Bolzano, femmine contro maschi in consiglio comunale sulle pubblicità sexy: "Vi serve lo psicologo"

"I consiglieri uomini sono del tutto insensibili all’immagine e alla dignità della donna": l'attacco parte dalle colleghe donne di tutti i partiti, dopo le reazioni "da caserma" alla proposta di delibera per vietare la pubblicità sexy sui cartelloni cittadini. "Maschilisti, vi serve uno psicologo"



BOLZANO. «I consiglieri uomini sono maschilisti, del tutto insensibili all’immagine e alla dignità della donna». L’attacco è arrivato dalle consigliere comunali donne di destra, centro e sinistra, Volkspartei compresa.

Sotto accusa l’atteggiamento dei colleghi rispetto ad una mozione presentata nell’ultimo seduta del consiglio comunale che impegna la giunta a vietare l’affissione di manifesti pubblicitari sessisti, lesivi dell’immagine femminile. L’assessora alle pari opportunità Patrizia Trincanato l’aveva presentata come una delibera «importante sotto il profilo del principio», aggiungendo che sarebbe stato «motivo di orgoglio la ratifica con voto unanime». Sono seguite tre ore di critiche graffianti e sarcastiche «dai consiglieri maschi». Della serie: «Quante storie per due tette su un manifesto», frase pronunciata da Fernando Pontecorvo, Pdl.

La reazione - piccata - della componente femminile del consiglio e giunta non si è fatta attendere. In occasione della presentazione dei festeggiamenti per l’8 marzo, la consigliere della Commissione pari opportunità hanno stigmatizzato interventi e «soprattutto gli atteggiamenti» dei colleghi.

«Squallore, sufficenza e superficialità», questo lo scenario descritto dalla consigliera Sylvia Hofer (Svp), riferendosi agli ammiccamenti tra consiglieri, anche di diverse fazioni politiche, di fronte al tema trattato. A darle man forte Brigitte Foppa (Verdi), che ha parlato di «bisogno di formazione sul tema della donna a partire dai consiglieri, che hanno fatto mostra di scarsa sensibilità». Proposta rilanciata dalla consigliera Mariateresa Tomada (Pdl) che ha ventilato la possibilità di un intervento formativo in consiglio della pedagogista Lucia Rizzieri, promotrice di molte delle attività di sensibilizzazione patrocinate dal comitato pari opportunità.

«Sono rimasta sbalordita, basita, dallo scontro provocato da una proposta che aveva l’aspirazione di semplice dichiarazione d’intenti - ha detto Patrizia Trincanato -. Abbiamo assistito a tutta una serie di interventi intrisi di arroganza e superficialità, con l’accusa in aggiunta di non fare nulla di concreto come Comitato per le pari opportunità». A questo proposito tutte si dichiarano determinate a riportare in consiglio il bilancio delle attività svolte dal comitato, «perché i maschi che abbiamo in Comune non hanno la sensibilità di capirlo da soli e dobbiamo essere noi a spiegarlo», ha affermato Sylvia Hofer.

Come detto, motivo del contendere è stata la delibera “Città libere dalla pubblicità offensiva della dignità della donna”, promossa da Trincanato e appoggiata all’unanimità dal comitato consiliare pari opportunità, che si rifà alla normativa europea in materia di discriminazioni sessiste in campo della comunicazione, e prevede una presa di posizione da parte degli enti comunali.

La volontà dichiarata era quella di ottenere che il Comune si astenesse dall’uso del corpo femminile per la pubblicità istituzionale e che si promuovessero delle campagne di sensibilizzazione sul tema della donna nella comunicazione pubblicitaria. Apriti cielo. «Aria fritta», la risposta di Alberto Sigismondi (Pdl). «Politica antiliberale e dirigista», il commento di Fernando Pontecorvo (Pdl). «Si scivola sul terreno dell’ovvietà», Sandro Repetto (Udc). Il socialista Della Ratta ha scelto l’astensione, il consigliere Pd Scönsberg ha tentato di tirare in ballo la recente cronaca rosa dei giornali. Enrico Lillo (Pdl), ha affermato che «le prime sessiste sono proprio le donne, che accusano le loro colleghe di flirtare con il capo se ottengono una promozione».

Vince per veemenza l’intervento di Sigismondi: «Possiamo perdere tutta la serata sui principi?, ma bastava un sms. Quando si producono questi documenti bisogna essere concreti, cosa ha fatto la commissione? Niente».

In un’atmosfera di generale ilarità si sono susseguite poi battute sul «chi o come si decide se si può mostrare una tetta o due?» (Pontecorvo), «quanto deve essere lunga una gonna per essere decente?» (Repetto), «In quale posizione una modella è decente?» (Sigismondi).
La delibera alla fine è passata, ma con undici contrari.













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