Amianto, rimossi i sacchi Altri sondaggi in via Resia

L’Appa: non sappiamo se in zona ci sia terreno inquinato anche oltre lo scavo Intanto l’assessore Theiner promette: «In futuro la popolazione verrà avvertita»


di Davide Pasquali


BOLZANO. I residenti di Casanova e delle case militari sul retro di via Resia ora possono finalmente tirare un (primo) sospiro di sollievo. Ieri, dopo 108 giorni dal rinvenimento del materiale pericoloso e dopo 31 giorni dalla denuncia ai media da parte degli abitanti del quartiere, la ditta incaricata della rimozione delle centinaia di sacconi di terreno inquinato da amianto ha terminato il proprio lavoro. Ma non è finita qui. Come annuncia il direttore dell’ufficio gestione rifiuti della Provincia, Giulio Angelucci, ora si dovrà procedere ai sondaggi del terreno. Tramite carotature si dovrà infatti verificare l’eventuale presenza di amianto nel terreno anche prima e dopo lo scavo effettuato da Ecotherm (Sel) per la posa delle tubature del teleriscaldamento. Una striscia di campagna lunga, quella già scavata, ma stretta solo un paio di metri. Prima e dopo, non si sa di preciso cosa ci sia sotto.

Nella giornata di ieri, la ditta trentina incaricata di effettuare il trasporto dell’amianto in discarica - i sacconi sono stati trasferiti in strutture ad hoc del Nord Italia e non della Germania come inizialmente annunciato - ha caricato gli ultimi camion, in anticipo di giorni rispetto alla tabella di marcia prevista. Insomma, per iniziare e finire sono bastati pochissimi giorni. Conferma il direttore Angelucci: «I nostri tecnici hanno già effettuato pure dei controlli, ma in breve ci attiveremo per vedere se c’è ancora del materiale sotto. Se è mischiato in matrice compatta, però, l’amianto non rilascia fibre nell’atmosfera, quindi i residenti possono stare relativamente tranquilli». L’ente territorialmente responsabile sarebbe il Comune, «ma ancora non si è deciso se ci muoveremo noi come Provincia o meno».

Intanto, in consiglio provinciale, su sollecitazione del consigliere di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì, l’assessore Theiner ha dovuto ammettere le carenze dell’ente pubblico dal punto di vista dell’informazione alla popolazione e ai confinanti.

Sintetizza lo stesso Urzì: «L’assessore Theiner ha dovuto riconoscere sia pure a denti stretti che quando c'è un rinvenimento di amianto “c'è bisogno di un apposito piano e tutte le informazioni devono essere adeguatamente rivolte anche alla popolazione”».

Urzì aveva chiesto «l’adozione di un disciplinare sulla trasparenza da adottare quando accadrà (perché accadrà ancora) che vengano rinvenute tracce significative di amianto». Theiner in Consiglio, come giorni fa il sindaco Spagnolli in una nota, ha spiegato tutte le procedure adottate in via Resia, a norma di legge. «Ma - commenta ora Urzì - la domanda è: se non c'è nulla da temere, allora perché non si ritiene opportuno elaborare un protocollo d’intervento d’urgenza da applicare in caso di rinvenimento di materiali contenenti amianto e che tale protocollo contempli la necessità di un’informazione tempestiva e trasparente nei confronti dei residenti delle zone interessate e dell’intera cittadinanza?» Insomma «informazione, chiara informazione rivolta ai cittadini, in modo da evitare di creare allarmismi». Se tutto viene fatto rigorosamente «non ci deve essere paura di spiegare ai cittadini cosa si sta facendo, quali procedure saranno seguite, quali rischi si corrano di fronte ad una esposizione, quali comportamenti si debba adottare e quali luoghi comuni, eventualmente, anche rimuovere».

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