Amianto, nuove ispezioni al cantiere di via Resia

Doppio sopralluogo delle guardie ecologiche e dell’esperto dell’ufficio rifiuti Trincanato: «È mancata l’informazione». Ecotherm: «Il terreno non è nostro»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Giornata frenetica al cantiere in via Resia, dove sta lavorando Ecotherm e da alcuni giorni sono stati «parcheggiati» oltre 200 sacchetti (sigillati) di terreno contenente amianto. Proprio davanti ai balconi di una quarantina di famiglie.

Duplice sopralluogo. Il Comune e l’Agenzia provinciale per l’ambiente, ieri mattina, hanno deciso di vederci chiaro. La giunta ha inviato sul posto le guardie ecologiche, che fanno capo alla polizia municipale, mentre l’Appa si è affidata ad Alberto Tosi, esperto proprio di amianto in forza alla Provincia. L’assessore all’ambiente Patrizia Trincanato, durante la conferenza stampa sulle nuove tariffe dei rifiuti per il 2015, non ha nascosto un certo imbarazzo. «Il primo dato che non può essere taciuto - spiega l’esponente dei Verdi -è che non c’è stata sufficiente informazione. I residenti avrebbero dovuto essere avvisati per tempo». Sull’operato di Ecotherm il Comune si sente abbastanza tranquillo. «Ci risulta - ha sottolineato Renato Spazzini - che siano state prese tutte le precauzioni del caso. Riteniamo non ci siano rischi per i residenti». Resta la necessità, anche secondo l’assessore Trincanato, di «vederci chiaro, soprattutto per quanto è stato fatto in passato. Allo stato attuale delle cose non sappiamo chi sia il proprietario di quella striscia di terreno. L’amianto è stato sotterrato, probabilmente, una quarantina di anni fa. È giusto andare a fondo».

L’Appa ha inviato sul posto l’esperto Alberto Tosi, che presenterà a breve una relazione al responsabile dell’Agenzia per l’ambiente Flavio Ruffini. Non sono in ogni caso stati prelevati campioni di terreno.

Ecotherm si difende. Ieri è intervenuta (finalmente, è il caso di dire) per fare chiarezza anche Ecotherm, la società che sta seguendo la bonifica dall’amianto in via Resia. «Il terreno non è di nostra proprietà e le tracce di amianto sono state rinvenute durante gli scavi, a fine settembre, a circa un metro di profondità. Erano contenute nel materiale da demolizione». Ecotherm, soprattutto, sostiene di aver seguito il protocollo necessario in questi casi.

«Abbiamo avviato tutte le procedure previste dalla norma nazionale e provinciale per attuare la bonifica del terreno. In particolare abbiamo immediatamente confinato l’area, sospendendo i lavori. Successivamente abbiamo progettato insieme agli enti della Provincia preposti (ufficio gestione rifiuti) gli interventi per la bonifica dell’area interessata dagli scavi».

Ecotherm sottolinea, poi, di aver seguito la procedura più onerosa. «Prevede il sigillamento e l’asporto in discarica di tutto il materiale coinvolto dagli scavi, indipendentemente dalla presenza di materiale contaminato o meno». Poi sono iniziate le attività di bonifica. «Le lavorazioni sono svolte da imprese specializzate e i cittadini non sono esposti ad alcun rischio».

L’esposto in Procura. L’ha presentato ieri il consigliere di Forza Italia Enrico Lillo. «Premetto che le giustificazioni addotte da Ecotherm non mi convincono. Quando sono stati posati i tubi gli operai potrebbero aver lavorato a lungo a contatto con l’amianto. Gli addetti con le tute bianche sono comparsi, infatti, solo nell’ultima settimana». Lillo nell’esposto chiede all’autorità giudiziaria di verificare se ci sia stata «premeditazione nell’aggirare le norme di smaltimento dei rifiuti pericolosi». Non è escluso pertanto che la Procura decida di aprire a breve un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità.

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