Unesco

Bolzano: la Città della musica cerca nuovi spazi

Il sindaco dà il via alle procedure operative: “tavoli” per ricavare luoghi all’aperto dove ospitare gruppi giovanili. L’organizzazione monitorerà ogni 4 anni se la città “fa i suoi compiti a casa“. Il progetto richiede tempistiche precise



BOLZANO. Bolzano città della musica Unesco avrà a breve il suo abbrivio operativo. Si inizia a passare dalla forma - una medaglia che offre alla città un ruolo riconosciuto e riconoscibile tra le “creative della cultura” - alla sostanza. Che è fatta di iniziative, agende, appuntamenti, stesura di programmi anche logistici. Renzo Caramaschi lo illustrerà a breve ai suoi assessori ma uno degli scenari entro cui la città e la sua amministrazione ha deciso di procedere è la mappatura dei - possibili - spazi da porre a disposizione di una circuitazione non istituzionale della musica. Tradotto: le orchestre, il Busoni, i professori e gli allievi del Monteverdi hanno già i loro edifici in cui muoversi e creare musica e cultura, vanno ora individuati quelli aperti, in grado di ospitare (strutturalmente) la musica che si muove nei circuiti giovanili.

Per fare questo verrà avviata la definizione dei tavoli, composti da esperti, associazioni, cittadini, musicisti, organizzatori, che poi dovranno elaborare delle relazioni in grado di individuare gli spazi per la musica, soprattutto esterni. L’obiettivo? Creare una rete di luoghi definita, pronta a offrirsi alla musica più creativa e giovanile. «Bolzano ha avuto questo onore per quello che ha saputo creare nel corso della sua storia - dicono in Comune, negli uffici del sindaco che saranno la prima linea di questa macchina operativa - e cioè strutture e istituzioni di prestigio, ora l’Unesco ci chiede di integrare e dare nuova vita a questa geografia culturale con nuovi luoghi in cui aprire alle nuove generazioni».

Sarà indispensabile fare presto in questa ricerca e, successivamente, stesura, perchè l’Unesco e la sua organizzazione italiana ogni quattro anni verificherà l’applicazione o meno di questi scenari. Un monitoraggio che richiede tempistiche e agende precise. Poi ci sono gli elementi strutturali. Che a loro volta hanno un orizzonte più lontano che non la mappatura e l’individuazione di nuovi luoghi aperti. E questo scenario ulteriore farà riferimento all’Areale risanato e al Centro dei linguaggi contemporanei che il Comune si è impegnato a costruire a sue spese dove oggi è collocato il vecchio deposito delle Ferrovie ai Piani.

Ma per l’attuazione di questo impegno i tempi sono quelli dell’Areale: almeno dieci anni. La mappatura degli spazi possibili, invece, non solo avrà tempistiche più risicate ma risponde ad una precisa richiesta Unesco: Bolzano deve possedere in questo modo una rete di luoghi aperti ma da destinare “ab initio” alle attività creative e musicali e non da indicare o aprire di volta in volta. Questo implicherà l’approntamento di pedane, coperture, predisposizione degli agganci dell’ impiantistica da subito. Un po’ come avviene nello spazio del Talvera, nei pressi del sottopasso di vicolo Sabbia. Una mappatura, dunque, che dovrà trasformarsi in rete logistica attivabile e con già predisposte le autorizzazioni amministrative per il suo uso. P.CA.













Altre notizie

Attualità