Barbara Rauch uccisa con 17 coltellate
Concluso l’esame autoptico sulla salma. La vittima cercò di mettersi in salvo dopo l’aggressione nell’enoteca da parte del suo stalker Tutti i colpi sono stati inferti da davanti ad eccezione dell’ultimo, rivelatosi mortale. La donna venne colpita al cuore mentre stava fuggendo
Bolzano. Diciassette colpi inferti con un coltello da cucina in rapida successione, probabilmente a conclusione dell’ennesimo tentativo da parte della vittima di respingere la presenza di quel giovane che da anni non la lasciava in pace e non le dava tregua. Sono stati caratterizzati dal terrore gli ultimi attimi di vita di Barbara Rauch, la giovane donna uccisa a coltellate nell’enoteca di Appiano che gestiva assieme al marito. Lo ha certificato l’autopsia portata a conclusione qualche giorno fa dal dottor Dario Raniero dell’Università di Verona.
L’elaborato definitivo sarà consegnato alla Procura tra una sessantina di giorni ma alcuni elementi importanti di riscontro sono già emersi con chiarezza. Tutte le coltellate sono state inferte da davanti, mentre vittima e assassino si trovavano cioè faccia a faccia, una di fronte all’altra. Tutte ad eccezione di una, l’ultima e decisiva. L’autopsia ha infatti rivelato che il diciassettesimo fendente è stato inferto mentre la vittima era sostanzialmente di spalle e, probabilmente, stava cercando di scappare ed uscire dall’enoteca per mettersi in salvo. In realtà, secondo il dottor Dario Raniero, è molto probabile che sia stata proprio quell’ultima coltellata a condannare a morte Barbara Rauch. Quel colpo di coltello, infatti, è penetrato nella regione cardiaca della vittima lesionando il cuore in maniera decisiva. E’ stato a quel punto che Barbara Rauch si è dovuta arrendere, è stramazzata a terra a seguito di una vasta emorragia interna che l’ha uccisa in una trentina di secondi. Da parte dello stalker assassino nessun atto di pietà.
Sul corpo di Barbara Rauch (in particolare le mani) il dottor Raniero non ha rinvenuto alcuna ferita da difesa. La vittima non ha avuto modo di tentare una difesa. Dopo le prime coltellate subìte in faccia, al collo e al torace (oltre ad un taglio vicino alla bocca) avrebbe semplicemente tentato di mettersi in salvo, cercando di uscire dall’enoteca che stava riassettando dopo la chiusura. Barbara sperava di raggiungere la strada antistante il negozio per poter urlare e chiedere aiuto. Purtroppo è stata colpita a morte un paio di metri prima.
Tutte le ferite sono state inferte con un coltello da cucina. Per il momento gli inquirenti non hanno ancora chiarito se lo stalker abbia utilizzato il coltello che aveva in tasca al momento dell’arresto (e che si era portato da casa) o se ne ha utilizzato un altro trovato all’interno del locale. In carcere con l’accusa di omicidio volontario c’è sempre Lukas Oberhauser, il giovane già denunciato dalla vittima per stalking.
Anche in assenza di una piena confessione, sulla sua responsabilità in relazione al delitto ci sono pochi dubbi. Le immagini delle telecamere del locale ( che sono agli atti del procedimento) hanno immortalato Lukas mentre esce nell’enoteca per poi uscirne frettolosamente pochi minuti dopo. Sul suo coinvolgimento nella tragedia, dunque, pare non ci sia alcun dubbio. Gli inquirenti però lavorano su quella che tecnicamente parlando viene definita l’intensità del dolo e cioè se si sia trattato di un omicidio d’impeto o se il delitto sia stato programmato e dunque premeditato. I carabinieri hanno anche completato la verbalizzazione di diverse testimonianze riguardanti il passato più recente dell’imputato che finì nei guai per atti di persecuzione nei confronti della vittima. Era il 22 gennaio 2019 quando la Procura della Repubblica aprì un fascicolo per stalking su denuncia di Barbara Rauch. Gli accertamenti portarono ad un primo provvedimento cautelare piuttosto rapido nei confronti di Lukas Oberhauser. Il successivo primo febbraio, infatti, al ragazzo venne notificato un divieto di avvicinamento a Barbara Rauch. Disposizione che sino a giugno 2019 il ragazzo di Vilpiano rispettò. Il 5 giugno, però, finì agli arresti domiciliari per violazione delle disposizioni. Poi il ragazzo decise di sottoporsi ad un percorso di recupero psicologico che avrebbe dovuto riportare la vicenda nell’alveo della normalità. In realtà Lukas Oberhauser coltivò in silenzio, giorno dopo giorno, il progetto di una tragedia annunciata.
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