Bolzano, protesta dei profughi davanti alla questura
Una quarantina di cittadini afgani e pachistani chiedono una risposta alle loro domande di protezione
BOLZANO. I profughi protestano contro i tempi di attesa della burocrazia italiana. Una quarantina di cittadini afgani e pachistani si sono ritrovati questa mattina (lunedì 16 gennaio)
davanti alla questura a Largo Palatucci per chiedere a gran voce una risposta dalla commissione che sta valutando le loro domande di protezione internazionale. “Sono 15 mesi che abbiamo presentato l'incartamento, ora vogliamo delle risposte per non vivere nell'incertezza. In questo modo è anche difficile lavorare e progettare una vita. Non possiamo rimanere così a lungo senza sapere nulla”. Al momento sono ospiti del centro d'accoglienza all'ex Lemayr di via Avogadro. Hanno anche fabbricato alcuni fogli rudimentali con lo slogan “Vogliamo la commissione”. “Aspettiamo comunicazioni da Verona – dicono- ma è la polizia qui che gestisce tutto l'incartamento in modo troppo lento”.In realtà la questione è un poco differente. Vero è che la questura di Bolzano procede con la prima intervista dei migranti e alla raccolta della documentazione necessaria, ma dopo tutto viene inviato a Verona. Qui, come spiegato anche dai profughi, si riunisce un'apposita commissione che valuta se concedere la protezione oppure no. Analizza le carte a disposizione e, se necessario, contatta il Paese di provenienza per approfondimenti. Qualora i richiedenti commettessero irregolarità eventuali denunce o arresti sarebbero allegati alla domanda che la commissione è chiamata a valutare prima dell'esito finale. E' questa risposta che i protestanti stanno aspettando. Il problema è che a Verona confluiscono gli incartamenti di ben cinque province e gli incaricati procedono in ordine cronologico. La pratica, dunque, non è esattamente rapida. “Nel frattempo non possiamo lavorare” lamentano i migranti. Anche qui la situazione è meno drastica perché tutti sono in possesso di un permesso che garantisce loro la possibilità di cercare qualche impiego. Purtroppo temporaneo perché tutto rimane legato all'accoglimento o meno della protesta, ma comunque possono essere retribuiti.
Quello che davvero preoccupa molti profughi, invece, è l'impossibilità a spostarsi. Quando la commissione accetta la domanda, infatti, allo straniero viene concesso un documento per espatriare del tutto simile ad un passaporto. Prima, però, è impossibile lasciare l'Italia ed è impossibile presentare richiesta d'asilo in un altro Paese. La fretta, insomma, è collegata anche a questa necessità. La protesta, comunque, si è tenuta in modo molto pacifico sotto gli occhi di diversi agenti della polizia. Ultimamente una gang di cittadini afgani ha scosso la città con una serie fitta di reati, ma nessuno dei protestanti sarebbe collegato a quei fatti. Ogni giorno, comunque, alcuni di loro si recano negli uffici della questura per sollecitare le pratiche. Oggi hanno deciso di farlo a voce un po' più alta come avevano fatto in piazza Magnago lo scorso luglio.