Bolzano, i ricercatori dell'Eurac: no ai diktat

Lettera a Durnwalder dopo la decisione di accorpare il vertici di Eurac e Lub: le ingerenze politiche faranno scappare i migliori



BOLZANO. «Al primo sentore d'ingerenza politica nell'Istituto i ricercatori scappano, e con loro partono anche i progetti di ricerca che dirigono, e come sempre avviene i primi a prendere il volo sono i migliori». Questo il timore principale, nelle parole del direttore del dipartimento energie rinnovabili Wolfram Sparber, a muovere la controffensiva dei collaboratori dell'Eurac alla decisione di accorpare il vertici di Eurac e Lub. Nel documento inviato a Durnwalder s'invoca l'«indipendenza». «Indipendenza non certo dall'Università - afferma ancora Sparber - con cui abbiamo già una fattiva collaborazione su più progetti e un accordo quadro sull'organizzazione congiunta di eventi, ma dalla politica». Rigettate al mittente le «presunte sovrapposizioni» di competenze e attività tra la Lub e l'Eurac, su cui si fonderebbe l'operazione di progressiva fusione dei due istituti, quello che rimane nell'impressione dei ricercatori professionisti è l'odore di una manovra politica per guidare, o quantomeno orientare, le attività dell'Accademia. «Le sovrapposizioni non esistono - assicura Giacomo Bertoldi -: quello che avviene è una collaborazione diretta tra i due istituti che tutti auspichiamo s'intensifichi. Ma oltre questo è impossibile andare». La chiave di volta delle paure di chi lavora in Accademia è proprio questa: che l'Eurac finisca per essere ingabbiata nello standard burocratico universitario perdendo di conseguenza la sua flessibilità di organizzazione. «Gli stipendi che offriamo ai nostri collaboratori non sono competitivi - spiega Sparber - è la nostra organizzazione che li tiene vincolati all'Accademia: processi decisionali brevi, struttura snella e flessibile, principio di meritocrazia assoluto». Senza questi presupposti i ricercatori, volatili per loro natura, alzano i tacchi e i migliori di loro in poco tempo hanno già cambiato Paese se non continente. «Ci è già capitato - ammette Sparber - che alcuni di loro abbiano ricevuto offerte seducenti da concorrenti americani e le abbiano accettate». «Non sono le scelte a livello di cda che ci preoccupano - spiega Laura Maturi, ricercatrice nel campo del fotovoltaico - ma quello che rappresentano in prospettiva». La lettera a Durnwalder parla chiaro, quello che preoccupa è la «stretta connessione» con la giunta provinciale oltre che all'Università, e la modifica dello statuto che garantisce autonomia di gestione sia sul piano scientifico che organizzativo. Anche sui modi il personale dell'Eurac ha da ridire. «Vorremmo che queste decisioni fossero prese con la partecipazione dei diretti interessati - afferma Paolo Bez, dell'amministrazione - in modo da capire in che misura ci saranno interventi sull'operatività quotidiana». L'obiettivo di razionalizzare le due organizzazioni, infatti, presupporrebbe tagli di personale proprio nell'amministrazione. «Non siamo stati affatto considerati - afferma Marco Castagna -: queste decisioni ci piovono dall'alto e ci colgono impreparati». Nel documento firmato da 235 dipendenti dell'Accademia si fa esplicito riferimento all'opposizione a «un diktat politico». «Staremo a vedere - commenta Gabriele Ferruzzi -: la nostra priorità ora è capire cosa succederà davvero dopo quest'operazione». Ad accogliere le istanze di protesta dei ricercatori nel cortile dell'Eurac c'era il sindaco Spagnolli che ha espresso apprezzamento per l'attività dell'Accademia e auspicato una più stretta collaborazione tra Lub ed Eurac. Oggi intanto l'assemblea dei soci Eurac nomina il cda.

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