. Importante è anche snellire la procedura, renderla omogenea e limitare i costi, il Parlamento ne sta discutendo: nel mondo ci sono 169 milioni di bambini in attesa di una famiglia».













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