Amianto a Gries, protestano i residenti

Sacconi abbandonati da una settimana in via Fucine. Intanto, parte la bonifica della ex pista di prova Iveco di via Volta


di Davide Pasquali


BOLZANO. Ci risiamo. Pericolo amianto o supposto pericolo amianto o timore di un possibile pericolo amianto a pochi metri da casa. Cosa sia davvero poco conta, perché ci risiamo: i residenti non sono stati avvertiti, nessuno ha fornito spiegazioni, e così la paura inizia a diffondersi. Siamo a Gries, in via delle Fucine.

Mentre, dopo mesi e mesi di stop al cantiere, proprio in questi giorni sono ripartiti i lavori di sistemazione e bonifica all’ex pista di prova Iveco di via Volta, dove sono stoccati migliaia di metri cubi di terreno inquinato da amianto, adesso salta fuori un altro caso, in una stradina laterale di una stradina laterale di via Vittorio Veneto: operai in tuta bianca, guanti, mascherina, diversi sacconi di materiale pericoloso riempiti. E poi abbandonati. Da sei giorni.

Cominciamo da via Volta. Mesi e mesi di polemiche sui giornali, tanto per cambiare, per fare ripartire le operazioni. Il progetto è stato approvato a fine dicembre, come confermano dall’Agenzia provinciale all’ambiente; poi se ne sono limati i dettagli e a breve partiranno i lavori di bonifica vera e propria, con un subappalto. Per intanto, si è ripreso a lavorare sull’area, per permettere ad una ditta specializzata di giungere allo spiazzo “incriminato” e poterci lavorare in tranquillità.

Anche in via Volta, all’ex pista di prova dei Lince, prima non si erano avvertiti i confinanti. Nemmeno una parola. Cartelli sì, ma girati non all’esterno bensì all’interno del cantiere. Quindi, invisibili da fuori.

Era accaduto lo stesso alle Kunter di via Cadorna. Com’è accaduto al Park Resia, nei pressi dell’omonimo ponte. Com’è accaduto sul retro di via Resia, al cantiere del teleriscaldamento davanti alle case dei militari. Tutti quanti casi nei quali l’ente pubblico o il committente o la ditta che lavorava, nulla hanno fatto per avvertire, spiegare, tranquillizzare. Un tema, questo, portato di recente all’ordine del giorno del consiglio provinciale da Alessandro Urzì, con la presentazione di una mozione - la si discuterà a breve - che vorrebbe l’istituzione e l’adozione di protocolli speciali: «Informazione, chiara informazione rivolta ai cittadini, in modo da evitare di creare allarmismi. Se tutto viene fatto rigorosamente non ci deve essere paura di spiegare ai cittadini cosa si stia facendo, quali procedure saranno seguite, quali rischi si corrano di fronte ad una esposizione, quali comportamenti si debba adottare e quali luoghi comuni, eventualmente, anche rimuovere».

In via Fucine, si sta demolendo una casetta per costruirci una villa. I vicini - e qui non è un modo di dire: quattro condomini sono vicini davvero, perché si tratta di pochi metri, cinque, dieci - venerdì hanno visto lavorare operai in tuta, mascherina, guanti. Si è rimossa l’isolazione del sottotetto. Finita poi in grossi sacconi, lì da una settimana. Sopra c’è una R nera in campo giallo: un simbolo che si riferisce ad attrezzature impiegate nella gestione di rifiuti o materiali pericolosi di scarto. Sarà amianto? I vicini non lo sanno. E temono.

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