Bolzano, l'economia protesta contro lo stop alle quote: «Gli immigrati ci servono per i lavori specializzati»

Albergatori infuriati per via della decisione della giunta di azzerare il contingente di lavoratori extracomunitari non stagionali. Anche industriali e agricoltori sono perplessi


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Albergatori infuriati per via della decisione della giunta di azzerare il contingente di lavoratori extracomunitari non stagionali. Anche industriali e agricoltori sono perplessi: «Abbiamo bisogno di manodopera specializzata che in Alto Adige non si trova». Il ragionamento di Luis Durnwalder e Roberto Bizzo è il seguente: «In Alto Adige abbiamo ottomila disoccupati di cui duemila stranieri. Inutile chiamare qui altri extracomunitari, le imprese assumano prima chi è rimasto senza lavoro». Da qui la decisione di non fare ricorso al contingente di lavoratori fissi extracomunitari che sarà suddiviso oggi a Roma. Una decisione che si aggiunge a quella di ridurre da mille a 800 i permessi per lavoratori stagionali. L'economia però non ci sta. Durnwalder se l'aspettava («so che avrebbero preferito gli stranieri che costano meno», la frecciata del "Landeshauptmann" alle imprese), ma che parte da un'esigenza oggettiva che da sempre contraddistingue in negativo il panoramo economico altoatesino, quella della mancanza di manodopera specializzata. «Il costo del lavoro non c'entra nulla - mette subito in chiaro il direttore di Assoimprenditori Josef Negri - la vera questione è che il personale specializzato che serve alle nostre imprese spesso qui da noi non si trova. In particolare in Alto Adige mancano le competenze tecniche e siamo costretti a cercarle nelle altre regioni italiane o all'estero: la decisione di impedire il ricorso agli extracomunitari non farà certo crollare il nostro sistema imprenditoriale, ma è chiaro che ci sarà più di qualche difficoltà». Lo stesso discorso lo fa anche Walter Meister, presidente degli albergatori dell'Hgv: «Innanzitutto - attacca - non capisco il perché delle accuse all'economia. Proprio il turismo è stato il settore che durante la crisi ha continuato ad assumere personale. Se i disoccupati sono aumentati, non è certo colpa nostra e penalizzare proprio noi mi sembra sbagliato. I lavoratori non stagionali sono necessari, in particolare per le imprese albeghiere di livello più elevato. Penso ad esempio alla manodopera orientale, l'unica in grado di offrire trattamenti specializzati come i massaggi ayurvedici. Competenze di questo tipo sul mercato locale dei disoccupati non se ne trovano. Andrà a finire che gli extracomunitari si faranno assumere in altre regioni per licenziarsi e poi venire a lavorare qui da noi. Ma se la politica prendesse decisioni più avvedute, potremmo evitare di dover far ricorso a manovre di questo tipo». Perplesso anche Siegfried Rinner, direttore del Bauernbund: «In agricoltura i lavoratori extracomunitari non stagionali in passato erano 200 all'anno. Non sono grossi numeri se rapportati agli oltre 17 mila occupati del settore, però per imprese che avevano ormai instaurato un rapporto di fiducia con questi lavoratori, non poter più far ricorso alle loro competenze rappresenta un problema. Ma più di questo ci preoccupa la riduzione del contingente di lavoratori stagionali: per il 2011 si scende da mille a 800, speriamo che questa tendenza non prosegua anche in futuro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità