Adozioni in calo, la colpa è della crisi

Nel 2014 solo 14 richieste contro le 24 dell’anno precedente: incidono instabilità del lavoro e dei rapporti di coppia


di Antonella Mattioli


BOLZANO. I motivi sono più d’uno - si va dalla crisi economica all’instabilità dei posti di lavoro e ancora di più dei rapporti di coppia, alle nuove tecniche di procreazione assistita - certo è che il numero delle richieste di adozione negli ultimi anni in Alto Adige, come per altro nel resto d’Italia - è diminuito. Questi i dati che fotografano la situazione: le richieste di adozioni nazionali e internazionale - in genere le coppie fanno contemporaneamente entrambe - sono state rispettivamente 17 e 26 nel 2011; 21 e 27 nel 2012; 20 e 24 nel 2013; 15 e 14 nel 2014; i provvedimenti di adozione nazionale (non tutte vanno a coppie residenti in Alto Adige) sono stati 5 nel 2011, 7 nel 2012, 3 nel 2013 e 5 nel 2014, molti di più ovviamente i provvedimenti di adozione internazionale: 23, 11, 17 e 20. Nel valutare il numero dei provvedimenti bisogna tener presente che dipendono sempre dalla durata dell’iter, ovvero dal momento della richiesta fino all’adozione effettiva.

Regole più restrittive. Alla luce di questo trend negativo la Provincia ha deciso, nei giorni scorsi, di partire con una campagna di sensibilizzazione dal titolo: «Una storia diversa: la mia adozione». Un’iniziativa che con racconti di protagonisti, affissione di manifesti, contributi televisivi e l’organizzazione di un convegno punta, non tanto a “cercare nuove famiglie adottive, quanto ad informare su una forma di genitorialità alternativa”. Ma non meno bella. Certo è che rispetto al passato molte cose sono cambiate - e questo spiega almeno in parte i motivi del calo - perché in diversi Paesi hanno introdotto regole più restrittive.

«Noi siamo specializzati in particolare nelle adozioni in India e Nepal, per quanto riguarda l’Asia; Bolivia ed Ecuador per il Sudamerica - spiega Laura Broll, presidente di “Amici Trentini” che assieme ad “Amici dei bambini” è una delle due associazioni, entrambe con sede a Bolzano, con cui la Provincia ha stipulato una convenzione per quanto riguarda le adozioni internazionali -: ciò che stiamo vedendo è che molti Paesi oggi cercano di migliorare l’assistenza ai bambini orfani o abbandonati, e in quest’ottica favoriscono innanzitutto le adozioni interne, per far sì che i piccoli restino nei Paesi d’origine. Il risultato è che i bambini “disponibili” per le adozioni internazionali sono sempre più grandi, si parla dai 5-6 anni in su; o magari con problemi di salute; oppure sono più d’uno, in quanto fratelli. È chiaro che accogliere bimbi con queste caratteristiche richiede molta più preparazione e disponibilità».

Tempi e costi. A scoraggiare le coppie sono anche i tempi d’attesa: si calcola che dopo che si è presentata la domanda di adozione nazionale o internazionale al Tribunale dei minorenni, il Servizio adozioni Alto Adige ha quattro mesi di tempo per inviare al Tribunale il risultato dell’indagine psico-sociale sulla coppia; ne servono altri due poi in media perché il Tribunale emetta il decreto di idoneità per l’adozione internazionale; nel caso di adozione nazionale, non viene emesso il decreto e la coppia viene inserita nell’elenco delle coppie disponibili del Tribunale per i minorenni, ma i bambini dichiarati adottabili in Italia sono - fortunatamente - pochi.

Inevitabile dunque che le coppie si orientino sulle adozioni internazionali: nel 2013 e 2014 i bimbi adottati da altoatesini sono arrivati in particolare dall’Etiopia (in tutto sono stati 12). Tempi d’attesa? Minimo due anni. Periodo nel quale gli aspiranti genitori vengono accompagnati in genere dall’associazione - inserita nell’albo degli enti autorizzati, visto che dal 2000 la legge vieta le adozioni fai da te - che si occuperà di trovare il bimbo da adottare.

Costi? «Una media - spiega Hugo Stoffella, vicepresidente dell’associazione genitori adottivi ed affidatari altoatesini - tra i 20 e i 35 mila euro per le adozioni internazionali. Sono soldi che si possono detrarre dalle tasse; la Regione Sicilia dà anche dei contributi alle famiglie».

Dalla Colombia a Ortisei. Alessandra Fabbian, insegnante di origine riminese, e suo marito Helmuth Degasperi, artigiano di Ortisei, hanno scelto di soddisfare il loro desiderio di diventare genitori ricorrendo all’adozione internazionale: «Non è una strada facile - dice Alessandra - ma la consiglio a chiunque voglia avere un figlio: è la cosa più naturale. Noi ne abbiamo adottati due: prima Alejandro e poi Damaris, entrambi colombiani».

Alejandro, che oggi ha 9 anni e mezzo, è arrivato in Val Gardena quando aveva 18 mesi: i genitori hanno atteso due anni. «Se ci penso mi vengono ancora i brividi: l’associazione alla quale ci eravamo appoggiati, ci aveva mandato la foto e il dossier medico. Poi l’incontro in orfanotrofio. Ce lo hanno affidato subito ed è stato amore a prima vista». Più complesso l’approccio nel 2010 con Damaris arrivata sette mesi dopo la presentazione della domanda di adozione: «Conquistare il suo affetto è stato un processo più lungo e complesso: lei aveva già tre anni mezzo e una storia difficile, visto che era stata messa prima in orfanotrofio e poi in una famiglia affidataria. Per questo per Damaris non è stato facile abituarsi ad un nuovo ambiente. Ma ormai è acqua passata e oggi siamo una bella famiglia». (1/continua)













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