Alto Adige, 11 mila badanti Quasi seimila sono in nero 

Sos anziani. Pirolo (Caaf Cgil): «Le lavoratrici iscritte all’Inps sono circa 5200, un nostro studio  stima una forbice tra il 55% e 65% di personale irregolare o parzialmente irregolare. Altri 5800»


valeria frangipane


Bolzano. La popolazione invecchia. In tutta la provincia abitano 100.000 anziani e nel 2030 gli over 65 saranno 140.000. Si vive più a lungo, ma questo non significa vivere in buona salute.

Le cronicità - infatti - secondo gli ultimi dati sono in costante aumento.

Cresce la richiesta di ulteriori case di riposo, case assistite, case protette ma in Alto Adige grazie - soprattutto - all’assegno di cura istituito dalla Provincia nel 2007, la maggioranza degli anziani è gestito in casa dai familiari o dalle badanti.

Marco Pirolo - Caaf Cgil - dice che in provincia di Bolzano lavora un esercito di 11 mila badanti ma troppe sono ancora in nero. «Da un nostro studio risulta che le lavoratrici iscritte all’ Inps siano circa 5200. Abbiamo stimato una forbice tra il 55% ed il 65% di personale irregolare e parzialmente irregolare (per capirci invece che denunciare 40 ore ne viene regolarizzata la metà) e parliamo di circa 5800 persone. In sintesi posso dire che il nero totale oscilla tra le 2000 e le 2500 unità». Un nero che pesa - anche se Luca Critelli, direttore del Dipartimento politiche sociali della Provincia non è d’accordo con i dati «non credo - spiega - che la quota di nero arrivi al 60%. Nero molto spesso richiesto dalle stesse lavoratrici che in questa maniera non dichiarano alcun reddito.

Da più parti arrivano proposte per arginare l’evasione e c’è chi chiede che in futuro le persone che ricevono l'assegno di cura per la non autosufficienza ed occupano una badante, debbano esibire le buste paga delle stesse.

«Qualcosa si deve fare - spiega Pirolo - ma occorre molta attenzione. Perchè non parliamo solo di badanti. Molte delle famiglie che ricevono l’assegno di cura più alto, gestiscono l’anziano in casa e spesso impegnano uno dei familiari. Per cui il problema del mancato controllo che deve cessare non interessa solo le badanti ma anche persone (in questo caso di famiglia) che offrono una prestazione e non vengono pagate per cui un domani non potranno accedere nella giusta misura al welfare personale. E questo non è corretto e non si può sopportare». Ma quanto guadagna al mese una badante?

«Lo stipendio medio si aggira tra i 1.200 ed i 1.400 euro al mese e questo - continua Pirolo - risulta dai circa 400 rapporti che seguiamo noi e va detto che qui si paga di più rispetto al resto d’Italia. Più denaro ma anche più benefit aggiuntivi. Perchè la badante spesso instaura con la famiglia un rapporto molto stretto e riceve, giustamente, omaggi e regali». Pirolo ricorda poi che in Alto Adige - come sottolinea la Filcams - a differenza del Trentino non esiste ancora un albo delle badanti. «Ma dobbiamo muoverci per dare una mano alle famiglie ed alle stesse lavoratrici. Serve una sorta di piattaforma certificata. Come si fa a cercare una badante al di là del passaparola? Come è possibile garantire affidabilità e capacità? Per tutto questo e tanto altro servirebbe come detto un albo delle badanti, so che era stata presentata una proposta ancora all’ex assessora Martha Stocker ma non se ne è più saputo nulla». E non basta. Il futuro che è qui - conclude Pirolo - non può essere lasciato in mano alle seppur indispensabili badanti. La Provincia al momento riesce a fronteggiare la questione con l’assegno di cura ma i finanziamenti a pioggia non possono - a lunga scadenza - risolvere un problema strutturale. Serve un sistema definito fatto di case assistite, case protette, alloggi controllati, strutture in cohousing. Dobbiamo andare in questa direzione».













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